Gli Indimenticabili - 2^ parte

Foto tratta dal Museo Virtuale del sito FIBS
Foto tratta dal Museo Virtuale del sito FIBS

Foto tratta da MLB.com

Storia della Italian Umpires Association - 

di Michele Dodde

Leggi la 1^ parte

Certamente non furono facili gli inizi di questa pattuglia di una crescente Legione Straniera dei direttori di gara, termine coniato con grande efficacia dal milanese Giovanni Del Neri,  in specie se si considera come i giudizi da loro emessi durante le gare fossero sistematicamente in contrasto a causa sia per la diversa interpretazione del significato delle regole sia per gli oggettivi problemi di traduzione semantica delle frasi di un “Rule Book” rigorosamente in originale. Ancor più, per dare maggior colore, era sui campi da gioco per il calcio che autarchicamente venivano realizzati i diamanti. Le linee di foul venivano tracciate  con  un annaffiatoio colmo di calce liquida mentre il piatto di casa base ed i cuscini delle basi venivano portati dalle sedi sociali e sistemati sul campo con il tassativo compito di recuperarli poi a fine incontro. 

Di solito si privilegiava la zona sinistra del campo di calcio, sfruttando così la segnatura del campo per la linea di foul sinistra mentre per la linea foul destra ci si serviva del prolungamento dell’area piccola di rigore. In altri campi invece si voleva privilegiare l’esistente tribuna centrale per accogliere meglio il pubblico ed allora casa base veniva posizionata al termine della linea centrale del campo, come a Rimini ad esempio, sino alla fine degli anni sessanta.

 

Di certo mancavano sempre il monte di lancio per il lanciatore e i dugout delle squadre realizzati di fatto con delle panche. Questi campi poi necessitavano di opportune regole cosiddette “di campo” e quindi era quasi normale il vedere la composizione di una conferenza a tre (i due manager ed il direttore di gara) al fine di sfumare insieme, libretto “Rule Book” alla mano, la giusta interpretazione delle regole.

 

Ancor più in questo acerbo baseball, amato col cuore e praticato a ”pizza e fichi”, come garbatamente era coniato a Roma, all’attrezzatura protettiva del direttore di gara  si provvedeva lì sul campo in quanto erano le stesse squadre a fornirla quando era necessaria sottraendola momentaneamente al loro ricevitore. La maschera, la corazza e gli schinieri allora venivano di volta in volta indossati sui più svariati abiti con grande fair play. In altri casi però l’umpire prescelto di turno preferiva posizionarsi dietro al lanciatore e da lì emettere i giudizi sui lanci e sugli episodi sulle basi con più di qualche accettata approssimazione. 

Così con un proprio personale bagaglio tecnico e successivamente con il regolamento tecnico del gioco del Baseball, tradotto integralmente dall’ Official Baseball Rules distribuito in omaggio dall’allora U.S.I.S. (United States Information Service), gli umpire presero vitalità e forma tanto che nel 1952 sul quindicinale “Baseball Softball”, edito dalla stessa Federazione, fu ritenuto opportuno dedicare a loro un ben definito spazio: “Strikes & Balls” curato da C.J. Lubas e dall’allora Segretario Generale della Federazione stessa Manfredo Matteoli.

 

Furono redatti corroboranti pezzi di etica e di preparazione mentale cui però non mancheranno in seguito precise e calibrate precisazioni dell’umpire milanese Alberto Jacovitz tra cui molto indicativa e stimolante risultò quella relativa ai km percorsi dagli umpire per onorare le designazioni ricevute nonostante tutto.

 

E i mezzi di trasporto degli anni cinquanta erano quelli che erano…

 

Tuttavia in ambito federale nei confronti degli umpire, nonostante il loro costante impegno, non furono mai usate mezze misure anzi, proprio su quel quindicinale, l’allora Vice Presidente Federale Giuseppe Ridarelli (cfr. nr. 4 del 30 giugno 1952) nell’editoriale, dopo aver riconosciuto sottilmente che “(…) il  C.N.A. dispone di un numero di Arbitri non adeguato alle maggiori esigenze e dunque necessario un corso di aggiornamento (…)”, drasticamente puntualizzò come fosse necessario attuare tutte le misure opportune al fine di migliorare la qualità delle direzioni delle gare “(…) se non si vuole compromettere l’affermazione del Baseball in Italia (…)”.  Clamorosa dichiarazione questa da sottolineare in blu per indicare quanta responsabilità, nei vari modi o diversamente, ha sempre investito il settore degli Umpire. E d’altra parte come non riportare la spassosa visione che tramandò un grande giornalista napoletano ai giovani collaboratori: “(…) e ricordatevi nel pezzo da scrivere che se il Napoli vince è da esaltare la sua bravura, se pareggia è la sfortuna ad aver condizionato il gioco ma se perde è solo ed esclusivamente colpa dell’arbitro a prescindere”.

