La donna nascosta che classificò il baseball

Nella foto Eliza Green Williams
Nella foto Eliza Green Williams

di Allegra Giuffredi

E.G. Green, è lo pseudonimo sotto le cui spoglie si è nascosta per circa dieci anni la prima donna classificatore della storia del baseball statunitense e forse anche mondiale. Agli albori del baseball i classificatori erano perlopiù dei giornalisti, che rivestivano questo ruolo per guadagnare qualche dollaro, ma siccome, ad un certo punto, nel 1882, si poté evitare di rivelare chi rivestisse questo ruolo, per evitare grane con i giocatori e i tifosi, il presidente dei Chicago White Stockings – odierni Cubs - Albert Spalding (1849 - 1915) decise di assoldare in questo compito, così delicato, una donna, vale a dire Mrs Eliza Green Williams (1851 – 1926), ossia E.G. Green. Spalding fu particolarmente innovativo nella scelta del classificatore e se pensate che ancor oggi l’omonimo marchio è un’icona di stile e di buon gusto in tutto il mondo, capite quanto l’imprenditore avesse l’occhio lungo …. ma torniamo alla nostra storia, ossia all’altrettanto intraprendente classificatrice. 

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I Boston "Red Caps"

Nell'immagine Jim O’Rourke giocatore dei Boston Red Caps (1876)
Nell'immagine Jim O’Rourke giocatore dei Boston Red Caps (1876)

di Andrea Salvarezza

Già il nome dice molto: la NL era un’associazione di club, non di giocatori. Con essa la separazione tra manager/dirigenti e giocatori divenne netta e definitiva, come del resto chiarì da subito la costituzione di Bishop e Hulbert, adottata al termine di un’intensa giornata di confronti, affermando l’intenzione di proteggere e  promuovere i «mutual interests» di club e giocatori: fino al 1876 l’interesse dei ballplayers era lo stesso delle squadre, club e giocatori erano una cosa sola e non c’era alcun bisogno di affermare la volontà di coniugare questi due interessi, poiché essi venivano a coincidere. La National League affermava invece esplicitamente l’esistenza di uno iato all’interno della “baseball fraternity”, di una scollatura che avrebbe presto portato ad una guerra di posizione frontale tra proprietari («capital») e giocatori («labor»): come avrebbe affermato Spalding: «The idea was as old as the hills; but its application to Base Ball had not yet been made. It was, in fact, the irreprensible conflict between Labor and Capital asserting itself under a new guise»

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Tutti vogliono qualcosa

di Paolo Castagnini

Cari amici con l'arrivo dell'estate e per trovare qualche pausa dai campi di baseball/softball assolati, immersi nell'aria condizionata di un cinema oggi vi consiglio un film, non propriamente di baseball, ma comunque ambientato in un college americano dove il protagonista è una nuova recluta della squadra di baseball. Film divertente e promosso dalla critica sia americana che italiana. Eccovi la presentazione e alcune recensioni. Il film è in programmazione in questi giorni.

Tutti vogliono qualcosa - Richard Linklater - Da commingson.it

Nel 1980 Jake Bradford si trasferisce al college e prende possesso di un'abitazione insieme ai suoi compagni della squadra di baseball universitaria. Tra cameratismi e qualche conflitto interno al gruppo, tra notti folli alla perenne ricerca di conquiste femminili, Jake inizia un percorso di crescita che lo porterà anche a trovare l'amore.

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Il connubio Baseball e Arte

Paul Clemens - Two Umpires (1938)
Paul Clemens - Two Umpires (1938)

di Michele Dodde 

Il Baseball nell’Arte o l’Arte nel Baseball?

 

Il connubio si semplifica se si considera che entrambi sono frutto di un’aristocrazia del pensiero e sviluppo di una manualità fuori dal comune. In effetti il baseball è stato un pregevole soggetto per litografie, quadri e sculture che hanno contribuito non poco a dare carisma alla disciplina sportiva ed alla sua divulgazione ma di concerto a sublimare anche la qualità dei tratti di molti artisti divenuti poi famosi o dimenticati tra le pieghe del manierismo. Sicuramente è divenuta interessante la ormai celebre litografia a colori del 1866 realizzata da Carrier and Ives raffigurante la gara di campionato del 3 agosto del 1865 tra le formazioni degli Atlantics e dei Mutuals, i primi vinsero per 13 a 12, presso gli Elysian Fields in Hoboken, New Jersey. Licenziata come “The American National Game of Base Ball” essa mostra la visione completa di un campo di gioco, la particolare divisa delle squadre, la quasi nulla attrezzatura

