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Il baseball sul grande schermo - n° 14

La locandina del film: A League of Their Own” (1992) In Italia con il titolo "Ragazze Vincenti"
La locandina del film: A League of Their Own” (1992) In Italia con il titolo "Ragazze Vincenti"

di Michele Dodde

14^ parte

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Dal 1991 al 2000 i film programmati sono stati 32 tra cui si sono evidenziati  “A League of Their Own” (1992), quasi un documentario inerente il difficile periodo 1942 - 1943, il tenebroso thriller “The Fan” (1996) egregiamente diretto da Tony Scott e basato sul romanzo di Peter Abrahams, e. “For Love of the Game” (1999), ultima gara perfetta di un lanciatore. Il successo del primo film, in italiano “Ragazze Vincenti”, nonostante fosse stato enfatizzato per la presenza della guitta Madonna tra le interpreti, fu reso dalla storia vera inerente un campionato di baseball tutto al femminile che si svolse in America nel 1943 a causa della mancanza di molti giocatori impegnati in diversi teatri della seconda guerra mondiale. Sotto la regia di Penny Marshall una perfetta Geena Davis, una esuberante Lory Petty, un Tom Hanks al meglio della sue interpretazioni ed una Madonna in verità preferita più nella sua canzone scritta per questo film, danno vita a vicissitudini personali e sociali di primo piano che hanno segnato il corso della storia americana sui diamante e tra le pareti domestiche.

 

Nulla a che vedere dunque con l’antan citato “Girls can Play” (1937) (anche qui si tratta di un campionato tutto al femminile) ma trattasi di una reale documentazione storica tanto da essere stata inserita nel 2012 nel National film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nel duro e violento thriller “The Fan” invece si esplora con dovizia particolareggiata il mondo che ruota intorno al baseball professionista statunitense ed evidenzia anche l’aspetto negativo che suscitano le ossessioni e gli eccessi che possono sconvolgere la mente e la vita ai tifosi fanatici ben sintetizzati dall’ultimo verso della poesia recitata nei titoli di testa: ”….no, così non va bene; io rivoglio il mio Mito”.

 

Qui Robert de Niro ancora una volta dà un saggio della sua bravura ma gli sono anche eclettici compagni di viaggio Wesley Snipes (Bobby Raybum) e Benicio del Toro (Juan Primo).

Infine “For Love of the Game” ,veicolato in Italia in modo anomalo come “Gioco d’Amore” al posto di un più che convincente “Per Amore del Gioco”, è il terzo film sul baseball interpretato da un superbo Kevin Costner (Billy Chapel in movie) cui il regista Sam Raimi, sulla scia italiana dei primi piani ideata da Sergio Leone, concede anima e credibilità avvincente nell’espressività di un volto che delinea l’emotività del momento.

 

Compagna di scena la brava Kelly Prestone ma interessante ed educativa è la tematica del film, sceneggiato dal libro di Michael Shaara ”La Partita Perfetta”, tutta incentrata sulla psicologica solitudine che vive il lanciatore là sul monte ed alla sua capacità intrinseca di isolarsi senza traumi. 

 

Inoltre, ai già citati the “The Babe” (1992) ed il remake “Angels in the Outfield” (1994) da segnalare “Mr. Baseball” (1992), in visione come “Campione…per forza” film commedia sportiva che evidenzia i punti di vista e la conduzione di gioco sia nella mentalità statunitense sia in quella nipponica molto legata ai concetti tradizionali. 

 

Sufficientemente diretto da Fred Schepisi con un Tom Selleck in forte volontà a svestirsi dei panni di Magnum P.I. per indossare la casacca di un professionista di Major League, pur se al tramonto, e con determinato coach Ken Takakura sempre fedele ai suoi principii.

 

Ancora il biografico film “Ty Cobb” (1994), perfetto gentiluomo fuori dal diamante quanto provocatore ed irritante giocatore in diamante con il palmares comunque di essere stato il primo giocatore ad essere stato inserito nella Hall of Fame. Sceneggiato e diretto da Ron Shelton su un racconto di Al Stump, ha dato vita a Ty un eccellente Tommy Lee Jones coadiuvato da Robert Whul e Lolita Davidovich.

Poi il dovuto documentario sull’impresa di “Hank Aaron” (1999) ed ancora “Perfect Game” (2000) prodotto dalla Disney Channel con la regia di Dan Guntzelman per intrattenere la famiglia intera sulle consuete vicissitudini di un gruppo di giovani che alla fine scoprono l’importanza e il valore del lavoro di squadra.

 

Infine, sorvolando su “The last Home Run” (1996), fantasiosa storia di Reger Flax e diretta da un  Bob Gosse su di giri nel delineare l’ultimo desiderio del dottor Johnathan Lyle, ovvero ritornare giovane per giocare a baseball almeno per cinque giorni, è la televisione in questo periodo a produrre un documentario nostalgico, pieno di significati e tutto da meditare: “When it Was a Game” (1991) con il commento narrativo del disincantato Steven Stern.

 

Michele Dodde

 

Segue

 

Articolo pubblicato 8 aprile 2015

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