
Per dare vita al nostro movimento sportivo, basta davvero poco. Qualche tempo fa, infatti, è stata data particolare enfasi ad una presa sì spettacolare, ma che francamente nel baseball, per chi lo pratica e lo tifa, si vede più frequentemente di quanto si possa credere. Mi riferisco alla presa effettuata da Denzel Clarke, esterno degli Athletics, all’Angel Stadium di Anaheim, in California; Clarke ha scalato la recinzione ed ha letteralmente risucchiato una palla che stava dando il fuoricampo al prima base degli Angels, Nolan Schanuel.
A parte che questo Clarke pare non sia nuovo a prese così risolutive, le difese delle squadre americane e non solo per la verità, sono sempre e da sempre foriere di frazioni spettacolari come quella tanto reclamizzata, ma qualche volta c’è chi decide di reclamizzare on line qualche azione più di altre e questo è un bene per il nostro gioco, perché io spero sempre che qualcuno si incuriosisca e chissà …
Talvolta poi anche un cappellino può far la differenza; ebbene sì!

Come molti sanno, il magnate di Amazon, Jeff Bezos ultimamente ha impalmato la sua bella in quel di Venezia, tra molte polemiche, ma a me dell’evento ha colpito soprattutto il cappellino da baseball di uno degli invitati VIP allo sposalizio, vale a dire Leonardo Di Caprio.
Leo Di Caprio, noto attore di origine italiana che sembra, nei giorni a seguire il ricco “mariagio”, sia stato individuato anche sul Delta del Po a pescare colloquiando amabilmente con i locali sulle migliori tecniche per meglio eseguire l’autoctona pratica ittica, ha sempre indossato un cappello da baseball ben calato sugli occhi, pare al fine di evitare di dover fare selfie.
Al matrimonio “bezosiano” il cappello era di colore nero con l’iconica LA intrecciata dei Los Angeles Dodgers … ma ve lo immaginate da noi se mai sarebbe possibile indossare un cappellino così al matrimonio di un amico? Già mi vedo e mi sento i commenti delle madri della sposa e/o dello sposo e la riprovazione generale degli invitati.
Ad ogni modo anche questo fa brodo, perché quel cappellino così inopportuno è stato visto e rivisto ovunque nel mondo e ha fatto discutere, introducendo comunque e seppure di sfuggita, il discorso anche sul baseball, pur se in effetti il tutto, alla fine, si può ricondurre ad una scelta di stile.
E di stile si parla anche all’All Star Game.
Ogni anno, come noto a chi di baseball ne sa, le Majors si interrompono per dar vita al “Midsummer Classic” tra l’American League e la National League durante il quale vi è tra l’altro l’Home Run Derby ed alla fine un incontro tra le due squadre formate dai giocatori più votati, nei rispettivi ruoli, delle rispettive Leghe dai tifosi di baseball americani e non solo.
Per i miei Cubs, quest’anno c’erano Matthew Boyd, Kyle Tucker e Pete Crow-Armstrong (PCA), giocatore velocissimo, ottimo in difesa e bravo anche alla battuta.
PCA, giocatore su cui i Cubs hanno investito moltissimo e che hanno aspettato, credendoci molto, corre come un dannato, va in base e spesso le ruba o difende anche lui, come Clarke facendo delle prese spettacolari, ma in questo caso PCA si è distinto, con al braccio la sua fidanzata, per il completino casual chic chiaro consigliatogli dal suo stylist e che ha indossato sul red carpet introduttivo a tutta la kermesse.
Oltre a PCA anche Shōhei Ōtani, il giocatore a cui sono state sommessamente dedicate le Tokyo Series di quest’anno tra i Dodgers di Los Angeles e i miei Chicago Cubs, a discapito di Shota Imanaga, Seiya Suzuki e Yoshinobu Yamamoto che per quanto nipponici non se li filava nessuno … ma a parte queste considerazioni, anche Ohtani, come si diceva, si è distinto sul red carpet indossando sneakers “all white” su un outfit scuro doppio petto dai bottoni colorati con una camicia senza collo … alla coreana, perché il baseball è anche questo: il baseball è moda!
E speriamo divenga di moda un po’ meno sporadicamente anche in Italia!
Allegra Giuffredi
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