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L'evoluzione dell'Home Plate Umpire

di Michele Dodde

Nel 1953 Piero Savi, che con grande maestria era riuscito a forgiare un senso comune a quella Legione Straniera che erano i primi umpire italiani, consegnò il maglietto di Presidente dell’allora Comitato Nazionale Arbitri ad Attilio Meda ex emergente arbitro di calcio divenuto in seguito un sanguigno amante del baseball tale da dedicarsi con passione, grande energia ed ampie vedute ad omogeneizzare mentalità, movimenti e postura degli umpire italiani. 

Fu lui dunque il primo a curare nel 1954, unitamente all’allora consiglio direttivo, il primo e completo “Vademecum dell’Arbitro” che ancora presenta la sua validità nelle pagine sia di etica morale sia comportamentale (qui è evidente che fu usato il termine arbitro in quanto i primi umpire erano stati reclutati, per la maggior parte, dai ranghi degli arbitri di calcio mentre è opportuno oggi ribadire sempre più che non si deve usare questo termine poiché per quanto riguarda i direttori di gara sia del baseball sia del softball essi non sono né saranno mai arbitri nel gioco bensì giudici del gioco e la sfumatura è di notevole peso).

Certamente oggi fa sorridere leggere che “… è consigliabile che l’arbitro sia munito di un fischietto a trillo, cioè di quelli con la pallina di sughero. Tale fischietto in nessun caso potrà servire in sostituzione delle segnalazioni ufficiali ma potrà ottimamente essere usato per chiamare in campo le squadre, per sollecitare un rapido raggiungimento delle posizioni da parte dei giocatori durante i cambi o dopo una richiesta di tempo, e per sanzionare la fine della partita…”  ma fa anche meditare il fatto che già in quel primo scritto erano riportare le predisposizioni in dettaglio per una corretta meccanica da adottare da parte degli umpire nel controllo del gioco in diamante.

 

Tuttavia in nessun manuale è mai stata riportata la corretta postura che deve assumere l’home plate umpire per giudicare al meglio i lanci, ovvero come idealizzare la giusta posizione per individuare in modo virtuale la Zona dello Strike, ma solo una sfumata “essere sempre in posizione per vedere ogni situazione”. Dunque ogni home plate umpire inizialmente oggi assume una posizione dietro il ricevitore secondo la propria predisposizione e la propria conformazione fisica; successivamente questa poi viene corretta in seguito a svariati interventi esterni. Questi interventi poi sono diventati più volte oggetto di discussioni in quanto scaturiti da personali forme di pensiero da parte di umpire in chief che, grazie ai loro meriti, avevano raggiunto posizioni di vertice.

 

Tuttavia l’evoluzione della posizione dell’home plate umpire ha storia lunga e per molti segmenti anche affascinante se non ironica. Si va a partire dal 1859. Infatti la prima ideale posizione ci viene tramandata il 15 ottobre di quell’anno dal periodico Harper’s Weekly quando, nel riportare con una tavola esplicativa l’ormai famosa notizia che presso i Campi Elisi di Hoboken, N.J., alcuni giovani stavano giocando a Baseball, precisa nella nota che The Umpire seated in a chair.

 

Questa posizione verrà tenuta anche durante  la Guerra di Secessione (1861-1865) come conferma un dipinto in chiaroscuro della Stokes Collection inerente il gioco del baseball praticato dai prigionieri dell’Unione nel campo di Salisbury. Successivamente è ancora l’Harper’s Weekly il 2 giugno del 1870 a riportare una fase di gioco tra i Red Stockings e gli Atlantics ed a precisare nelle note due particolari curiosità, ovvero "the bare-handed catcher and the top-hatted umpire", ovvero come il ricevitore giocasse a mani nude e l’umpire indossasse sopra una elegantissima giacca un ancor più elegante cilindro come copricapo. La sua posizione era ben dietro il ricevitore e leggermente curva in avanti derivante però dall’allora zona dello strike che investiva pressocchè l’intera figura del battitore.

Comunque in quegli anni altri umpire erano soliti assumere una posizione che oggi susciterebbe più di qualche perplessità. Infatti, come riportato sia dalla brochure del “ The Washington Nationals and Their Grand Tour 1867”  sia la copertina della ballata “Telly One for Me” del 1877, il giudice di gara, sempre elegante con particolare copricapo, si posiziona in piedi difronte al battitore al fine di concordare con i giocatori, e qualche volta anche con gli spettatori, se il lancio fosse da giudicare strike o ball.

 

Tuttavia in quel periodo il notevole gradimento del pubblico ed il verticistico sviluppo fece sì che il baseball da gradevole passatempo divenisse un emergente business e la provenienza dei giocatori non fosse più di sola estrazione aristocratica e borghese ma anche e soprattutto popolare coinvolgendo direttamente anche la figura degli umpire stessi che, ricoperta dapprima dagli anziani dirigenti degli stessi club, ora si desiderava fossero al di fuori delle franchigie come già ipotizzava il “Reach Baseball Guide” scritto dall’ex seconda base dell’Eckfords Club Al Reach nel 1864.

