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Scelta sociale o business? -#10

 

di Michele Dodde

I rumors già evidenziati nel mese di maggio come annunciato ad inizio di queste note (cfr. nr. 1), scaturiti da un ormai obsoleto ed inagibile campo da gioco unitamente all’affluenza scarsa di un pubblico allontanatosi per via della involuta competitività della squadra, si sono concretizzati il 16 novembre 2023 divenendo una intrigante realtà per molti personaggi: gli azionisti degli “Athletics” di Oakland in quella data hanno sciolto qualsiasi riserva comunicando  ufficialmente che lasceranno Oakland, città fondata nel 1852 sulla costa est della baia di San Francisco e, per grandezza, l'ottava città della California, trasferendosi, a seguito di una unanime approvazione dei colletti bianchi della Major League Baseball, a Las Vegas, città inventata nel deserto del Mojave, ampliando positivamente con questa scelta le attrattive della città conosciuta nel mondo quale capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d’azzardo. 

Si chiuderà con questo trasferimento quella porta girevole che ha visto già a partire dal 1877 diversi cambi di sede da parte di molte franchigie? Non lo crediamo poiché le squadre che dipendono esclusivamente dalle loro proprietà, pur dichiarando apertamente che lo spostamento da una città all’altra viene attuato per assecondare, come voce primaria, le richieste cittadine, in verità viene nebulizzato da uno studiato businees nascosto nei faldoni ricchi di elaborati studiati per incrementare il proprio capitale azionario.

 

In verità poi in ambito Major League certi spostamenti sono stati anche attuati per dare maggior interesse e divulgazione del gioco in più aree come accadde nel 1958 per i “Brooklyn Dodgers” e per i “Giants” di NewYork, due squadre storiche entrambe con propri stadi nella grande mela, trasferite quasi d’autorità dall’est all’ovest del Paese: i “Dodgers” a Los Angeles e i “Giants” a San Francisco 

Quella programmata scelta fu attuata per realizzare quella interessante evoluzione della Major League Baseball che aumentò il numero di squadre dalle 16 alle attuali 30 caldeggiando altresì anche la volontà di ulteriori trasferimenti che, conti alla mano, già nel periodo 1950 - 1999 sono stati attuati da ben 25 franchigie tra le 113 squadre professionistiche in atto nel Nord America. E tutte hanno avuto il bene placito al cambio di sede non per volontà sociale ma per scelta di guadagni.

 

Dunque gli “Athletics”, nati a Philadelphia nel 1901, divenuti “Kansas City Athletics” nel 1955, emigrati a Oakland nel 1968 cambiando il nomignolo in “A’s” nel periodo 1970 – 1981 e ricambiando la casacca con l’antico nome di “Athletics”, non sono nuovi ai cambiamenti ed ora vedranno l’alba in quel di Las Vegas ammaliati dalle promesse di Joe Lombardo,  governatore del Nevada, che ha firmato il disegno di legge che vede lo stato impegnare 380 milioni di dollari in fondi pubblici per uno sviluppo da 1,5 miliardi di dollari da stanziare per il progetto dell’avveniristico nuovo stadio degli già “Oakland Ahletics”, ora porteranno con sé solo il libro dei ricordi dove sono evidenziate le 9 World Series vinte, i 15 titoli di League e i 17 della Division unitamente alle targhe dei suoi 41 giocatori inseriti nella Hall of Fame.

Ai nuovi investimenti ed alle aspettative di futuri guadagni da parte degli azionisti come giusto contraltare verso di loro si è evidenziata però nella città californiana una dura contestazione da parte dei tifosi che con il coro “vendi la squadra”, indirizzato al proprietario John Fisher, hanno rumoreggiato a mo’ di sottofondo durante tutte le gare delle partite casalinghe.

 

Inoltre, nonostante i difficili cambiamenti che sta vivendo la città di Oakland, un tempo una delle principali capitali sportive degli Stati Uniti ed ora coinvolta da seri problemi economici e sociali, il sindaco Sheng Thao ha comunicato che l’amministrazione cittadina era pronta ad assumersi l’onere di 928 milioni di dollari per ristrutturare completamente l’ormai fatiscente Coliseum Park al fine di mantenere in città la squadra.

 

Ma ormai i giochi politici si erano conclusi ed è sembrata ironica anche l’affermazione di Rob Manfred, l’algido commissario della Major League, quando ha dichiarato ai giornalisti: “So che questo 16 novembre è un giorno terribile per i fan di Oakland, e lo capisco. E questo è perché il motivo della nostra politica è sempre stata quella di fare tutto ciò che è umanamente possibile per evitare la delocalizzazione, e credo sinceramente che lo abbiamo fatto anche in questo caso” facendo poi seguire la velina in cui era precisato che il nuovo campo da baseball degli “Athletics” sorgerà sul sito di dieci acri del già “Tropicana Hotel” di proprietà e gestito da Bally’s e che la città di Las Vegas, scelta come futura sede, era stata comunque a lungo vista come una forte candidata per l’inevitabile espansione della MLB da 30 a 32 squadre.

 

Dunque dopo i “Montreal Expos” che nel 2005 si sono trasferiti a Washington per divenire i “Nationals”, ora saranno gli “Oakland Athletics” ad assumere il toponimo di Las Vegas sacrificando sull’ara del businees tutti i pianti e lo sconforto dei tifosi di Oakland e chissà che quello storico logo “A’s”, due lettere gialle su campo verde, alla pari della “NY” degli Yankees, la “P” gialla dei Pirates, il “Sox” dei White Sox, la “B” dei Redsox, unitamente all’innovativo film “Moneyball” non diventerà altro che un ricercato cimelio.  

 

Michele Dodde

 

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Commenti: 1
  • #1

    Rosa Mariano (lunedì, 18 dicembre 2023 14:54)

    Con i tuoi articoli mi convinco che la storia del baseball è un esempio di storia di vita .
    Grazie Michele!