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L'allenatore allena, i giocatori giocano

(Photo by Joshua Bessex/Getty Images)

di Lorenzo Malengo

Tutti vogliono vincere, ma pochissimi hanno la volontà di prepararsi per vincere" - Vince Lombardi

Lo scopo dell'allenamento è preparare la partita, e il ruolo dell'allenatore è quello di creare le situazioni adatte allo sviluppo tecnico, tattico e mentale dei propri giocatori per permettergli di essere pronti a risolvere autonomamente ogni potenziale situazione di gioco. "Non si sale all'altezza dell'occasione, si cade sul proprio livello di preparazione": significa che è l'allenamento il momento in cui il tecnico deve spingere i giocatori al di là della propria zona di comfort rendendolo complesso, faticoso e teso più di quanto potrebbe esserlo una partita, abituandoli così a vivere quello come situazione di pressione e tensione, e la partita con leggerezza e tranquillità.

Durante la settimana invece, gli allenamenti sono più o meno caratterizzati dalla stessa routine: un riscaldamento fisico, un programma di tiro, esercizi di difesa ed esercizi di battuta, e anche nel giorno della partita solitamente si svolge un ulteriore allenamento due ore prima di iniziare a giocare che fa solamente sprecare energie ai giocatori.

Quel giorno è molto diverso dagli altri: si deve giocare e, considerando che gli atleti arrivano a quel momento con la stanchezza degli impegni settimanali e la pressione che spesso gli viene posta sulle spalle dai propri genitori ed allenatori, l'ideale è lasciarli tranquilli il più possibile.

 

Il pre-game deve avere solo lo scopo di permettere che ognuno trovi la propria comfort zone mentale e successivamente richiamare i movimenti che i giocatori andranno a svolgere durante la partita.

 

Una volta che inizia il gioco, l'allenatore diventa motivatore: se ha lavorato bene durante la settimana, la squadra sa cosa fare, come e quando, ed ha solo bisogno di essere incoraggiata a mettere in pratica la propria preparazione.

 

Se invece il tecnico insiste a dirigere le azioni di gioco dalla panchina urlando per rimproverare i giocatori dopo ogni errore, ordinandogli cosa fare e pretendendo che vengano messe in pratica azioni che non sono state preparate durante gli allenamenti, l'unico risultato è una spirale di confusione, delusione e amarezza che si protrae non solo nel gioco ma nella vita generale.

 

"Uno non è un grande allenatore quando fa muovere un giocatore secondo le proprie intenzioni, ma quando insegna ai giocatori a muoversi per conto loro. L'ideale assoluto arriva nel momento in cui l'allenatore non ha più nulla da dire".

 

Lorenzo Malengo

 

 

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