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Il dimenticato segmento degli Uomini in Blu italoamericani - 2^ parte

di Michele Dodde 

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Un altro umpire italoamericano dalle diverse vicissitudini è stato Arthur Matthew Passarella poiché oltre ad aver accarezzato il fascino della Major League è stato anche catapultato nel magico mondo del cinema interpretando ruoli di secondo piano ma pieni di azione. All’alba dei suoi 21 anni, era nato il 23 dicembre del 1909, inizia ad usare il contastrike nella Cotton State League e poi nella Texas League dove dirige gare per otto anni consecutivi sino ad essere notato ed ingaggiato dall’American League nel 1941. Nonostante il fermo della sua attività come giudice di gara durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale a causa del servizio militare nell’esercito, Passarella è stato designato a dirigere poi ben 1668 gare della Major League sino al 1953, tra cui tre World Series e due All-Star Game. 

Purtroppo nella sua bacheca personale oltre ad essere in evidenza l’essere stato il 3 settembre del 1947 il plate umpire durante la gara no-hitter del bionico William Glenn “Bill” McCahan, già sottotenente pilota dell’Aeronautica Militare Statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale, vi è anche la sgradita foto ripresa il 5 ottobre durante la quinta gara delle World Series del 1952 in cui viene documentato il suo errore quale umpire di prima base nei confronti del giocatore yankee Johnny Franklin Sain. 

Fu quella una emozionantissima gara tra i soliti Dodgers contro i rivali Yankees e durò ben 11 inning dinnanzi a 70.536 spettatori paganti.

 

Vinsero i Dodgers per 6-5 e la chiamata di Passarella, che sanciva l’out per Sain, fu clamorosamente smentita dalla foto che impietosamente aveva colto l’attimo in cui alla presa della pallina il piede del prima base Gil Hodges non era a contatto del cuscino della base. Un errore criticatissimo dal pubblico e dalla stampa ed appena sfumata fu la difesa d’ufficio del Commissario Ford Frick.

 

L’anno successivo così Passarella presentò le sue dimissioni abbracciando di seguito la virtuale realtà della decima Musa hollywoodiana prima come umpire in “Damm Yankees” e “Quel tocco di visione” e poi apparizioni in film thriller e polizieschi come “Home Run Derby”, “Ironside”, “Sea Hunt”, “The Untouchables” e “Le Strade di San Francisco”.

 

E’ morto il 12 ottobre del 1981 nel più assoluto anonimato.     

 

Il segmento di questi particolari Uomini in Blu annovera poi Joseph James Paparella che divenne umpire professionista nell’American League a 37 anni.

 

Era nato il 9 marzo del 1909. La sua carriera è durata ben 20 anni sino al 1965 dopo aver diretto 3142 gare di Major League con all’occhiello quattro World Series e quattro All-Star Games.

 

Ancora si segnala la professionalità dell’italoamericano Frank Dascoli divenuto umpire professionista in ambito della National League a 35 anni andando a dirigere 2056 gare durante i suoi 14 anni di carriera a partire dal 1948. Anche a lui l’onore di aver diretto tre World Series e due All-Star Games.    

 

Tuttavia Dascoli non ebbe vita tranquilla poiché il suo duro temperamento e l’essere polemico nella difesa degli interessi degli umpire, a causa di una critica stilettata nei confronti del burocratico presidente della Lega Warren Giles in quanto questi era solito non sostenere mai minimamente l’operato dei direttori di gara, a metà stagione del 1961 fu licenziato in tronco.

 

L’episodio della critica in se per se fu ampiamente strombazzato e fomentato da quella certa stampa sempre alla ricerca di piccanti notizie anche se poi, nel riordinare i fatti, la stessa minimizzò il licenziamento asserendo che Dascoli aveva già deciso il suo ritiro dalle competizioni. In verità a Dascoli non era mai stata perdonata la severità quando a fine stagione del campionato agonistico del 1951, durante una gara valevole per il primato in classifica, espulse dal campo il ricevitore dei Dodgers Roy “Campy” Campanella che stava protestando per una sua chiamata su un lancio. Un neo che lo pose sempre sotto attenzione e che ebbe come unico difensore solo il veterano umpire Larry Goetz. Comunque non lasciò alcun rimpianto.

 

Michele Dodde

 

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