Il manager della Nazionale U12 Stefano Burato ci racconta l'Europeo

nella foto gli azzurrini 2025 (foto da FIBS)
nella foto gli azzurrini 2025 (foto da FIBS)

nella foto gli azzurrini 2025 (foto da FIBS)

di Paolo Castagnini

Si è concluso da pochi giorni l'Europeo U12 dove la Nazionale italiana guidata da Stefano Burato ha conquistato una prestigiosa medaglia d'argento perdendo la sola partita di finale con la Repubbloca Ceca. La categoria U12 negli ultimi anni a livello europeo è stata praticamente appannaggio di Rep. Ceca, Germania, Olanda e Italia. Nel 2021 l'Italia conquistò la medaglia d'oro, poi quarta nel 2022, bronzo nel 2023, ancora quarta del 2024 e argento quest'anno. Le altre nazioni citate in particolare la Repubblica Ceca si sono divise gli altri podi. Il 7 luglio abbiamo pubblicato un'intervista a caldo al Pitching Coach Alessandro Rosa Colombo, oggi passato qualche giorno, abbiamo voluto sentire il parere del Manager Stefano Burato soffermandoci soprattutto sulla battuta e sul futuro dell'attività giovanile di vertice in Italia.

Per prima cosa complimenti ai ragazzi, a te e al tuo staff per la medaglia d’argento in questo europeo. Nel complesso come hai trovato la Nazionale azzurra rispetto ad altre squadre che avevi accompagnato agli Europei negli anni passati?

Grazie per i complimenti. Rispetto alle edizioni passate, credo che questi ragazzi si siano presentati all’Europeo con una preparazione più solida, sia dal punto di vista tecnico che mentale. Abbiamo lavorato intensamente nei giorni precedenti, ma un ruolo fondamentale lo ha  avuto anche la partecipazione ai tornei internazionali ai quali hanno partecipato; esperienze che gli hanno permesso di confrontarsi con squadre di alto livello, acquisire sicurezza e crescere come atleti. I ragazzi sono arrivati più tranquilli nell’affrontare ogni avversario e più pronti a reagire nei momenti di difficoltà. Questa consapevolezza e maturità sono state determinanti nel nostro percorso.

 

Foto da FIBS
Foto da FIBS

Se escludiamo la finale con la Rep. Ceca possiamo dire che il cammino azzurro è stato positivo?

Assolutamente sì, il cammino della squadra è stato estremamente positivo. E aggiungo che lo è stato anche nella finale contro la Repubblica Ceca, almeno finché abbiamo avuto energie sufficienti sul monte di lancio. Purtroppo, durante il torneo, abbiamo dovuto rinunciare al lanciatore che avevamo designato per la semifinale, e questo ci ha costretto a rivedere tutta la rotazione. Siamo arrivati un po’ corti sul monte nella partita decisiva, e questo ha influito.

Va detto con onestà che la Repubblica Ceca ha meritato comunque la vittoria: hanno giocato una grande finale. Ma senza quella difficoltà sul monte, probabilmente il divario non sarebbe stato così ampio.

 

La partita con l’Olanda in particolare è stata molto emozionante

Sì, la partita con l’Olanda è stata davvero molto emozionante, una delle più intense dell’intero torneo. Dopo un ottimo inizio, con un vantaggio per 2 a 0, ci siamo trovati improvvisamente a subire 5 punti in un momento in cui avremmo potuto uscirne senza subire nulla. Questo anche a causa di una regola diversa: in tutta Europa, anche nell’U12, sul terzo strike se il ricevitore perde la palla, l’azione rimane viva come nel baseball "vero". Solo in Italia il battitore è considerato automaticamente eliminato. Nel nostro caso, con le basi piene, il ricevitore ha buttato la palla al lanciatore anziché toccare casa base o tirare in prima. Questo ha permesso all’Olanda di pareggiare e, nell’azione successiva, di segnare altri tre punti su un triplo. È stata una vera mazzata, che avrebbe messo in difficoltà qualsiasi squadra. Ma i nostri ragazzi sono stati straordinari: si sono compattati, hanno reagito con carattere e si sono riportati in vantaggio 7 a 5. L’Olanda ha pareggiato di nuovo nell’attacco successivo, ma ancora una volta abbiamo avuto la forza di rialzarci e chiudere la partita con una grande vittoria per 10 a 7.

Una partita bellissima, intensa, giocata con il cuore.

