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Una indelebile pagina di storia - 2^ parte

Segue dalla 1^ parte

di Paolo Bossi

All’altro capo del filo: Trieste 

Lo scolaro che abitò nelle baracche… e giocò a baseball 

Una “voce” raccolta fra gli ultimi profughi approdati a Trieste e che lì si sono fermati. 

La testimonianza viene da Marino Bosdachin, una carriera sportiva da giocatore nell’Alpina e poi a lungo allenatore con importanti risultati, oggi cultore dell’appassionante storia del baseball e del softball triestini.  L’esodo dei giuliano-dalmati l’ho vissuto di persona - afferma Marino - quando avevo 5 anni e con mamma, papà e fratellino siamo andati via da Buie d’Istria, nostro paese natale, nel gennaio del 1956. Ovvero quando fu lampante che, di lì a poco tempo, anche questa parte del territorio sarebbe passata in modo definitivo alla Jugoslavia”. 

(nella foto in home page Marino Bosdachin con la divisa dell'Alpina Trieste - Foto tratta dal profilo Facebook di Marino)

Giova sottolineare che Buie d’Istria si trovava in quel momento nella cosiddetta “Zona B” del Territorio libero di Trieste, ma con amministrazione jugoslava. Prosegue Marino: “Giunti a Trieste su un camion carico di mobili (con noi viaggiavano altre due famiglie) ci mandarono al Centro raccolta in Portovecchio; dopo un paio di settimane smistati nell’ex albergo asburgico a Sistiana Mare. 

Da lì fummo trasferiti al Campo profughi di Villa Carsia, baracca numero 14, stanza unica per ogni nucleo familiare, ma con docce e gabinetti esterni per almeno 40-50 persone!”. 

 

“Comunque siamo stati fortunati”, commenta oggi Bosdachin. “A breve distanza dalla baraccopoli si trovavano infatti un campo per il baseball e anche uno di calcio. Così, gran parte delle giornate di noi bambini (veramente tantissimi) trascorrevano in quelle strutture sportive”.

 

Lo sconosciuto baseball ebbe subito la massima attrattiva da parte di quasi tutti. Con il passare degli anni, i bambini diventano ragazzotti e vengono tesserati nelle varie squadre giuliane. 

 

1960 - Foto classe 4a elementare di Opicina (solamente tre non sono istriani).

 

Spiega Marino: “L’ultimo a destra tutto in nero sono proprio io. Riconosco: Mario Antonini, Sergio Zottich, Gianfranco Zettin, Willy Ulcigrai, Mario Dubaz, Marino Vocci, Silvio Paoletich, Nevio Jerman, Raffaele Glavina, Odorico Contento, Antonio Bernich. Tutti hanno giocato a baseball”. 

Così continua il racconto di Marino: “Nel frattempo molte famiglie acquisiscono veri appartamenti nel nuovo Borgo San Nazario di Prosecco (ci vive ancora mia mamma). Nel 1964 alcuni giovani sono convocati con la Nazionale Allievi, che a Wiesbaden prende parte al torneo Babe Ruth. Sono Raffaele Glavina (squadra Radici), Giuseppe Perini (squadra Alpina), Angelo Riccobon (Radici) e Sergio Rotter (Radici). Tutti rigorosamente istriani, come il già famoso Gianni Marussich che nel 1966 è con la Nazionale Juniores al campionato europeo di Haarlem. Sempre nel ‘66 la formazione Allievi dell’Alpina è Campione d’Italia e rappresentano l’Istria Lucio Moratto, Sergio Perini, Antonio Cociancich e Gianni Marussich”. 

“Il sottoscritto allora ha solo 15 anni - osserva Marino Bosdachin - e tante soddisfazioni dovevano ancora arrivare. Tornando indietro con i ricordi, quell’esodo forzato dalle case natie fu doloroso per moltissime famiglie, ma lo sport del baseball aiutò noi ragazzi a crescere e nonostante tutto a darci un’infanzia felice. Tengo a precisare che L’Alpina (nella foto) che nel 1973 vinse il titolo italiano di serie B, con prima storica promozione nel massimo campionato, era ricca di talenti istriani: Eddy Babich, Marino Bosdachin, Ennio Buzzai, Bruno Delise, Raffaele Glavina, Giuseppe Perini, Sergio Perini, Gianni e Luciano Marussich, Giuliano Zettin”. 

 

 

Sandra Bosdachin
Sandra Bosdachin

Qualche altro revival personale è consentito a Marino (che tra parentesi è socio del nostro Club di amici). “Rammento la prima partita contro una squadra di fuori regione: a Opicina, nel 1965, veniamo eliminati dal G.B.C. Milano in una gara delle finali nazionali “Allievi”. Non posso dimenticare il mio emozionante esordio nel campionato di serie B a Torino contro la Juventus 48, era il 30 luglio del ‘67. Poi tante stagioni sempre in cadetteria, fino al 1973 quando l’Alpina infarcita di “esuli istriani” entra nella storia del baseball triestino, guidata dal manager Bruno Delise (di Isola): è Campione d’Italia e viene promossa in serie A. Ho vissuto splendidi momenti anche da allenatore portando l’Alpina dalla serie C alla A2 e relativi play-off (nel ‘81-’82-’83). Sempre da tecnico, magnifica esperienza nel softball femminile allenando in “ISL” Porpetto e Hornets San Marino, per ritornare a Trieste al timone della Junior Alpina Blue Devils dove nel 2010 e 2011 guido le ragazze della categoria Under 15 al secondo posto in Italia dietro alle pluri-scudettate del Bollate”

 

Infine ci permettiamo noi di aggiungere due cose. Il titolo italiano serie “cadetta”, che Bosdachin vanta nel ‘73 con l’Alpina, nel 1975 toccò proprio al Novara. In quel campionato, Baseball Novara e Alpina Trieste si incontrarono a Vercelli (campo di casa novarese) e al Soldiers Field. Bosdachin difensore di prima base. E poi, last but not least: Marino è padre di Sandra Bosdachin , gran giocatrice di softball nel periodo 2002-2014: 318 presenze in ISL e 54 Maglie Azzurre Naz. maggiore; due scudetti tricolori, a Caserta e in Piemonte nella Rhibo La Loggia, con cui consegue anche il titolo Europeo per club. 

 

Paolo Bossi

 

Sotto è possibile scaricare il pdf dell'articolo apparso su " Lippanews 22 febbraio 2022"

 

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Commenti: 1
  • #1

    Claudio Claudani (martedì, 01 marzo 2022 17:56)

    …. la storia continua e diventa sempre più avvincente!