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Lo scatolone

 

di Franco Ludovisi

E’ una vita che ho quello scatolone sotto la mia libreria ed ormai faceva parte dell’arredamento e basta. L’altro ieri ho voluto aprirlo e consultare quello che conteneva e sono rimasto a bocca aperta. E’ pieno di appunti ovviamente di baseball, miei per la maggior parte, ma anche di altri personaggi del nostro mondo, appunti molti dei quali redatti a mano a dimostrare l’autenticità delle cose riportate, ispirate semmai da altre persone, scritti o incontri sempre relativi alla tecnica del gioco. Non ci posso credere di avere messo in pratica tutto quello che è riportato nello scatolone soprattutto in riferimento a quegli argomenti che esulano dal lancio che ho sempre considerato con particolare attenzione.

C’è ad esempio un vero e proprio trattato sull’alimentazione, dodici pagine dattiloscritte:

calorie, proteine, grassi, zuccheri, vitamine e sali minerali per finire con l’acqua; tabelle per determinare le necessità proteiche di chi è allenato oppure poco allenato o non sportivo; l’alimentazione della giornata a seconda che l’attività sia di mattina, giorno o sera e via dicendo.

 

Non credo di aver utilizzato queste note se non per mio personale arricchimento sull’argomento, ma senza mai una impossibile realizzazione pratica., realizzazione professionale o professionistica. Curiosità insomma.

 

Così come fu curiosità quando ad Avigliana ad un corso da me tenuto imparai invece i fondamentali della “lettura veloce” che potevano servire assai ad un battitore che sapesse metterli in pratica; ed anche qui per curiosità mi interessai dell’argomento fino a scomodare l’Università di Bologna che mi diede risposte alle domande che già mi ero fatto.

Poi dallo scatolone saltano fuori diversi metodi per allenare gli interni.

Ce n’è per tutti i gusti e mi viene da sorridere quando leggo:

Per accelerare il ritmo di gioco l’allenatore che batte agli interni può usare due palle ed effettuare la battuta successiva quando sta arrivando l’ultimo rilancio al ricevitore”.

 

Sempre nello scatolone trovo copia anche della lezione di Jonh Noce (nella foto) sulla “filosofia e tecnica della battuta” che ho già pubblicato in altro momento;

le cinque fasi della battuta, l’applicazione pratica di dette fasi sia eseguendo i movimenti senza mazza e con palle morbide e con la mazza in numerosi esercizi differenziati;

l’esecuzione della smorzata ed una infinita serie di esercizi per la presa della palla a terra e al volo soprattutto per gli esterni.

 

Delle argomentazioni sul lancio mi limito a dire che ci sono programmi giornalieri settimanali, mensili con riferimento al pre stagione e a seguire.

 

Qui cito un altro collaboratore, nel riempimento del mio scatolone, l’amico Bataloni (foto sotto) particolarmente affezionato, per quello che mi ha lasciato, alla velocità dei lanci in relazione anche all’età dei prospetti:

non ho mai utilizzato macchine radar per fissare le effettive velocità della palla: ho ricavato da un filmato di una cinepresa che probabilmente la velocità del “mio” lancio effettuato in una partita della Nazionale poteva essere vicino ai 120 km/h che è la velocità di un lancio di un ragazzo di 15/16 anni!!!

Non mi impegno a leggere tutto quello che trovo nello scatolone:

mi ci vorrebbe un’altra vita come ce n’è voluta una per riempirlo.

Ma mi viene voglia di sottolineare alcuni passaggi di un testo intitolato “ORGANIZZAZIONE ATTIVITA’ GIOVANILE” tradotto da un uno scritto statunitense che ci illumina su come venga intesa negli Usa detta attività e fare un paragone con quanto facciamo noi nel nostro paese. 

Li elenco:

  • Avere un coach che dà e chiede il 100% per una completa organizzazione.
  • Un’ottima preparazione tecnica della squadra.
  • Tenere conto sempre delle condizioni atmosferiche del posto dove si svolge l’attività.
  • Allenatori capaci.
  • Selezione degli arbitri:

 

qui commento immediatamente perché è un tasto dolentissimo della nostra disciplina.