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Il Torneo delle Regioni

Una fase della partita Allievi Toscana - Emilia Romagna (foto tratta dal sito www.alessiobaroncini.it - Oldmanagency)
Una fase della partita Allievi Toscana - Emilia Romagna (foto tratta dal sito www.alessiobaroncini.it - Oldmanagency)

di Paolo Castagnini

Una piccola comunicazione ai lettori. Chiedo scusa per le poche pubblicazioni di questi giorni, ma sono stato presente al Torneo delle Regioni che per me è una o forse la più importante manifestazione del baseball e softball italiano. Guardando questi ragazzi e ragazze giocare si possono fare le maggiori considerazioni di come e dove siamo a livello tecnico in Italia. Purtroppo per troppe persone che contano così non è (piccolo sfogo personale) 

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Base running

Nella foto Dee Gordon Los Angeles Dodgers (Jayne Kamin-Oncea-USA TODAY Sports)
Nella foto Dee Gordon Los Angeles Dodgers (Jayne Kamin-Oncea-USA TODAY Sports)

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito theseason.com

Alcune regole basilari per la corsa sulle basi

Sapete qual è la differenza tra un discreto corridore e uno molto bravo? L’opinione di Chance Beam, proprietario del Titans Sports Academy, è che bisogna saper leggere il lanciatore avversario. Come si muove con la testa, come si muove con le mani, come si muove con il corpo. Beam certamente deve avere un'ottima esperienza se la sua squadra contro lanciatori destri aveva una percentuale del 96% di successo nel periodo in cui lui era capo allenatore.

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Luca Tesselli firma per University of Mount Olive

Nella foto Luca Tesselli "vestito" da ricevitore
Nella foto Luca Tesselli "vestito" da ricevitore

di Paolo Castagnini

E' una notizia dell'ultima ora e Baseball On The Road la presenta con grande piacere.

Luca Tesselli nel 2013 si era rivolto a noi con un grande sogno: Studiare e giocare  a baseball negli Stati Uniti.  Luca è partito nell'agosto del 2013 per quest'avventura e quest'anno si è diplomato presso la Santa Maria Goretti High School di Hagerstown nel Maryland. Oltre al baseball, dove ha raggiunto l'ambito premio di "Giocatore dell'anno 2016", Luca ha ottenuto ottime valutazioni accademiche. Per quanto riguarda la sua esperienza di baseball player in High School Luca ha terminato la stagione con ottime stats. In battuta: AVG .453  /  OBP .550 / OPS .1066  /  17 RBI . Ha rubato 14 basi su 16 e come ricevitore una media difesa di .966 con 5 CS su 13, ma la più grande soddisfazione è di certo il riconoscimento di Player of the Year 2016

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Ciao Bianca!

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La Banda di Jesse James

di Michele Dodde 

Di baseball si può sempre parlare tra una tazzina di caffè e l’altra ma per poterne gustare una essenza particolare necessita allora un buon bicchiere di vino possibilmente invecchiato. Ebbene, se si vogliono vedere delle eccezionali sequenze di un baseball d’annata allora paradossalmente dobbiamo andare a vedere il film “La Banda di Jesse James”, crepuscolare western magistralmente diretto nel 1971 dal regista Philip Kaufman, e dallo stesso sceneggiato sino alle personali caratterizzazioni, con Robert Duval e Cliff Robertson a dare carisma a questa ennesima versione dell’ormai leggendario e romantico bandito.

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Quando Babe Ruth rubò la scena a Ty Cobb-2

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito Sports Illustrated  2^ parte

In coincidenza  dell’utilizzo del nuovo materiale per la costruzione della palla (1919), Cobb occupava il quarto posto in popolarità nello sport dietro a:

3) l’introduzione delle chiamate arbitrali;

2) il campione dei pesi massimi Jack Dempsey;

1) Babe Ruth.

Ovviamente numero uno e tre erano correlati. Ruth all’epoca giocava come esterno per Boston nei giorni in cui non lanciava, in modo di poter contare sempre sulla sua battuta. Ruth impugnava la mazza fin giù al pomello  e la girava violentemente con un movimento dal basso verso l’alto con tanta forza che a volte gli spikes rimanevano inchiodati a terra causandogli forti dolori alla schiena, mentre molto differentemente Cobb accorciava la mazza e la impugnava con le mani separate. Quando Ruth faceva contatto i risultati erano deliranti. Dopo aver guidato la lega con 11 fuoricampo e vinto il titolo mondiale nel 1918 con i Red Sox nella ridotta stagione causa la Grande Guerra, Ruth ne realizzò 29 nel 1919, rompendo il record di 27 stabilito da Ned Williamson dei White Stocking nel 1884. Fu allora che Ruth divenne il fenomeno nazionale.

