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Una particolare postilla meritano due libri catalogati “Science Fiction” che involontariamente hanno anticipato i tempi odierni. Si tratta di “Stay Loose” scritto nel 1959 da Bud Nye e dato alle stampe da Doubleday and Co. dove si focalizza l’attenzione sulla versatilità del computer che un giorno avrebbe potuto, come in effetti sta facendo, influenzare i risultati delle partite. Si avverte una scandalosa battaglia intellettuale tra Heart vs Univac che fa ridere e meditare rimandando ad altri tempi la diatriba su chi può vincere tra l’amore per il baseball, che si avverte con il cuore, e la nominalistica freddezza di un baseball che risulta gradito solo alla tecnologia. L’altro è “The Last Man is Out” di Marvin Karlins scritto nel 1969 per conto della Prentice Hall, Inc. In realtà Marvin è stato un accademico e saggista ed ha profuso in questa sua testimonianza il suo vasto sapere scientifico immaginando come in un prossimo futuro, ipotizzato da lui il 21° secolo, un annoiato scienziato usando in modo appropriato il computer ed altri dispositivi scientifici potesse ottimizzare in senso assoluto i risultati di una squadra. Nel 1980 lo stesso testo firmato con lo pseudonimo Robert Browne è stato riproposto dalla casa editrice Ballantine Books con il titolo “The New Atoms’ Bombshell”.

Ma il baseball è stato anche un delicato e simpatico argomento nelle spy story. Il primo, divertente quanto non mai, è stato “A Pennant for the Kremlin” scritto da Paul Molloy nel 1964 ed edito da Doubleday and Co.
L’autore, con effervescente ironia, polverizza i temi dell’allora cosiddetta guerra fredda supponendo che un magnate statunitense, attraverso una continua commedia degli equivoci ed errori, alla sua improvvisa dipartita lasciasse in eredità al governo sovietico la squadra di baseball di cui era proprietario: nientemeno che i Chicago White Sox.
Sorge imperativo dunque per la Soviet Union vincere il campionato facendo poi descrivere la cronaca delle partite da un inviato della “Pravda” che, indottrinato, mischia le fasi della gara con accesa e spassosa propaganda.
In parallelo con il film “Dottor Stranamore”, il romanzo si snocciola come una sceneggiatura hollywoodiana delineando però alla fine in modo serio la diversità della vita e delle ideologie.
Il secondo invece investe la biografia vera del ricevitore Moe Berg, accasato con i White Sox, e la sua doppia vita di agente segreto.
Poliglotta e dotato di una vasta cultura che lo farà passare alla storia come “The Brainiest Guy in Baseball”, Berg durante una tournee in Giappone con una squadra di baseball a fini promozionali, filmò di nascosto dal balcone dell’hotel dove soggiornava tutte le infrastrutture portuali della città di Tokio. Su questo filmato in seguito fu pianificato il raid di Doolittle del 18 aprile 1942.
Scritta da Nicholas Dawidoff nel 2016, la biografia è stata sceneggiata per la realizzazione del film “La doppia vita di Moe Berg” diretto da Ben Lewin e distribuito nelle sale statunitensi nel 2018 prodotto anche in lingua italiana.
Ma non poteva mancare il gioco del baseball nel settore della giallistica. Avvenne che durante il periodo dal 1969 al 1987 questa sia entrata in punta di piedi nel mondo del baseball con oltre 15 libri redatti con autentica passione tra i componenti e vicende che hanno interessato squadre della Major League.
Il primo del 1969 fu “Knave of Eagles” di Robert Wade per la Random House, Inc. La storia larvatamente sottolinea la rigidità del governo cubano in specie quando fu catturato e detenuto un famoso giocatore di major league di origine cubana ritornato nell’isola clandestinamente per affetti familiari e come poi fu liberato grazie alla sagace opera di un detective privato.
Tra questi tomi da me spolverati ve ne sono due che ebbero il beneplacito ad essere inseriti nella collana dei Gialli Mondadori. Con il 1467 della serie vi è “Mortal Stakes” di Robert B. Parker scritto nel 1975 e tradotto in italiano da Gigi Coretti con il titolo “Le Regole del Gioco” nel 1977. Con la copertina classica inventata da Carlo Jacono le pagine completano la forte personalità del detective Spenser nel risolvere un intricato pasticcio in cui era venuto a trovarsi Marty Rabb il lanciatore dei Boston Red Sox.
