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Insegnando la battuta - 3^ parte

di Frankie Russo

Tratto da drivelinebaseball.com 

Leggi la 1^ parte - 2^ parte

Nella prima parte abbiamo parlato della differenza tra  stimoli interni e stimoli esterni quando s’insegna la battuta. Stimolo interno è quando l’atleta presta particolare attenzione al movimento del corpo. Stimolo esterno è quando l’atleta presta particolare attenzione al risultato del movimento. In sostanza, gli stimoli interni hanno una maggiore influenza sulla qualità del movimento e relativi tempi di reazione, mentre gli stimoli esterni sono maggiormente efficaci quando s’insegna la battuta. Come si rapportano queste informazioni al nostro modo d’insegnamento?

Modello intenzione-azione per la funzione motoria

Questo è un argomento complesso, ma proveremo a sintetizzare come l’intenzione-azione s’inserisce nell'insegnamento della battuta.

 

Quando s’insegna un movimento a un atleta, è importante osservare come il corpo si adatta al movimento stesso. Questo modello intenzione-azione è oggetto di approfondite ricerche che hanno portato alla conclusione che l’intenzione di movimento è la prima cosa che viene elaborata dal cervello.

Esempi di intenzione possono essere:

  • Dove voglio battere la palla?
  • Che tipo di battuta voglio realizzare?
  • Come voglio sventolare la mazza?

 

In poche parole, l’intenzione (focalizzazione esterna) è elaborata prima, e il movimento ne è una conseguenza. Per esempio, se vi viene chiesto di formare la figura di un 8 con le dita, risulterà abbastanza semplice. Se vi viene chiesto di fare lo stesso esercizio con la mano, poi con il gomito, e poi con il piede, i movimenti saranno esercitati con un po' meno facilità.

 

Tutti questi movimenti richiederanno una notevole varietà di complesse cinetiche e in modo inconscio all’individuo. Ciò su cui l’individuo coscientemente si sta concentrando, è sul movimento esterno che permette  una auto organizzazione per ottenere un movimento ottimale. È un esempio molto semplice, ma lo stesso principio può essere applicato a movimenti più complessi.

 

Tuttavia, è importante sapere che i muscoli  sono sollecitati solo all’ultimo momento, sono probabilmente richiamati incoscientemente e la concentrazione dell’atleta è focalizzata verso il movimento esterno.

 

Infatti chiedere a un atleta di concentrarsi sul movimento di un’articolazione o la contrazione di un muscolo (concentrazione interna), significa lavorare al contrario, andando contro ogni principio fondamentale del movimento. E non è così che funziona il corpo umano. 

 

Secondo le ricerche, questo concetto spiegherebbe gli effetti negativi  del preascolto interno: movimento inefficiente, scarso equilibrio, diminuzione di potenza, meno tempo di reazione, meno possibilità di adattamento e scarso rendimento in situazioni di stress.

 

Quindi, quando si cerca di correggere la meccanica di battuta, non bisogna intervenire immediatamente sul movimento (meccanica) poiché questo potrebbe andare contro il naturale percorso del movimento e causare problemi sul controllo motorio.

 

Riconoscere un errore di meccanica e chiedere semplicemente di correggerlo, non è sempre la giusta soluzione.  Ed è qui che entra in ballo il coach.

Quindi, quale deve essere il nostro approccio nell'insegnare la meccanica della battuta?

Dobbiamo focalizzare sull'intenzione e lavorare sulla formazione per forzare l’auto organizzazione verso un adattamento positivo.

 

Abbiamo potuto rilevare che questo metodo è molto più efficace rispetto al focalizzare sul movimento interno. Questo metodo, oltretutto, permette all'atleta di sviluppare il proprio stile.

 

Una cosa molto importante dal nostro punto di vista, è che il battitore è in grado di adattarsi subito al contatto, correggersi e sventolare con forza. Il coach può intervenire per  aiutare l’atleta  a correggere questi aspetti, ma essi devono essere ottenuti in maniera diversa adattandosi al corpo del singolo atleta.