Finalissima del Campionato Italiano 1 Novembre 1953
Finalissima del Campionato Italiano 1 Novembre 1953

I resoconti delle gare in quel periodo misero bene in evidenza, in alcuni casi anche il numero degli spettatori ed anche se gli umpire erano “federali” oppure no come nella gara “Calze Verdi – Bologna” terminata  con il punteggio di 6-26 dinnanzi a 800 spettatori e un buon arbitraggio con “(…) tutti arbitri federali (…)” oppure in “Longbridge - Libertas Bologna” finita 50-4 con un “ottimo” arbitraggio di Volpato di Roma o la nota del cronista Gian Ravazzi che andò a precisare come l’incontro “Alessandria – Torino” finita 9 – 6, “(…) è durata un’ora e trenta minuti, ed è stata arbitrata da Attilio Meda con molta energia ed obiettività (…)”  al confronto delle quattro ore di gioco della gara “Nettuno – Bologna” terminata sul 18 – 10 , con il resoconto del corrispondente Nagi che, precisando fossero presenti all’incontro ben 2500 persone, si libera in volo dichiarando che “(…) alla completa e disastrosa situazione della partita si aggiunge la parzialità dell’arbitro di prima Pedacchia di Nettuno (arbitro Federale)Più di una volta (dopo parecchie parzialità visibili) l’arbitro capo Castiglioni di Milano dovette intervenire a revocare la decisione (…)”.

 

Lasciando ora i puri di cuore a meditare su queste parzialità visibili, diventa munifico riportare anche la nota deamicisiana redatta dal corrispondente Alfredo Sisi in merito alla gara “Livorno – Genoa”, finita 13-10 e giocata a Parma il 10 agosto 1952: “(…) L’arbitro Compare di Milano merita una speciale citazione perché da Tombolo (Pisa), dove era stato convocato a causa di un disguido postale per l’incontro, si è trasferito in motocicletta a Parma in tempo record riuscendo a giungere all’ora stabilita per la partita (…)”.

 

Tempi eroici e grande passione!

 

Michele Dodde

 

Segue

 

Franco Ludovisi ci ha inviato questa foto della partita Longbridge-Libertas Bologna conclusasi 50 a 4 come ricordato nell'articolo che con grande piacere pubblichiamo. In battuta Franco Ludovisi
Franco Ludovisi ci ha inviato questa foto della partita Longbridge-Libertas Bologna conclusasi 50 a 4 come ricordato nell'articolo che con grande piacere pubblichiamo. In battuta Franco Ludovisi

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Commenti: 4
  • #1

    Anna (lunedì, 27 maggio 2024 18:27)

    Che bello!

  • #2

    Judith (lunedì, 27 maggio 2024 19:23)

    wonderful history-- a bit comic, and a bit heroic

  • #3

    Paolo Ignesti (lunedì, 27 maggio 2024 20:07)

    Un altro fantastico pezzo di storia grazie, go on Michele!!

  • #4

    franco ludovisi (giovedì, 30 maggio 2024 16:00)

    1951 LIBERTAS BOLOGNA

    Nel 1951 faccio il mio esordio ufficiale nel baseball giocato nel campionato di serie B girone C con la Libertas Bologna.
    Nella prima di campionato, contro lo squadrone delle Calze Verdi, il mio compagno di squadra Golfarelli si infortuna banalmente e deve essere sostituito e l’allenatore ANTOLINI (pioniere del baseball, uno fra i primi arbitri a Bologna, estensore del gioco a Sasso Marconi e Godo in anni seguenti) mi manda in campo al suo posto.
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    Antolini è stato anche fra gli estensori del primo Regolamento del Baseball avendo ampia conoscenza dell'Inglese che usava al lavoro come Direttore del prestigioso Hotel Baglioni di Bologna.