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Il baseball sul grande schermo - n° 17

 

di Michele Dodde

17^ parte

Le altre puntate: 

16^ 15^ 14^ 13^ 12^ 11^ 10^ 

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Nel periodo a noi vicino, ovvero dal  2011 al 2015 i film in visione sono stati 20 ma ulteriori due sono in programmazione e saranno destinati alla bacheca degli onori. Oltre a quelli già citati ad inizio di questo trattato, si vuole qui ricordare il film-studio sulla “Knuckleball” (2012) ideato sui lanci di Tim Wakefield, R.A. Dickey, Phil Niekro e Charlie Houghr, tutto da vedere e meditare.

Ancora il fantasioso “Keeper of the Pinstripes” (2012) scritto a sei mani da Robby Benson, Tom Ellis e Shawn Powell e con una produzione più che travagliata per i finanziamenti non portati a buon fine e per il lungo tempo di realizzazione. 

I tre autori, soggiogati dalla poesia di Field of Dreams, hanno cercato di rinverdire la nostalgia dei tanti tifosi newyorkesi verso i grandi miti degli Yankees con aperta e malcelata maestria.

Poi visioniamo sia il problematico “Home run” (2013) di David Boyd che bene evidenzia i farraginosi programmi di riabilitazione inerenti all’alcolismo e come può essere ritrovata la redenzione attraverso i doveri di insegnare il baseball sia il negativo “The Battery” (2012) che vede alla regia un esordiente Jeremy Gardener destreggiarsi in una storia horror con due ex giocatori di baseball che sopravvivono ad un’apocalisse causata da zombie, ovvero quando si raschia malamente il barile ci si fa solo del male. 

Infine da incastonare come cimeli preziosi due produzioni di alta qualità per visione e portatori di fondamentali messaggi: “One hit from Home” (2012) e “Diamond in the Dunes” (2014).

 

Il primo, incisivamente diretto da Johnny Meier e David Aaron Stone, scava nell’anima di un giocatore pro tagliato per via di un infortunio al ginocchio e che,  ritornato sui luoghi dove era vissuto, rivive ricordi ancor più tragici. Quando tutto sembra voltargli le spalle, il ritornare sul diamante per allenare la squadra di baseball di un college gli farà considerare quanto siano imprevedibili i casi della vita ricordandogli ancora che si è sempre in grado di trovare la speranza in mezzo alla tempesta purchè si abbia fede e superare ogni previsione attraverso le parole di Dio. Un forte messaggio biblico da non trascurare.

Il secondo è un documentario ad ampio respiro e di un’attualità sconcertante, ovvero la storia di Parhat Ablat, un giovane musulmano di etnia uiguri, Cina occidentale, che guida la lotta contro la segregazione razziale proprio attraverso il baseball.

 

Infatti, nonostante nell’Università di Xinjiang gli studenti di etnia Uiguri e quelli cinesi di etnia Han vivano in classi e dormitori separati, egli riesce ad assemblare la squadra universitaria amalgamando i giovani delle due diverse etnie superando ostracismi e pregiudizi. Ed anzi, termina il documentario, che proprio dopo la sconfitta subita dalla squadra tibetana nella provincia di Quinghai, rivolgendosi ai componenti della sua franchigia abbia sentenziato come sia importante “continuare sempre a lavorare sodo senza dimenticare mai gli obiettivi poiché, in ultima analisi, si riuscirà”. Nello sport come nella vita.

 

In chiusura di questo lungo exursus sul baseball proiettato sul grande schermo è doveroso dunque annotare ed evidenziare come il baseball non sia stato considerato solo un gioco fine a se stesso o piacevole compagno di viaggio quanto invece unica disciplina sportiva che in ogni suo risvolto di pratica e di studio abbia avuto ed ha la possibilità di indicare non solo il mezzo ma anche il fine per tutta la società che ci circonda e la nostra stessa vita personale.


Dunque ad interpretare tutti questi film che con il baseball hanno “avuto qualcosa a che fare”, come si è constatato, si sono cimentati giocatori di chiara fama ed attori scrupolosi che bene hanno studiato atteggiamenti e stile dei vari personaggi. Ed è stato in virtù di queste interpretazioni che alcuni critici e tecnici hanno delineato la seguente squadra ideale di tutti i tempi:

 

  • Esterno sinistro: Roy Hobbs (Robert Redford) film The Natural.
  • Esterno centro: Joe Hardy (Tab Hunter) film Damn Yankees
  • Esterno destro: Babe Dugan (Babe Ruth) film  Babe Comes Home
  • Interbase:  Dannis Ryan (Frank Sinatra) film Take Me out to The Ball Game
  • Terza base: Frank Baker ( Frank “Home Run” Baker) film  Home Run Baker’s Double
  • Seconda base:  Paula Fradkin (Robyn Barto)  film  Blue Skies Again
  • Prima base: Nat Goldberg (Jules Munshin)  film Take Me out to The Ball Game
  • Ricevitore:  Crash Davis ( Kevin Costner) film Bull Durham
  • Lanciatore:   Elmer Kane ( Joe E. Brown) film  Elmer the great
  • Manager:  Morris Buttermaker (Walter Matthau) film  The Bad News Bears

 

Per quanto riguarda invece l’Oscar al miglior film sul baseball fino ad ora prodotti, tre sono le correnti interpretative: la prima indica The Natural; la seconda Bull Durham; la terza The Bad News Bears.

 

Ma questo è il bello del cinema e del baseball su cui si può discutere e parlare aspettando l’alba. 

 

 Michele Dodde

 

Fine

 

 

 Articolo pubblicato il 3 maggio 2015

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Commenti: 4
  • #1

    marco (giovedì, 07 maggio 2015 23:50)

    interessantissimo...molto bravi tutti...

  • #2

    Claudio (mercoledì, 13 luglio 2022 17:01)

    Certamente uno sforzo immane e approfondito, di grande interesse e per chi come me assolutamente digiuno dei fondamentali di questo sport , capace di suscitare interesse per , prima capire e poi approfondire. Michele ha saputo gettare l’amo ed io curioso cerco di non perdere l’occasione per farmi istruire.

  • #3

    Maria Luisa Vighi (giovedì, 14 luglio 2022 07:17)

    Documentato come sempre, in questo caso antologico...Quando una passione diventa scienza!

  • #4

    franco ludovisi (sabato, 16 luglio 2022 23:10)

    A me preoccupa "aspettando l'alba". Temo che non riusciremo più a realizzare il nostro sogno di vedere l'alba parlando di baseball!