 

Nella foto Davide Gennari
Nella foto Davide Gennari

I lanciatori sono andati bene mi sembra ottenendo una media PGL di 5.11 e anche la difesa con 7 errori totali in tutte le partite.

Sì, siamo molto contenti sia del rendimento dei lanciatori che della difesa. La media PGL di 5.11, in un torneo come questo e con avversari di alto livello, è sicuramente positiva. Il monte di lancio è andato anche oltre le aspettative: tutti i ragazzi hanno dato il massimo e, cosa molto bella, ognuno ha tirato fuori la sua miglior prestazione proprio nel momento giusto. Gennari, in particolare, ha chiuso l’Europeo con numeri molto positivi: le statistiche lo hanno indicato come il miglior lanciatore della competizione, un riconoscimento che valorizza il lavoro fatto da lui, dai suoi allenatori e da tutto il reparto.

La difesa è stata uno dei nostri punti di forza fin dall’inizio del percorso e lo ha confermato anche durante l’Europeo, con soli 7 errori in tutte le partite giocate. Una solidità che ha dato fiducia all’intera squadra..

 

Sei stato soddisfatto anche dell’attacco azzurro? .360 di media battuta squadra,  con 45 valide delle quali 8 doppi 2 tripli e 4 fuoricampo non sono numeri di poco conto.

Sì, siamo molto contenti anche del rendimento offensivo della squadra. Considerato il livello dei lanciatori che abbiamo affrontato e la frequenza con cui ci venivano proposti lanci off-speed – non facili da gestire a questa età – credo che i ragazzi abbiano fatto un lavoro eccellente. Anche in questo caso, le statistiche parlano chiaro: Filippo Prisacaru è risultato il miglior battitore del torneo. Un riconoscimento importante, che premia il suo lavoro ma anche quello di tutto il lineup, che ha saputo costruire punti in modo concreto ed efficace in ogni partita

 

Ma veniamo all’ultima partita con la Repubblica Ceca. Quello che abbiamo visto direi è stato qualche cosa di strabiliante. Sembra incredibile che ragazzi di 12 anni riescano a battere 7 fuoricampo in una sola partita e per di più in una finale europea,

I giocatori Cechi giravano la mazza con grande aggressività, e cercavano l’homerun anche sul conto pieno. Dal punto di vista fisico erano davvero imponenti e hanno dimostrato di saper sfruttare al massimo le loro capacità.

Basti pensare che hanno totalizzato 21 fuoricampo nell’intero torneo, contro i 14 complessivi di tutte le altre squadre messe insieme. Numeri che parlano da soli. Questi dati hanno inevitabilmente attirato la curiosità degli altri manager, che hanno notato come tutti i giocatori cechi utilizzassero un nuovo modello di mazza: la DSB SWAG. Si tratta di una mazza regolarmente omologata USSSA, con BPF certificato a 1.15, quindi perfettamente conforme al regolamento. Tuttavia, molti hanno osservato quanto questo tipo di mazza sembri particolarmente efficiente nel restituire velocità alla pallina dopo l’impatto, esaltando le qualità offensive dei battitori.

Attenzione, non voglio dire che la Repubblica Ceca abbia vinto l’Europeo solo grazie alle mazze – la loro preparazione, la loro potenza e la loro aggressività al piatto sono stati determinanti – ma è innegabile che la DSB SWAG abbia rappresentato un elemento capace di valorizzare al massimo il loro potenziale offensivo.

 

In effetti nei primi 7 fuoricampisti dell’europeo (che hanno battuto più di un fuoricampo) 6 sono cechi e 1 italiano, uno dei cechi addirittura ha battuto 7 fuoricampo nel torneo.

Ribadisco quanto detto prima: la Repubblica Ceca avrebbe vinto l’Europeo anche senza quella mazza. Erano fisicamente molto preparati, giravano forte e con aggressività, e hanno giocato un torneo eccezionale.

Detto questo, è chiaro che la nuova mazza ha amplificato il divario, valorizzando ulteriormente le loro qualità offensive. Non è un'accusa, sia chiaro: la DSB SWAG è omologata USSSA con BPF 1.15, quindi tutto perfettamente regolare.

