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Eventi salienti di una storia infinita # 15

Nella foto l'Italo-Americano Eddie Abbaticchio
Nella foto l'Italo-Americano Eddie Abbaticchio

di Michele Dodde

Nel 1895 la Rules Committe, al fine di evitare che le squadre nella fase di difesa potessero essere avvantaggiate con giochi di facile eliminazione, aggiunse agli atti leciti ed illeciti, che evidenziavano l’andamento della partita, una regola di fatto artificiale e che generò da subito sarcastici ed ironici apprezzamenti su un lungo elenco di fiumi di inchiostro: la “Infield Fly Rule” che gli umpire avrebbero dovuto applicare quando lo score avrebbe delineato la presenza di un corridore in prima base ed un corridore già eliminato. In seguito, com’è noto, la regola fu azzerata nella considerazione, sempre con un corridore eliminato, dalla presenza di corridori in prima e seconda base ed infine anche in prima, seconda e terza base. Tuttavia già sin d’allora si lasciava agli umpire ampia facoltà di applicazione della regola stessa in quanto era loro facoltà il giudicare se la presa al volo della pallina poteva essere effettuata o meno senza eccessivi sforzi da parte di un giocatore-difensore in campo interno. E, come è giusto che sia, ancora oggi questa regola per eccellenza diventa argomento di interessanti interpretazioni durante le gare.

A latere del mondo del crescente gioco del baseball, ancora senza completezza d’animo per via delle sgrezzature e sfumature interpretative che in venticinque anni avevano interessato la sua guida, ecco che nel 1896 il professore Hinton dell’Università di Princeton, New Jersey, considerando più agevole allenare i giocatori nella pratica della battuta senza sforzare le braccia dei lanciatori, inventa la prima rudimentale macchina lanciapalline.

In verità si trattava semplicemente di un cannone ad anima liscia ed appropriato calibro con caricamento a culatta con una dosata molla che, ben montato su due ruote, poteva realizzare veloci

palline con traiettoria dritta e palline con traiettoria a curve  applicando alla bocca da fuoco due punte ricurve. Questa invenzione incominciò a far lievitare non poco gli interessi economici sulle attrezzature ma soprattutto ad aumentare l’interesse degli appassionati sempre più esigenti nella preparazione dei propri beniamini.

Il 1897 fu l’anno che galvanizzò non poco la comunità italiana. Il diciannovenne Eddie, nato a Latrobe in Pennsylvania in ambito della famiglia Abbaticchio, emigranti pugliesi, il 4 settembre debutta in Major League ( National League) con la casacca dei Philadelphia Phillies e va a conquistare di diritto il palmares quale primo giocatore di origine italiana a calcare i diamanti del gotha baseballistico.

 

Dopo i Phillies Eddie indosserà anche i colori dei Minneapolis Millers, Milwaukee Brewers, Boston Beaneaters ed infine con i Pittsburgh Pirates con i quali nel 1909 sotto la regia del manager Fred Clarke vincerà le World Series.

 

Di lui una spassosa cronaca minuta narra che il 4 ottobre del 1908, durante una finale contro i Chicago Cubs, una sua battuta che aveva scagliato la pallina sulle tribune fosse giudicata dall’umpire Hank O’Day in zona foul ed a nulla valsero le proteste dei Pirates  né la notizia di dove era seduta una donna colpita dalla stessa pallina e quindi bisognevole di cure. Quel fuori campo avrebbe sancito ai Pirates la vittoria ed il titolo della National League. Il suo compagno di gioco, il grande Honus Wagner, dirà in seguito che Eddie era “un credito duraturo per il baseball, per Pittsburgh e per tutta la comunità di Latrobe” poiché in effetti l’Abbaticchio statisticamente si è evidenziato quale efficiente difensore (interbase e/o seconda base) e duttile ladro di basi ben al di sopra della media. Chiuderà la sua carriera nel 1910 con i Boston Doves ritirandosi poi in Florida e raggiungerà gli Elysian Field nel 1957 a 79 anni.

In quell’anno si registrerà il 19 ottobre con grande commozione anche la morte di Oliver Perry Caylor. Questi non è mai stato un grande giocatore ma la sua personalità nella storia del baseball la si evince dall’essere stato uno dei fondatori dell’American Association e manager sia dei Cincinnati Reds sia dei New York Metropolitans oltre ad aver redatto il completo “Reach’s Official Baseball Guide”. Versatile giornalista scrisse articoli per il Cincinnati Enquirer, Cincinnati Commercial, The Daily Democrat sino a divenire direttore del  The New York Sporting Times. Con la sua dipartita il baseball andava a perdere un grande appassionato che scriveva sul baseball  con un particolare stile di taglio ed un seguito suo personale iconoclastico punto di vista.   

E la storia infinita continua…

 

Michele Dodde

 

 

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