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Who's on First?

La difesa dei Dodgers contro San Diego (Denis Poroy/Getty Images)
La difesa dei Dodgers contro San Diego (Denis Poroy/Getty Images)

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito nytimes.com 

Who's on First? Chi gioca in Prima?

Andando indietro in un tempo non troppo lontano, osserviamo che azioni che una volta erano nella norma, oggi non sono più ammesse. Per esempio, la scivolata troppo aggressiva sulle basi per "rompere" un doppio gioco era all’ordine del giorno, oggi non è più ammessa. Capitava pure che il prima base posizionava un piede fuori la linea di foul, ora non più. E adesso, a tutto ciò, si è aggiunto lo shift difensivo che sembra ormai divenuto un ordinario posizionamento.

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Feast of Love

di Michele Dodde 

Feast of Love è un film che non avrà mai il pass per essere inserito nella lista di quelli sportivi da una critica sempre attenta e scrupolosa, tuttavia così come nel movie Cardiofitness il baseball andava a chiudere una ispirata quanto visionaria storia, in Feast of Love è una intrigante sequenza di una partita di softball a dare inizio a particolari vicissitudini che nel complessivo vengono catalogate di tipo drammatico o romantico.

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La nascita della National League

Il primo logo della National League
Il primo logo della National League

di Andrea Salvarezza

Se la dinamica di gioco delle partite era certamente molto simile a quella di oggi, per quanto riguarda la struttura interna dei club si era ancora molto distanti dall’assetto odierno: non esistevano metodi sistematici o un’organizzazione di scout per il reclutamento dei giocatori, e negoziazioni e assunzioni di giocatori avvenivano prevalentemente tramite scambi di lettere. Il metodo più facile di assicurarsi giocatori per i club professionistici era quello di assoldare i migliori dilettanti; le squadre giovanili («junior club») avevano una loro associazione nazionale e giocavano tra  loro regolarmente, ma solo i Brooklyn Excelsiors utilizzavano i giovani come serbatoio per la prima squadra. 

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Utility: opportunità o maledizione?

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito The Season

La versatilità è una caratteristica singolare nel baseball che può essere un requisito molto utile, ma nello stesso tempo una maledizione, sia per il giocatore che per il coach. La situazione ideale per un giocatore versatile è quando si trova a suo agio giocando in due o più posizioni, e il coach non ha riserva alcuna a schierarlo in nessun di quei ruoli. Ma non è un’abilità comune a tutti  i giocatori. Infatti Paul Gibson, coach alla Bell High School Baseball in Texas, ha una sua teoria: “A volte incorriamo in un ragazzo che non riusciamo ad individuare subito se è meglio utilizzarlo come esterno, interno o anche ricevitore.  In questi casi facciamo lavorare il giocatore in tutte e tre posizioni durante la fase di sviluppo dei fondamentali e cerchiamo di capire dove si adatta meglio.”

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Quattro maestri, quattro amici

Nella foto Carmelo Pettener al'induzione alla Hall of Fame
Nella foto Carmelo Pettener al'induzione alla Hall of Fame

di Michele Dodde 

Tra le pagine andate della Storia del Baseball e Softball italiani più volte sono apparsi nomi che poi il tempo ha sbiadito se non cancellati. Eppure quelli di Attilio Meda, Carmelo Pettener, Franco Faraone ed Alfredo Riva resteranno iscritti se non su bronzo di certo nei cuori di chi accanto a loro ha operato. Di certo i giovani Umpire di oggi non li hanno conosciuti, qualche altro ne avrà sentito parlare per appartenenza, tuttavia è giusto rimarcare come il settore degli Ufficiali di Gara devono a loro molto  sia per il loro carisma sia per i loro insegnamenti. 

Milanese il primo, triestino il secondo, nettunese il terzo e bolognese il quarto, tutti sono stati accumunati da una grande passione verso lo squisito senso di appartenenza al settore dei giudici di gara e furono reali punti di riferimento per l’intero settore. E tutti hanno delineato la loro azione ed il loro operare in modo indelebile tra i tanti colleghi che hanno avuto la fortuna di averli maestri sui diamanti così come nella quotidianità della vita. 

