Libera traduzione dal libro
Coaching Youth Baseball the Ripken Way
Leggi le parti precedenti
1^ - 2^ - 3^ - 4^ - 5^ - 6^ - 7^ - 8^ - 9^
Praticare con efficienza e divertimento
Quante volte abbiamo visto una squadra allenarsi? Giocatori sparsi per tutto il campo, apatici e annoiati. Un coach tira, un giocatore batte, uno nel cerchio del prossimo battitore e il resto della squadra in campo. Fa caldo, l’unica persona che sembra divertirsi è il battitore, neanche il coach sembra molto entusiasta. Una palla è battuta, un giocatore corre affannosamente a raccoglierla e la tira verso il campo interno. Ogni tanto un giocatore va nel dugout per bere, e avanti così per circa un’ora, poi tutti a casa. E’ finito l’allenamento.
Sfortunatamente questo è uno scenario che si vede molto spesso sui campi da baseball. E’ facile intuire perché negli ultimi 10/15 anni i ragazzi si annoiano a praticare il baseball e vanno alla ricerca di sport più elettrizzanti.
L’incremento di sport estremi quali lo skateboard e MTB bike offrono maggiori opportunità ai giovani per praticare attività più ricreative. Video games hanno fatto il resto. La tecnologia è arrivata al punto di dare la sensazione ai ragazzi che stanno giocando gare vere. Non è difficile riunire un gruppo di ragazzi e sfidarsi alla play station. Altri sport hanno sviluppato programmi per migliorare i coach, e i genitori sembra preferiscano mandare i propri figli in un ambiente che appare migliore e più divertente.
Ma lo scenario in precedenza descritto dell’allenamento non è il solo motivo che ha fatto diminuire i partecipanti. In effetti, questo succede quando i ragazzi crescono e i genitori sono meno interessati a offrirsi come volontari.
Quando invece i ragazzi sono più piccoli, la maggior parte dei genitori vuole seguire i figli sul campo, sincerarsi che si divertano e assicurarsi di fare il video.
Uno dei problemi principali in questo periodo è che il baseball, strutturato così com’è, non è più un divertimento, nemmeno per i più piccoli. Si può argomentare che il numero dei più piccoli che si avvicinano al baseball è rimasto invariato perché attratti dal guanto e dalla mazza e dal desiderio di tirare e battere la palla. Questo fa parte della loro innata curiosità, ma poi vogliono imparare a giocare.
Quindi, la domanda da porci è: Cosa succede tra i primi 2/3 anni quando iniziano e i 13 anni quando sembra raffigurare l’età in cui molti abbandonano? Qualcuno potrebbe sostenere che il baseball non è il più proponibile degli sport per sviluppare un fisico atletico, ma questo non è un problema insormontabile e si può correggere.
Non si possono nemmeno attribuire ai coach volontari tutte le responsabilità per il declino dei partecipanti o per la mancanza di entusiasmo che molti ragazzi sembrano non trovare nel baseball. L’organizzazione del baseball non ha prestato sufficiente attenzione alle necessità dei coach. Il più delle volte ai coach non è dedicato sufficiente tempo e spazio per accrescere le loro conoscenze, come per esempio le attività motorie e la psicologia infantile. Molto spesso non sono sufficienti le strutture o sono troppo affollate limitando al minimo il tempo per praticare.
La somma di queste disfunzioni portano all’unico risultato che quando si entra in campo, tutti i ragazzi corrono verso la palla, come nel calcio, mentre altri vogliono correre intorno alle basi. In queste condizioni ben poche sono le possibilità di insegnare ai ragazzi le varie tecniche, eccetto forse come raccogliere la palla e tirare alla base anticipando l’arrivo del corridore.
Proprio perché quando si gareggia non sono molte le possibilità d’insegnare, l’allenamento diventa estremamente importante anche per i bambini più piccoli.
Se gestito in modo corretto, l’allenamento offre la possibilità di interagire con i giocatori individualmente e/o in piccoli gruppi, sviluppare le attività motorie, insegnare le regole basilari e trasmettere il concetto di cosa significa far parte di una squadra.
Non c’è nessun motivo per credere che l’allenamento possa essere meno divertente di quando si disputa una gara. Le partite comunque restano il maggior divertimento per i ragazzi di tutte le età, anche se non organizzate al meglio, e in tal caso, spesso sono i genitori i primi a non divertirsi.
La competizione cresce con l’avanzare dell’età rendendo le gare più interessanti e più divertenti da guardare, e nel frattempo, se riusciamo a rendere anche gli allenamenti meglio organizzati, divertenti e più efficaci, avremmo raggiunto il nostro obiettivo di promuovere il gioco del baseball.
Formare piccoli gruppi e stazioni
E’ molto più facile e produttivo lavorare con un gruppo di 6/7 ragazzi che con un gruppo di 12/15, così come è più produttivo lavorare con un gruppo di 3/4 elementi anziché di 6/7. L’esperienza ci suggerisce che per insegnare con efficienza il baseball, l’allenamento deve essere il più interattivo possibile inserendo una quantità varia di esercizi e/o stazioni formando gruppi di poche persone.
Il segreto consiste nel formare stazioni adeguate alle fasce di età dei bambini cui s’insegna come indicato in precedenza. E’ importante capire l’attenzione che i ragazzi prestano agli esercizi da un’età all’altra, pertanto la rotazione da una stazione all’altra dipenderà da quanto tempo i ragazzi riescono a mantenere la concentrazione.
Particolare interesse va prestato anche agli esercizi che, se creativi e associati alla competizione, più facilmente cattureranno l’attenzione dei ragazzi. Un altro aspetto da non sottovalutare è quando si tratta di nominare il vincitore e il perdente, la cui determinazione può causare risentimento e malumore. In un modo o nell’altro, bisogna fare in maniera che ognuno si senta vincitore o di aver raggiunto un traguardo.
Ovviamente la formazione di piccoli gruppi richiede maggiore collaborazione affinché l’allenamento sia efficace, ed è qui che ritorna utile ricordare l’importanza della riunione con i genitori ad inizio stagione. Riuscire a formare vari gruppi di genitori che collaborano e si alternano durante gli allenamenti e nell’arco di tutto l’anno, renderà molto più semplice organizzare allenamenti efficaci e divertenti.
Frankie Russo
Articolo pubblicato il 30 marzo 2016
Scrivi commento