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Eventi salienti di una storia infinita # 9

di Michele Dodde

Fu così che al finire del 1887 illuminati investitori ed autentici fan dettero inizio alla mal celata mania del collezionismo delle card relative ai giocatori della Major League attraverso le quali si può scrivere giustamente tutta una storia tra sentimenti e sviluppo sociale. Anzi, a latere di quel fiabesco mondo del baseball che si stava delineando, incominciarono ad evidenziarsi autentici speculatori tra cui un tal Harry Mozley Stevens, immigrato inglese, che in seguito sarà soprannominato sia “the Scorecard Man” sia “Hustling Harry” per il suo fiuto negli affari e per la velocità mentale con cui riusciva ad intuire le aspettative e i desideri degli spettatori e dei tifosi: ai primi offrendo originali forniture e/o derrate alimentari da consumare sugli spalti, ai secondi colorate card ritraenti i dagherrotipi dei giocatori non prive però di un’accurata scelta di articoli da pubblicizzare. In effetti manovrando sapientemente i suoi modi egli si adoperò non poco per farsi concedere in esclusiva dalla Major League le licenze di vendita presso i maggiori campi di gioco delle squadre al fine di poter commerciare sia alimenti da fast food sia le card dei giocatori. 

Anzi per migliorare queste ultime e per configurare al meglio la mentalità dei tifosi propose, e poi ottenne pur con qualche riottosità da parte dei giocatori stessi, che sulle divise da gioco fosse posizionato un vistoso numero che indicasse ed individuasse il giocatore in modo esaustivo.

Ma che il baseball abbia arricchito involontariamente Harry lo si deve però ad una curiosa circostanza: si era in una fredda giornata di aprile prima di una gara dei Giants presso il New York Polo Grounds ed Harry, non riuscendo a vendere gelati o bibite, pensò di richiamare l’attenzione degli spettatori commercializzando salcicce tedesche grigliate. Il prodotto ed il buon odore dello stesso calamitò l’attenzione ed il desiderio degli spettatori facendo si che la richiesta di acquisto subisse un interessante indice verticale tanto da esaurire in poco tempo la carta oleata entro la quale in una fredda giornata di aprile  la salciccia, o meglio il wurstel, veniva confezionato.

 

Harry allora mandò i propri aiutanti a reperire dei panini entro i quali incominciò a posizionare il wurstel condito però questa volta con senape o mostarda o maionese. Questa improvvisata confezione superò ogni gradevole aspettativa tanto da divenire un episodio tale da  richiamare l’attenzione di un giornalista cartoonist del “New York Evening Journal”, tale T.A. Ted Dorgan, che illustrò, come in quel tempo venivano diramate le notizie curiose, sia il prodotto sia gli avventori ma poi, non sapendo come  scrivere “dachshund sausages”, abbreviò il tutto in un accattivante “Hot Dog”. Accanto al baseball dunque, in quella fredda giornata di aprile, di fatto nacque il più noto alimento usato negli Stati Uniti.

 

L’anno successivo, il 1888, si evidenzierà in questa storia minuta per aver annoverato due importanti regole: la prima, caldeggiata dai Tigers di Detroit, e poi accettata da tutti gli altri club, e che rimase nel regolamento per un lungo tempo, recitava che “se in caso di pioggia la gara fosse stata sospesa dopo aver completato il terzo inning, il biglietto di quella gara era valido a tutti gli effetti per assistere alla gara successiva”; la seconda, molto più attinente, formalizzava che ”un battitore veniva dichiarato eliminato dopo il terzo strike”. Questa configurazione fece si che gli estensori del regolamento nell’anno successivo avrebbero sancito che “il battitore diventa corridore ed ha diritto ad acquisire la prima base senza pericolo di essere eliminato al conteggio del quarto ball”. E da allora questi due atti non hanno più subito cambiamenti.

Nella fo Arlie Latham suggerisce in terza base
Nella fo Arlie Latham suggerisce in terza base

Ma il 1888 è anche l’anno in cui si annovera la specchiata personalità di Arlie Latham, terza base dei St. Louis Browns, che passa alla storia per essere stato considerato uno dei giocatori che nel baseball ha configurato diversi personaggi a tutto tondo.

 

In possesso di un carattere versatile ed estroverso, non riusciva a stare quieto nel dogout e, narra la cronaca, quando un suo compagno di squadra conquistava la terza base, era solito portarsi presso la base stessa e con urla, insulti e quant’altro cercava di infastidire la concentrazione del lanciatore avversario al fine di poi suggerire al proprio compagno quando correre a punto. Ovvero stava simboleggiando di fatto la figura del "base coach" e la sua futura posizione sul campo di gioco ma ancor più fatto intuire quanto fosse necessario ormai che le franchigie della Major League dovessero avere un assistant coach a tempo pieno.

 

Dunque Latham è stato il primo allenatore in seconda a rivestire questo ruolo ma come giocatore è stato anche il detentore del record di basi rubate, ben 109, poi umpire nella International League, poi baseball-writer per la Pittsburg Press, poi va in Inghilterra ad organizzare tornei di baseball tra i soldati statunitensi di stanza in terra di Albione durante la Prima Guerra Mondiale e dove poi insegna baseball a re Giorgio V per finire successivamente addetto stampa sia per i Giants al Polo Grounds sia per gli Yankees allo Yankee Stadium. Proverbiale comunque anche il suo modo scherzoso di essere in diamante per via delle sue pronte battute spiritose o per indossare posticci nasi da clown tanto da farlo amare in modo viscerale dai fan e soprannominarlo “The Freshest Man on Earth”.

Ma le attrazioni di quell’anno riguardano anche un nuovo tipo di divisa disegnata da Tim Keefe, lanciatore dei Giants, e quindi indossata da questa franchigia: essa era tutta nera, molto aderente al corpo, e con vistose lettere bianche ad indicare NEW YORK attraverso il petto. 

 

E’ intuibile quali siano stati i primi commenti ironici ed ancor più i motteggi spassosi e salaci dei tifosi avversari tutti attagliati a quell’uniforme da “Funerale” ma in seguito quei colori si imposero con eleganza e fecero tendenza tanto che anche i Baltimore Orioles nel 1889 indossarono per la prima volta una divisa con casacca bianca e pantaloni neri listati lateralmente con strisce bianche. Ed a completamento, anche il loro copricapo fu confezionato a strisce bianco nere.

 

Ed in chiusura di quell’anno da annotare la scelta di Harry Wright, manager dei Philadelphia, nell’aver introdotto per primo la modalità del “batting practice” prima dell’inizio di ogni gara.

E la storia continua…

 

Michele Dodde

 

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Commenti: 2
  • #1

    Ezio Cardea (sabato, 19 gennaio 2019 09:18)

    Siamo sicuri che Harry Mozley Stevens fosse un inglese puro ... o tra i suoi avi c'è stato qualche italiano da cui ha ereditato l'insuperabile arte italica di arrangiarsi?

  • #2

    Michele (sabato, 19 gennaio 2019 17:53)

    Che dire caro Ezio.... di certo un po’ di scuola napoletana ci sarà pure stata.!!!!