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Quando Babe Ruth rubò la scena a Ty Cobb-1

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito Sports Illustrated  1^ parte

Tyrus Raymind Cobb è stato il più grande battitore di tutti i tempi, la sua media battuta in carriera di 366 in 23 stagioni giocate è ancora la più alta di sempre. Questa impresa non può essere attribuita semplicemente ad un miglior coordinamento occhio-mani; ciò che si dimostra realmente è che Cobb sapeva come doveva battere in quella particolare epoca, proprio come Adrian Constatine Anson e George Herman Ruth, che rispettivamente lo precedettero e lo seguirono. Anch'essi infatti capirono, intuirono quale era il migliore approccio del loro momento. Anson, nato nel 1852, e the Babe, 1895, cercarono di trasmettere un nuovo stile. Anson, uomo dal fisico possente, batteva violente line-drive e realizzò 21 fuoricampo nel 1884 per i Chicago White Stockings. Anche se giocavano in uno stadio relativamente piccolo  non era comunque un evento comune. Cobb, nato nel 1886, seppure con un fisico robusto, alla strenna di Ted Williams al quale si assomigliava anche caratterialmente, riteneva che non erano i muscoli il punto focale. 

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Anchorman

Nella foto il commentatore Vin Scully
Nella foto il commentatore Vin Scully

di Allegra Giuffredi

Di recente Vin Scully (1927), storico commentatore dei Dodgers, sia della East, che della West Coast, ha appeso il microfono al chiodo per così dire, ritirandosi, in verità, a fine stagione, alla veneranda età di ottantotto anni. Con lui va in pensione una delle voci memorabili del baseball statunitense, vale a dire colui che, tra l’altro, commentò la partita perfetta di Sandy Koufax (1935) e la storica mancata presa di Bill Buckner (1949) nella famosissima partita che assicurò ai Mets le WS, quando ormai bastava un solo eliminato ai Red Sox di Boston per vincerle …. 

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Cardiofitness

Nella foto Federico Costantini interpreta il giovane giocatore di baseball innamorato
Nella foto Federico Costantini interpreta il giovane giocatore di baseball innamorato

di Michele Dodde 

Nonostante la mia ricerca Il Baseball sul Grande Schermo” abbia avuto il pregio di rintracciare e catalogare ben 312 film a partire dal 1899 con “Casey at the Bat”, curato dalla Edison Production,  per finire con gli ultimi “Playing with the Enemy” e “The Sons of Summer” che sono entrati in circolazione quest’anno, mi duole dover confessare che mi era sfuggito un film di particolare fattura, insolito nella sceneggiatura e con un finale interamente dedicato ad una fantasiosa partita di baseball. Ancor più per la scelta del protagonista che si vuole sia un giovane quindicenne giocatore di baseball. 

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Il baseball è all'inizio di un rinnovamento?

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito ESPN.COM

Cosa succederà con l’innalzamento della zona dello strike?

 

Iniziamo un percorso insieme, un percorso nel mondo del baseball, un percorso che non può essere fatto in aereo o in auto, un percorso nell’immaginazione. Un percorso nel futuro visto dal commissario Rob Manfred e dai suoi collaboratori. Persone che stanno revisionando il baseball.

La loro missione è di preservare l’essenza di quello sport che abbiamo conosciuto e amato per decenni, ma anche trovare una risposta più confacente a quella unica e semplicistica che ci ha attanagliato attraverso gli anni: Perché -è-così-che-è-stato-sempre-fatto.

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La nascita delle statistiche

di Andrea Salvarezza

La NAPBBP introdusse una nuova regola per il campionato nazionale, nonché un concreto e tangibile “titolo” di Campione degli Stati Uniti rappresentato da un vessillo (pennant) che andava alla squadra vincitrice: tutte le squadre si sarebbero affrontate in una serie al meglio di tre partite su cinque e al termine degli incontri il titolo sarebbe andato alla squadra che avesse vinto più partite (o, in caso di parità negli incontri vinti, a quella con la miglior percentuale di vittorie).  Tuttavia non era previsto un calendario ufficiale, stilato o comunque approvato dall’Asssociazione,   e le squadre si organizzavano spontaneamente: pertanto regnava una discreta confusione, poiché alcune squadre non giocavano contro tutte le altre, soprattutto per via dei costi eccessivi causati dai trasferimenti. 

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Quando un'immagine comunica più delle parole

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Gli Indimenticabili - 15^ parte

Nella foto Bruce Bierman eletto nella Hall of Fame del softball canadese nel 2015
Nella foto Bruce Bierman eletto nella Hall of Fame del softball canadese nel 2015

Storia della Italian Umpires Association

di Michele Dodde 

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 11^ 12^ 13^ 14^

Il ritorno in ambito del CNA da parte di Enrico Carlini, ex umpire in esilio volontario a seguito della nota querelle del 1978, coincise con l’incarico di responsabile della Commissione Softball. Con le sue nuove iniziative, questa  ebbe una ulteriore spinta professionale realizzando uno stage di perfezionamento per diciotto Ufficiali di Gara presso la prestigiosa scuola del softball canadese a Toronto dall’8 al 14 agosto del 1986. 

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