Una volta individuati questi difetti nella meccanica, dobbiamo utilizzare queste informazioni per intervenire con appropriati esercizi.

 

Non esistono esercizi miracolosi, ogni atleta è diverso dall'altro e richiede una diversa attenzione da parte del coach. Dobbiamo osservare i lati positivi e negativi dopo ogni esercizio e prendere nota per assicurarci che ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

 

Questi principi non sono affatto nuovi e sono stati applicati da molto tempo in altri sport, e nel baseball solo dai coach più innovativi. Comprendere come funziona il cervello in relazione ai movimenti è fondamentale per allenare un atleta.

 

Attuazione

Ora, conoscendo come funziona il movimento del corpo, come possiamo aiutare un atleta a correggersi? Noi abbiamo trovato i seguenti metodi abbastanza efficienti.

 

Insegnare l’intenzione

L’intenzione dell’atleta è di utilizzare tutta la forza motrice che regola i movimenti. Senza dubbio, questo è uno dei problemi principali quando si ha a che fare con i giovani. Troppo spesso i battitori si muovono in modo irregolare, e quando a loro viene chiesto quale è la loro intenzione, rispondono che l’obiettivo è solo di mettere la palla in gioco. Qui subentra un problema culturale nello sviluppo da parte del coach riguardo l’obiettivo dell’atleta.

 

La teoria di Bernstein sostiene che il corpo si adatterà  all'obiettivo desiderato, e per questo il coach ha un importante ruolo nell'indicare quale dovrà essere l’obiettivo per un giovane atleta.

 

Per esempio, i giovani nella Repubblica Dominicana sanno che per poter giocare a livello professionistico, devono colpire la palla con particolare forza e il loro corpo si adatta a questo obiettivo. Mentre sui nostri campi, si osserva che alla maggior parte dei giovani s’insegna a mettere la palla in gioco e di conseguenza  il loro corpo si adatta a questo obiettivo. Per loro sfortuna, questa strategia non li porterà a firmare un contratto da professionista.

 

È un fatto incontestabile: più forte si colpisce la palla, più successo si avrà e di conseguenza maggiori saranno le possibilità di giocare in categorie superiori.

Formare una mentalità che tende a battere la palla forte e con una buona traiettoria può drasticamente e rapidamente trasformarsi in un positivo adattamento motorio, e il modo migliore per creare questa condizione è trovare un oggettivo feedback.

 

Provvedere un oggettivo feedback

Sicuramente la vista ci può  indurre in errore. Lo swing è un movimento rapido, ed è quasi impossibile filtrare e osservare ogni minimo passaggio. È  necessaria una conferma.

Due possono essere i tipi di feedback: la conoscenza della prestazione (KP/knowledge performance) e la conoscenza del risultato (KR/knowledge result).

  • KP è l’informazione relativa alle caratteristiche del movimento che ci conduce alla focalizzazione interna.
  • KR è l’informazione relativa al risultato del movimento che ci conduce alla focalizzazione esterna.

 

Gli studi nel merito sostengono che il feedback KR è di gran lunga più  attendibile, mentre KP può essere dannoso se abusato o utilizzato in modo sbagliato.

 

I risultati, accuratamente misurati, sono una importante fonte per l’insegnamento del movimento e molti studi sono stati fatti nel merito. Molte informazioni del KP non vengono immagazzinate nel sistema di memoria-motoria poiché il corpo è interessato solo all’esecuzione percepita da un movimento e dal risultato  acquisito.

 

Quindi, quando si allena la battuta, è opportuno fornire all'atleta il necessario feedback che è dato dalla velocità di uscita della palla al momento del contatto, dalla distanza ricoperta dalla palla, dall'angolazione e dalla velocità della mazza.  Il feedback, se conosciuto durante una sessione di allenamento, è una ottima indicazione per il coach.

 

Segue

 

Frankie Russo

 

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