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L'importanza dell'aspetto umano

di Frankie Russo

Tra i fattori più intrinseci del baseball, sicuramente il fattore umano tra allenatore e giocatore riveste una importanza fondamentale. Prendiamo come esempio l’ordine di battuta. Con una rosa di tredici giocatori a disposizione, difficilmente 10/12 persone stileranno due ordini di battuta uguali. Ma come? Basta studiare le statistiche, considerare le varie medie ed il gioco è fatto. Ma non funziona così. Perché? Cercheremo di rendere più comprensibile il concetto in questa sintesi di pensieri di Brad Ausmus, giovane manager al debutto con i Detroit Tigers, e con quanto accadde a Joe Torre ai tempi in cui era ancora alla guida dei NY Yankees

 

“Credo che un fattore molto importante per allenare, specialmente nel baseball, è di ricordare che i giocatori non sono solo coloro che vanno in banca ad incassare gli assegni, ma sono innanzitutto esseri umani. E le persone sono soggette a emozioni, specialmente nel corso di una lunga stagione che dura sei mesi. E’ fin troppo facile scorrere le statistiche e dire bisogna fare questo o bisogna fare quest’altro. Quando compili l’ordine di battuta, e anche quando stai formando il roster, è necessario tenere ben in mente il fattore umano.”

 

Allora non bisogna tenere conto delle statistiche? Assolutamente si, in quanto parte integrante della nuova sabermetrica (il riferimento alla rivoluzione informatica di Billy Beane è d’obbligo) . Ma è altrettanto importante considerare un aspetto più complesso, il fattore umano, a sua volta basato sull’intuizione e sulla conoscenza delle persone, la così detta vecchia scuola. Il giusto amalgama tra le due tesi porterà al successo.

 

Ausmus ha passato gli ultimi mesi studiando tutte le statistiche dei suoi Tigers. Ha guardato i video, ha letto i rapporti dei suoi scout, ha parlato con i suoi collaboratori riguardo alcuni giocatori e, con alcuni di essi, si è addirittura incontrato per meglio capire le loro personalità, consolidare il loro legame e conoscere il clima che regna negli spogliatoi.

Ausmus ha anche compilato diversi ordini di battuta con l’aggiunta di molte frecce per indicare lo spostamento dei vari giocatori in differenti posizioni e per offrire più opzioni.

 

“Eh si”, dice Brad “ne ho scritti tanti di ordini di battuta e poi aggiungo sempre una freccia che mi indica che posso spostare un giocatore più su o più giù. Niente è dato per certo, è tutto ancora da definire.”

 

Chi sarà il primo in battuta?

“La verità è che non lo so, ” risponde Ausmus, “per il momento non mi preoccupa più di tanto perché ho diverse soluzioni ed è ancora troppo presto.” In effetti, poi, non conosce neanche personalmente tutti i giocatori.

 

Prosegue il tecnico: “Posso studiare tutte le statistiche che mi aiuteranno a conoscere meglio il loro passato rendimento, posso prendere per buono tutte le informazioni, e posso consultare i miei collaboratori per conoscere le loro opinioni. Ma ci sarà sempre l’aspetto umano da tenere in considerazione. Magari il giocatore X potrebbe sembrare la migliore soluzione, ma poi forse non gli piace essere il primo in battuta, forse gli causa troppa tensione e pertanto non produrrà come nelle aspettative, e probabilmente si sente più a suo agio battendo più basso. Sono tutti aspetti che vanno condivisi con i propri giocatori. Una cosa però è certa, Cabrera sarà terzo e Martinez quarto. Il problema è chi batterà quinto e sesto?”

 

E qui si torna ancora una volta all’aspetto umano. Le statistiche potranno dare tutte le indicazioni che si vuole, si possono interpretare a proprio piacimento, ma determinante sarà il rapporto interpersonale che il tecnico riuscirà ad instaurare con i suoi giocatori. E’ fondamentale il confronto.

 

Le diverse opinioni in merito fu uno dei motivi della fine del rapporto tra Joe Torre e i NY Yankees. Ad inizio stagione del 2006, il GM Brian Cashman aveva deciso di formare il roster in modo diverso rispetto al passato. Secondo Torre, Cashman si stava muovendo con troppa aggressività nella direzione della nuova rivoluzione informatica, trascurando completamente il rapporto interpersonale che l’allenatore aveva instaurato con i giocatori. Ci fu una grossa lite tanto che Torre dopo qualche giorno si recò da Cashman per chiedere scusa, ma l’intesa tra i due non fu mai più la stessa. Nel corso della stagione si verificarono altri scambi di opinione e in uno di essi, alquanto burrascoso e probabilmente decisivo ai fini della fine del rapporto, uscendo dall’ufficio di Cashman, Joe Torre esclamò:

 

“Ascolta Cash, non so per quanto tempo lavoreremo ancora insieme. Ma per il tuo bene e per il tuo futuro, non dimenticare mai che esiste anche l’aspetto umano in questo sport.” A fine anno Torre lasciò.

 

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