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Il baseball sul grande schermo - n° 11

di Michele Dodde

11^ parte

Le altre puntate: 10^  9^  8^  - 7^  - 6^-  5^ -  4^ -  3^  2^ -  1^

 

Così nel periodo 1971 – 1980, tra i 19 film prodotti, si evidenzia il film drammatico “Bang the Drum Slowly” (1973) tratto dal classico libro scritto nel 1956 da Mark Harris e diretto da John D. Hancock con il già noto Michael Moriarty, nella parte del lanciatore, ed il quasi esordiente Robert De Niro in quella del ricevitore. In verità il film potrebbe essere considerato un remake dato che nel 1956 la US Steel Hour, che curava programmi di un’ora per la televisione, realizzò il dramma con gli attori Paul Newman, Albert Salmi e George Peppard. Splendidamente girato sul diamante degli Yankees e su quello dei Mets, Batte il Tamburo Lentamente,  così introdotto in Italia, è una storia di grande emotività che viene suscitata dapprima da una profonda e caritatevole amicizia, poi dal forte sentimento che nasce dalla coesione del gruppo, o meglio della squadra.


Qui sotto Robert De Niro come non l'avete mai visto!



Ancora in questo periodo furono prodotte le sequenze di quella grande scuola di vita rappresentata da “The Bad News Bears” ( 1977), film splendidamente diretto da Michael Ritchie su originale sceneggiatura di Bill Lancaster.

 

Fu un vero successo ed il film divenne capostipite di vari sequel quali “Bears in Breaking Training(1977), “Bears go to Japan ( 1978) , e di una seguitissima serie televisiva incastonata sotto il titolo “La Gang degli Orsi”.

 

Purtroppo dopo 28 anni la stessa Paramount Picture, che già allora aveva distribuito il film, nel 2005 ha riproposto un inguardabile remake dello stesso diretto maldestramente da un superficiale Richard Linklater con un Billy Bob Thornton e la pseudo giovane Sammi Kane Kraft certamente privi di qualsiasi scuola di recitazione. Di seguito l’idea è stata più volte riutilizzata anche da un cospicuo numero di film che si classificano da soli di serie B tra i quali la serie di “The Sandlot” (i Ragazzi Vincenti) prodotta nel 1993, poi “The Sandlot 2” nel 2005 ed infine “The Sandlot: heading home” nel 2007. 

 

La versione di “The Bad News Bears” del 1977, che ebbe la felice supervisione al dialogo sullo slang del baseball dall’allora indimenticabile segretario della Fibs Massimo Ceccotti nella versione in Italiano (Che botte se incontri gli orsi), è una favola buonista che evidenzia e valorizza quanto sia importante avere il senso comune del vivere senza arroganza e presunzione.

 

E la pregnante filosofia del baseball copiosamente si esprime attraverso momenti di attesa, di ricerca e soprattutto di sblocco mentale puntualizzando che chiunque può giocare a baseball lasciando ai libri la linearità del normotipo. L’interpretazione di Walther  Matthau nel personificare la vita segreta dell’ex giocatore è semplicemente stupenda e da nicchia mentre sul monte la giovanissima Tatum O’ Neal è perfetta nel suo ruolo.

I personaggi degli Orsi sembrano presi a man bassa dai Peanuts di  Charles Monroe Schulz, ma a me questo sembra essere un pregio poiché tutti accattivanti e pieni di pregio. 

In seguito nel 1976 fu proiettato nelle sale un interessante film limitatamente di genere comico poiché in tale chiave irrisoria andava a sdrammatizzare amaramente quelle che erano le condizioni dei giocatori di colore relegati nella Negro Baseball League: “The Bingo Long Travelling All Stars & Motor Kings” dal titolo apparentemente chilometrico ma voluta sintesi dell’intero racconto scritto da Hal Barwood e Matthew Robbins.


Diretto da John Badham il film riprende e racchiude diverse realtà degli anni quaranta quali le vicissitudini di vari giocatori come  Le Roy “Satchel” Paige, Willie Mays, lo stesso Jackie Robinson e i Clowns Indianapolis ( da cui poi gli Harlem Globetrotters nel basket) con attori autentici conoscitori del gioco come Billy Dee Williams, James Earl Jones e Richard Pryor. 

Tre anni dopo, 1979 fu la volta di “Aunt Mary”, storia particolarmente toccante e significativa per i molti risvolti sociali. Zia Maria Dobkin, come poi è stata chiamata in tutti gli Stati Uniti, fu una donna portatrice di un ingeneroso handicap e che nonostante la sua infermità, vivendo a Baltimora nei difficili anni quaranta dove primeggiavano la violenza di una feroce malavita e quant’altro, ebbe il coraggio, la forza e l’abnegazione di organizzare una squadra di baseball per distogliere i ragazzi del quartiere dalla delinquenza e dalla ideologica persecuzione delle minoranze.

 

In due decenni si racconta che Zia Mary insegnò e dette l’opportunità ad oltre 35.000 ragazzi di strada a giocare a baseball ed il suo messaggio era che “il baseball è un gioco universale che può essere goduto da bambini senza riguardo alla ricchezza e poi può divenire anche stimolante”.

 

Un film da vedere e rivedere per i profondi insegnamenti ben messi in evidenza dall’attrice Jean Stapleton diretta da Peter Werner. 

 

Nello stesso anno uscì il chiacchierato “Sqeezy Play” film commedia tipo cinepanettone pecoreccio con dietro la cinepresa Lloyd Kaufman. Il film non abbisogna di ulteriori commenti se non che viene riportato solo perché in realtà le due squadre giocano a softball.

 

Michele Dodde

 

Segue

 

 Sotto il film integrale "Aunt Mary"

 

Articolo pubblicato il 3 marzo 2015

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