
di Redazione
Inizia oggi la pubblicazione di questa serie di scritti ad opera di Michele Dodde. La storia del baseball si sa è una storia infinita. Ecco la prima parte.
Narra la cronaca che il 3 giugno del 1953, durante lo svolgimento dell’83esimo Congresso degli Stati Uniti, i Membri di quel simposio parlamentare all’unanimità dichiararono ufficialmente che l’inventore del moderno gioco del baseball sia stato Alexander “Alick” Joy Cartwright Jr. sfocando così di fatto il mito di Abner Doubleday da più correnti di pensiero considerato il realizzatore del baseball in quel di Cooperstown nel 1839. Tuttavia un’altra cronaca, che si diverte a materializzare il famigerato “in cauda venenum”, tramanda che questa dichiarazione ufficiale non è mai stata riportata sui verbali del “Congressional Record” né se ne fa accenno sia su l’”House Journale” sia sul “Senate Journal”, ovvero le tre pubblicazioni ufficiali del 3 giugno del 1953.
Ancor più c’è la testimonianza di alcuni ricercatori che nel 2016, verificando l’autenticità di un insieme di documenti raccolti in un archivio inventariato dal titolo “Laws of Base Ball”, hanno dichiarato che quegli atti sono stati scritti di suo pugno nel 1857 da Daniel “Doc” Adams, presidente dei New York Knickerbockers, dopo un’accesa assemblea con i dirigenti di ben 14 club della zona di New York. In essi sono verbalizzate le regole del gioco ed in particolare la determinazione dei nove inning, dei nove giocatori sul campo ed infine la distanza tra le basi pari a 90 piedi.

Tra i componenti di quell’assemblea non era presente Alex Cartwright poiché nel 1957 egli stava svolgendo attività politica nelle Hawaii.
Dunque, messo agli atti che non si riesce ad individuare con prove certe chi mai sia stato il padre del gioco del baseball, si evidenzia però la madre certa che è la grande passione che questo gioco ha suscitato e che suscita ancora.
Allora, mentre nel 1848 con la scoperta dell’oro in California si stava dando inizio a quella lunga e sanguinosa saga del Far West, ovvero la guerra contro le tribù indiane, in quello che era diventato il civile Est si veniva consolidando l’attività ludica del baseball nel tempo libero che, iniziata il 19 giugno del 1846 con l’ormai celebre partita giocata presso gli Elysian Fields in Hoboken, New Jersey tra i New York Nine e il club Knickerbockers, si stava ora realizzando in modo definitivo tanto che nel 1849 i Knickerbockers incominciano a fare sfoggio della prima divisa ufficiale del club che consisteva in un pantalone blu, una maglietta bianca ed un cappello di paglia.
Anche gli altri Club così adottarono divise simili cambiando solo il colore delle magliette. Ma era sempre il Club di Cartwright a dettare stile tant’è che nel 1855 il cappello di paglia fu sostituito da un morbido berretto di mohair e la cintura dei pantaloni da una più alta in vernice.
Nel 1857 viene costituita la prima Lega e prese nome come National Association of Baseball Club. Tutte le gare inserite nel calendario della Lega venivano disputate presso il “Fashion Race Course” a New York e gli spettatori potevano assistere allo spettacolo sportivo pagando 50 centesimi.

La stagione agonistica, ad iniziare da quell’anno, era concentrata solo nel periodo luglio – ottobre poiché molti club erano dell’opinione che giocare prima di luglio sarebbe stato troppo faticoso in quanto la temperatura sarebbe stata troppo alta.
E quello fu anche l’anno in cui vennero adottate le regole evidenziate nel manoscritto di Doc Adams.
Nel 1859 la franchigia Brooklyn Excelsiors, al fine di far conoscere e lievitare la passione per il baseball anche negli altri Stati dell’Unione, diventa il primo club ad organizzare un tour dimostrativo e nello stesso anno si costituisce la National Association of Baseball Player con il preciso intento di sottrarsi al predominio locale dei Knickerbockers, generalmente New York e dintorni, per concedersi un più ampio respiro nazionale promuovendo l’ingresso nella Lega anche di Club cosiddetti occidentali. Inoltre avocare a sè il carismatico presupposto di demolire quell’immagine del baseball giocato solo da aristocratici per renderlo soprattutto un gioco del popolo.

Questa nuova filosofia di espansione incomincia anche a delineare giocatori che diverranno icone che si tramanderanno tra aneddoti ed affettuosi punti di riferimento.
Tra questi primeggia nel 1859 Jim Creighton, primo giocatore professionista ed eclettico lanciatore dei Brooklyn Excelsiors. Dotato di un eccellente fisico, che gli permetteva di praticare anche in modo ricercato il criket, Creighton è stato il capostipite di un nuovo stile di lancio che, sommato alla velocità con cui era in grado di lanciare la pallina, rendeva difficile batterla cambiando così di fatto il gioco antico di palline lanciate quasi sempre di facile battuta in un continuo dialogo studiato e perfezionato tra lanciatore e battitore ancora oggi attuale.
Purtroppo all’apice della sua popolarità il 14 ottobre del 1862, durante lo svolgimento della gara contro l’Union of Morrisania, dopo aver battuto un home run, giungendo a casa base accusò un forte dolore con emorragia nell’addome e, condotto prontamente nella casa di suo padre, vi morì quattro giorni dopo all’età di 21 anni. Fu sepolto nel cimitero di Green-Wood di Brooklyn e sulla sua tomba fu eretto un grande monumento di granito riportante il volto del giocatore avvolto da una ghirlanda e poi un paio di mazze incrociate con sopra un cappellino da baseball. Sulla sommità della colonna, sopra la parola “Excelsior”, una pallina da baseball che da allora dà inizio ad una certa mitologia e nostalgia tra gli appassionati del gioco.
Due anni dopo nel 1864 un altro evento scosse l’allora flemmatico mondo del baseball: il seconda base Al Reach, che più tardi diventerà un impresario di abbigliamento sportivo ed editore del “Reach Baseball Guide”, passa alla storia come il primo giocatore a cambiare casacca lasciando il suo “Eckfords Club” per andare ad indossare i colori dei “Philadelphia Athletics” dando così il via alla compravendita dei cartellini
Michele Dodde
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