 

Da questi mutevoli antefatti nel 1888  avvenne in modo quasi solenne un radicale cambiamento ad opera dell’umpire “honest” John Gaffney, così chiamato per bravura e tecnica. Infatti egli fu il primo umpire, oltre a firmare un ingaggio annuo di 2500 dollari, più le spese, divenendo di fatto il primo giudice di gara professionista, a decidere di incominciare a dirigere le gare posizionandosi il più vicino possibile dietro al ricevitore. Tutto il mondo arbitrale allora cominciò a dare uniformità al proprio operato ed ai giudizi dimenticando intellettualmente quella prassi comune portata avanti sino al 1884 quando il lancio, del tipo sottomano, vedeva gli umpire, come già detto, concordare con i giocatori se il lancio fosse da giudicare strike o ball

 

Dopo Gaffney fu la volta di Ben Young a delineare per iscritto un codice di etica e quanto fosse importante una scuola tecnica che sperimentasse la postura, i movimenti e l’omogeneità dei segnali sia dell’home plate umpire sia dei base umpire..

 

Le scuole, visto il nascente professionismo, divennero molte e tutte insegnavano all’home plate umpire di posizionarsi il più vicino possibile dietro al ricevitore ricercando un perfetto equilibrio con le gambe piegate, abbassando di fatto il proprio baricentro, sino a portare il proprio viso in linea con quello del ricevitore affinchè le due Zone dello Strike, quella visionata dall’umpire e quella valutata dal ricevitore, idealmente potessero coincidere. E la bravura poi sarebbe derivata dall’avere sempre una zona dello strike costante unitamente ad un proprio intrinseco stile comunicativo per i giocatori ed il pubblico (mirabile qui ricordare il film “Una pallottola spuntata” del 1988 dove un esilarante Leslie Nielsen impersona in modo eccezionale e con la dovuta ironia proprio un home play umpire…).

Anche in Italia le prime iniziali posizioni dell’home plate umpire furono ricercate dai nostri direttori di gara ricalcando le immagini che provenivano dagli Stati Uniti e in più di qualche Delegazione che andava per la maggiore, mi riferisco a Nettuno, Milano, Bologna e Trieste, si cercava di individuare, e poi insegnare, la più attinente postura: piede e ginocchio della gamba destra quasi in prosecuzione di quelli del ricevitore con il piede e ginocchio della gamba sinistra portato leggermente in avanti a lato del ricevitore. Questa posizione permetteva di avere una maggiore area per il baricentro del corpo e quindi un più consono equilibrio oltre a consentire una maggiore spinta nell’effettuare la chiamata o movimentarsi nel controllare lo sviluppo del gioco.

Verso la fine degli anni settanta, l’avvento della scuola cubana con Alfredo Paz quale umpire in chief incominciò a modificare questa impostazione richiedendo che l’home plate umpire si posizionasse dietro al ricevitore con i piedi e le ginocchia parallele in ideale prosecuzione di quelle del ricevitore e con la testa leggermente più in alto dello stesso al fine di avere una maggior visione della Zona dello Strike e con le ginocchia acquisire le sensazione di poter bene individuare i limiti perpendicolari della stessa.

 

In seguito invece la notorietà raggiunta da Pam Postema (foto da Tuttobaseball/Softball), prima donna a dirigere gare nella Major League, con la sua particolare postura (gamba sinistra flessa e gamba destra allungata indietro quasi a contatto del terreno) fece sbiancare la dottrina di Paz, in verità poi neanche del tutto condivisa dall’alter ego cubano che era il compassato umpire Montesino.

 

Quando poi negli anni ottanta nacque la scuola per gli umpire designati a dirigere le gare di softball, importanti furono le indicazioni e l’impostazione dettata dall’ospite al primo clinic del settore, l’umpire in chief dell’Ohio Bill Thomas che privilegiava la testa leggermente più in alto di quella del ricevitore per meglio monitorare i lanci provenienti dal sito negativo e soprattutto il movimento delle braccia che dovevano ben rispecchiare la sequenza vedere, pensare, chiamare, ovvero alzarsi con il corpo e contemporaneamente portare il braccio sinistro al petto ed infine effettuare la chiamata, se strike, portando il braccio destro in alto.

 

Ora le posizioni che assumono gli home plate umpire danno la sensazione di un ibrido dei diversi pensieri tra cui non si dissociano quelli dei vari commissari, resta però sempre valido il suggerimento che dette una volta l’umpire statunitense Theo Ravashieire nel delineare la sua posizione, ovvero quella di “monitorare con l’ampiezza delle ginocchia i segmenti verticali della zona dello strike mente aiutarsi con la fessura superiore della propria maschera a idealizzare i segmenti paralleli della stessa che, essendo variabili, indicheranno loro all’umpire la perfetta postura da adottare”.

 

Ecco perché dunque è importante che l’umpire segua sempre quella regola non scritta che recita: “essere sempre in posizione per vedere ogni situazione”

 

Michele Dodde

 

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Commenti: 1
  • #1

    nordhal1947@gmail.com (domenica, 15 aprile 2018 10:27)

    michele ti sei superato con questo articolo.E'un messaggio da divulgare.bravo,bravo veramente bravo e detto da un semplice caporale, vale molto mio Generale. Un abbraccio TERZABASE.