Ci impegniamo ad avere un nutrito gruppo di ragazzi, coach, dirigenti e GENITORI per gestirli al meglio, ma le Società non si preoccupano “MAI” di individuare nel loro ambito persone che possano all’occorrenza ricoprire il ruolo arbitrale durante le partite della loro squadra. La tristezza di vedere i coach stessi, semmai dietro al monte, a giudicare le fasi del gioco è enorme e lascia sempre il dubbio di favoritismi anche non cercati. Nella creazione delle aree di intervento c’è proprio elencata la voce “selezione degli arbitri”. Pensate, addirittura “selezione” che è come dire “chi escludiamo”?

  • 55/60 gare sono necessarie per lo sviluppo di un ottimo piano.

 

Anche qui commento subito: cominciando ad aprile per finire a ottobre (saltando agosto mese delle ferie familiari) risultano 10 partite mensili da disputarsi, ovvero 2/3 partite settimanali che si potrebbero ottenere aggiungendo alle partite ufficiali di campionato serie di partite in tornei a carattere viciniore. Le regole di questi tornei poi potrebbero essere le più varie: più divertimento e meno agonismo; partite sulla distanza massima di due ore; uno o più strike e ball sul battitore, eliminazione per chi effettua certi giochi e premi per chi ne effettua altri, giocatori fuori ruolo; nove riprese consecutive in difesa e poi in attacco con basi svuotate ogni tre out……….

Franco Ludovisi consegna una sua casacca al "museo" di Claudio Vecchi
Franco Ludovisi consegna una sua casacca al "museo" di Claudio Vecchi

lo scatolone non è ancora vuoto del tutto: continuo a cercare tanto per fare qualcosa.

 

Onestamente non ricordo se ho messo in pratica tutto quello che ho annotato sulla tecnica del baseball e che ora mi ritrovo conservato nel mio strano scatolone.

 

Per quanto riguarda il lancio penso di avere messo in pratica, in diverse occasioni e situazioni, moltissimo di quanto ho appuntato, conservato e distribuito a chi me lo chiedeva. Ho anche compendiato in un testo quattro diverse tecniche di lancio che nell’arco di molti anni sono state usate, modificate ed infine superate. Tecniche tutte con una loro validità se con queste sono nati, cresciuti ed infine diventati dominanti tanti campioni del passato.

 

Ma della battuta ad esempio, del gioco degli interni e degli esterni, delle strategie difensive ed offensive da attuare in gara, ma da preparare minuziosamente in allenamento come trovo descritto negli appunti dello scatolone, se, ripeto, ho messo in pratica tutto questo penso che adesso non sarei più in grado assolutamente di chiamarmi coach, cioè conduttore.

 

Ma penso che se in qualche nostra realtà nell’arco lungo di tempo che in qualche occasione ho vissuto sarò anche riuscito a realizzare qualcosa di notevole di tutto questo, adesso non credo che ci sarebbero più le condizioni e i luoghi in cui riuscire a realizzare molto di quanto contenuto nello scatolone.

 

Alcuni esempi: la corsa in base, importante fondamentale, parte dall’insegnare ai prospetti con appositi esercizi la migliore corsa dal box di battuta alla prima base incrementando la spinta nel primo tratto di percorso per sostituirla poi con una specie di “presa diretta” come fanno appunto le auto dopo la partenza potente delle marce inferiori.

La partenza da una base dopo una presa al volo degli esterni è consigliata quando la palla è a circa un metro dal guanto del difensore perché il tempo impiegato dalla stessa a giungervi è pari al tempo di reazione del corridore a muoversi dalla base.

 

Il taglio di un interno su un rilancio degli esterni deve essere effettuato con il piede di perno puntato verso il rilancio in modo da effettuare il “ponte” con il solo spostamento in avanti del piede di passo.

 

Vi sembra possibile ora realizzare simili comportamenti attraverso specifici allenamenti quando ormai è prassi di molti, non istruire, ma lasciare ai prospetti l’imitazione dei più esperti sulle tecniche di base?

 

Franco Ludovisi

 

 

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