· 

Il baseball sul grande schermo - n° 7

di Michele Dodde

6^ parte5^ parte -  4^ parte - 3^ parte  2^ parte - 1^ parte

Il cinema muto dunque fece man bassa sull’utilizzo di giocatori allora già icone nelle figurine sia per attirare maggiormente gli spettatori sia per risparmiare nella sceneggiatura. Tra i tanti sono apparsi sullo schermo anche Hal Chase, Frank Change, Frank “Home Run” Baker, , Christy Mathewson, John McGraw, Ty Cobb. Il sonoro invece, più tecnicamente dotato, richiedeva una recitazione ed una voce ben studiata e pertanto diminuì considerevolmente la loro presenza sugli schermi. Nel decennio successivo infatti, ovvero dal 1931 al 1940, il sonoro guidò scelte e tematiche differenti per cui al baseball restò solo la programmazione di 18 film ma tutti di pregevole fattura. Tra essi il primo noir inerente il mondo del baseball, ovvero “Death on the Diamond” (1934) tratto da un racconto di Cortland Fitzsimmons laddove il lanciatore Larry Kelly ( in arte Robert Young) si trova coinvolto e quindi ad indagare su chi cerca di uccidere i membri della sua squadra, i St. Louis Cardinals.

Un giallo interessante e ben diretto da Edward Sedgwick con l’affermazione dell’esordiente Ted Healy nel ruolo dell’umpire Terry “Aragoste” O’Toole. Di seguito il noto “Alibi Ike” (1935) prodotto dalla Warner Brothers e tratto da un racconto di Ring Lardner giornalista del Saturday Evening Post. Diretto da Ray Enright ed interpretato da Joe E. Brown ed una giovanissima esordiente Olivia de Havilland, il film, considerato una delle migliori commedie romantiche di baseball di tutti i tempi, tratta di un lanciatore sempre pronto a trovare scuse a sua discolpa sino a quando suo malgrado viene coinvolto nel gioco d’azzardo. Il finale poi è carismatico. 

Di altro tenore “Dizzy-Daffy” (1935), un corto di 20 minuti interamente imperniato su una comica partita. Prodotto dalla  Vithafone e diretto da  Lloyd French, è il comico Shemp Howard che si destreggia tra la bravura vera dei lanci di Jerome “Dizzy” Dean, sulla vita del quale poi nel 1952 verrà girato il film “The Pride of St. Louis” dalla Twentieth Century-Fox diretto da Harmon Jones ed interpretato da Dan Dailey come Dizzy, e la millanteria altrettanto vera di Paul “Daffy” Dean. 

Nella foto Rita Hayworth (ricevitore) in una scena del film “Girls Can Play” (1937)
Nella foto Rita Hayworth (ricevitore) in una scena del film “Girls Can Play” (1937)

In questo periodo grande interesse incominciò a suscitare anche il Softball, nato di fatto nel 1887 a Chicago presso il Ferragut Boat Club, con “Slide, Nellie, Slide” (1936) diretto da Murray Roth per The Vitaphone Corp., “Gracie at the Bat” (1937) diretto da Del Lord per la Columbia Picture con Andy Clyde e Louise Stanley  e “Girls Can Play” (1937) scritto e diretto da Lambert Hillyer sempre per la Columbia. 

 

Nel primo sono due squadre femminili di Softball che si fronteggiano in una esilarante gara, nel secondo tutte le intuibili tragicomiche problematiche di un manager a dirigere una squadra femminile mentre nel terzo è ancora un dramma criminale che si consuma nell’omicidio di una giocatrice. Particolare interessante in questo film di 60 minuti: a fianco di di Charles Quigley e l’appariscente Jacqueline Wells (che in seguito cambierà il nome d’arte in Julie Bishop) debutta l’avvenente e giovanissima Rita Hayworth che sembra naturale nel suo ruolo di capitano e giocatrice di Softball. 

A chiudere il decennio il film “The Heckler” (1940), un corto di 20 minuti che subirà poi una riedizione nel 1946 con il titolo “Mr. Noisy” diretto da Edward Bernds ed interpretato dall’allora noto comico Shemp Howard.

 

The Heckler, distribuito ancora una volta dalla Columbia e diretto da Del Lord, vive con una magistrale interpretazione di Charley Chase che in una partita di baseball da sanguigno fan, oggi diremmo ultras, infastidisce pubblico e giocatori con insulti irriverenti e quant’altro.

 

I critici furono oltremodo favorevoli verso il film, pieno di trovate e battute, e l’attore felicemente attagliato in questo ruolo tanto che il pignolo critico Leonard Maltine, oltre a considerarlo la migliore interpretazione di Chase ne ha anche caldeggiato l’immissione ne: Il Libro dei Grandi Corti.   

 

 

Michele Dodde

 

 

Segue

 

Articolo pubblicato il 10 febbraio 2015  

Scrivi commento

Commenti: 0