Ma quando noti che su 66 valide ben 21 sono fuoricampo , quindi 1 valida su 3 è un home run, è legittimo farsi qualche domanda sull’impatto che può avere avuto questo nuovo tipo di attrezzatura . Noi li avevamo  affrontati ai primi di Giugno a Paderborn, in Germania, con le stesse squadre, e senza questo nuovo tipo di mazza e abbiamo perso 5 a 2. Una partita equilibrata, in cui si è vista la loro forza ma non con questo margine. Poi all’Europeo, con l’introduzione di queste mazze, le distanze si sono allungate.

Foto da FIBS
Foto da FIBS

Secondo te quanto è importante che già a 12 anni siano così evoluti? Nella tua esperienza i migliori ragazzi di oggi saranno anche i migliori di domani?

Qui non si tratta di essere evoluti, è il baseball giovanile a essersi evoluto Partiamo dal presupposto che i concetti che venivano espressi 20 anni fa oggi non sono più validi . Dire che un bambino che è bravo a 12 anni non lo sarà a 18 significa non conoscere la realtà attuale del baseball italiano. In un contesto a basso numero come quello del baseball italiano, la selezione U12 ha una forte capacità predittiva rispetto al futuro dell’atleta. I dati raccolti su due generazioni a distanza di anni confermano che essere forti a 12 anni non è un limite, ma spesso è un chiaro indizio di qualità e longevità sportiva. I numeri parlano chiaro: quasi tre quarti degli atleti selezionati per il Mondiale U12 sono arrivati a giocare nel massimo campionato italiano, e più del 78% sono ancora in attività oggi, a distanza di oltre un decennio dalla loro prima convocazione internazionale.

 

Hai avuto la possibilità quest’anno di preparare bene la Nazionale Italiana? Hai conoscenza del tipo di preparazione che fanno le altre Europee ad esempio la Rep. Ceca? 

I giorni di preparazione che abbiamo avuto con la federazione quest’anno sono in linea con quelli che avevamo avuto gli anni precedenti. Quello che è cambiato invece è stato il tipo di preparazione che questi ragazzi hanno avuto. 

Hanno  avuto l’opportunità di lavorare per sei giorni durante le vacanze di Pasqua in un camp dedicato, e di partecipare a tre tornei internazionali di buon livello, che gli hanno permesso di confrontarsi e crescere. Questo percorso li ha messi nelle condizioni di competere ad armi pari con le nazionali più strutturate. Credo che il secondo posto ottenuto sia un segnale chiaro dell’evoluzione che speravamo di vedere. Detto ciò, è evidente che altre federazioni europee stanno lavorando con grande continuità da anni, seguendo modelli di sviluppo consolidati. Penso in particolare a Germania e Repubblica Ceca, che hanno pianificazioni molto dettagliate basate su accademie invernali, camp formativi e partecipazione a tornei internazionali, tutto sotto il coordinamento diretto degli staff tecnici nazionali.

È una strada che anche noi vogliamo continuare a seguire e sviluppare. Il lavoro sta dando segnali incoraggianti, ma sappiamo che la continuità nel tempo è la chiave per colmare definitivamente il gap.

 

Possiamo fare qualche cosa di più in futuro?

Assolutamente si. In Italia da luglio partirà un ricco programma dedicato alla fascia 10-14 anni: Avremo quattro “Have Fun Tournament Showcase&Draft”, due “Future Star Camp” e, in inverno, i “Winter Camp”. Occasioni preziose per far crescere i ragazzi in un ambiente stimolante, divertente e formativo, aperto anche al confronto tra tecnici. È importante sottolineare che questo progetto di sviluppo, pur essendo in stretta connessione con la visione tecnica della Nazionale, non rappresenta in alcun modo un canale privilegiato o automatico per l’accesso alla maglia azzurra.

La partecipazione alle attività è aperta, inclusiva e fondata su principi di crescita, formazione e merito. Il nostro obiettivo è costruire un percorso continuo e strutturato che accompagni i ragazzi nella loro evoluzione tecnica dai 10 ai 14 anni, lasciando poi al campo – e solo al campo – il compito di selezionare chi sarà pronto per le sfide della Nazionale.

 

Grazie Stefano sei stato chiarissmo, ancora complimenti allo staff

Grazie a te!

 

Intervista di Paolo Castagnini a Stefano Burato

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Vincenzo Serino (venerdì, 11 luglio 2025 14:56)

    Implementare e curare le nostre giovanili sono fondamentali per il futuro italiano del nostro sport. Bravo Stefano e anche a te Paolo per come abbiate a cuore quest'importante aspetto del batti e corri italiano.