L’altro porta il numero 2053 ed è l’opera prima scritta da Richard Dean Rosen con la quale vinse il premio Edgard Allan Poe nel 1984: “Strike Three You’re Dead”. Con la copertina di Manuel Prieto e la traduzione di Pietro Ferrari in “Che perda il migliore”, tra queste pagine invece è il veterano esterno centro dei Providence Jewels, tale Harvey Blissberg, a scoprire l’assassino di un suo compagno di squadra. A sua volta poi Blissberg diventerà un detective privato e lo si incontrerà in altri romanzi gialli.

A chiudere la parentesi dei libri polizieschi mi piace citare ancora “Dead in Center Field” scritto nel 1983 da Paul Engleman per la Ballantine Books.
Qui è l’investigatore privato Mark Renzler, già giocatore di baseball, che viene assunto per proteggere da ricatti una stella del diamante vicino a conquistare il record dei fuoricampo e “Five O’Clock Lightning” redatto nel 1982 da William De Andrea per i tipi della St. Martin’s Press.
Quest’ultimo sapientemente imperniato nell’atmosfera cupa delineata dagli insidiosi sospetti generati dall’epoca maccartiana e la vicenda scuote gli investigatori sulle tracce di paranoici estremisti che sembrano essere implicati nelle minacce alla vita di nientemeno che Mickey Mantle.
Anche nei gialli italiani però è apparso il baseball grazie alla scelta come contorno da parte del bravo Loriano Macchiavelli, anima dell’investigatore Sarti Antonio, grande appassionato di baseball come l’autore stesso.
E’ evidente che in questa carrellata non ho citato i vari Don DeLillo (Underworld), Bernard Malamud (The Natural), Peter Abrahams (The Fan), John Grisham (Calico Joe), John Fante (1933 Was a Bad Year) poiché essi tutti fanno parte di una oggettiva cultura letteraria così come volutamente ho tralasciato tutti i saggi editi dalla compagnia “Ascesa dei Vinti” ed il volume “Il lanciatore scomparso” scritto dal nostro pluriscudettato ed olimpionico Beppe Carelli ritenendo giusto che siano gli appassionati ad andare e ricercarli per il loro piacere.
Se però si vuole seguire un filo di appartenenza, allora bisogna incominciare a leggere “Field of Dream” per essere coinvolti con giudizio nella favola mistica di un baseball portatore di sogni. Poi andare a capire l’oggettiva importanza del baseball nei cambiamenti della cultura sociale riflettendo su “Il mio nome è Jackie Robinson”. Per non discostarsi quindi dalla realtà quotidiana si deve necessariamente assorbire l’emotività de “Le regole del Gioco” poiché i moventi negativi della violenza sono sempre presenti ovunque.
E su questa scia proseguire la lettura con “The Fan” per comprendere come il pensiero incontrollato del tifoso possa portare ad estreme conseguenza. Ancora, ma per conoscere i tempi, le problematiche e le difficoltà affrontate dagli emigranti italiani alla ricerca di una fortuna nel promesso nuovo mondo, si deve andare a meditare sulle pagine di “1933 Was a Bad Year” .
Successivamente ci emozionerà la favola della seconda opportunità che il baseball dona con “The Natural” per comprendere però con la lettura di “Calico Joe” come il gioco possa produrre anche irreversibili drammi umani.
Da qui elevarsi alla filosofia del baseball che plasma gli adulti nella personale ricerca della perfezione con “For Love of The Game” il cui titolo italiano “La partita perfetta” non dona il reale sentimento d’amore per il gioco ed infine andare a conoscere il metro incostante della società statunitense con “Underworld” partendo dallo storico fuoricampo di Bobby Thomson realizzato il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds di New York durante la gara tra i Giants ed i Brooklyn Dodgers. E sarà la mitica pallina da baseball che, raccolta da un ragazzo, passerà di mano in mano colorando un gigantesco affresco dell’America.
Da ultimo, ma che potrebbe diventare per il lettore il primo di una ulteriore lunga serie, è doveroso immergersi nella continua poesia ironica di Philip Roth che attraverso il suo “The Great American Novel” narra la storia americana con sarcastici aneddoti inerenti la squadra dei Mundys di Port Ruppert, inserita nella fantomatica Petriot League.
Ed è la dimostrazione che sempre e comunque il baseball, se pure dal campo di gioco diventa lettura, in definitiva resta continuamente un gioco.
Michele Dodde
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