
L’enciclopedia Treccani indica la parola Collezionismo come “la tendenza a ricercare, raccogliere, ordinare e catalogare gli oggetti più disparati del passato e del presente. A tale tendenza la civiltà va debitrice delle cose che le sono pervenute…”. Dunque molte qualità lodevoli meritano i collezionisti che possono essere anche chiamati "raccoglitori", "catalogatori", "amatori", "esperti" o "intenditori". Ora è palese che i più noti collezionisti sono quelli delle monete ed in particolare dei francobolli tanto che anche la Fibs attraverso gli appassionati, a partire da Cesare Ravaldi dal lontano 1980 ed ora proseguita da Vladimiro Capecchi, cura questa branca con accertata perizia evidenziando eventi locali ed internazionali ma è fuor di dubbio che sono gli autsider a destare interesse e curiosità per aver scelto di collezionare insoliti oggetti che però nella loro completezza delineano una particolare storia adombrata di vitalità ed ingegno figurativo.
Ed ecco allora come il collezionista di cimeli inerenti il baseball ed il softball, conosciuto il gioco e la sua filosofia a latere, abbia compreso come il gioco stesso colpisca il cuore con il suo slang che risveglia continuamente alla memoria gesti ed attimi che una volta erano sogni e ricordi, che provoca vertigini con i giudizi chiamati ad alta voce e la loro gestualità seguente che vanno a sprigionare l’amabile energia delle immagini e la loro poesia lo solleva da terra, lo porta lontano nell’armonia del cielo dalla luce dell’alba sino alla spossata serenità del tramonto.
Ebbene oggi questo collezionista è lui, Leo Marchi, classe 1947, di Sasso Marconi.
Conosciuto il gioco in quel di Bologna sugli spalti del Gianni Falchi, fonda nella sua cittadina nel 1971 la locale squadra di baseball indossando poi casacca e guantone. Valutando poi la sua poca tenuta sul diamante, segue il corso per tecnico divenendo un carismatico skipper del settore giovanile prima nella franchigia di Sasso Marconi per seguire in seguito quello delle Calze Verdi, della Fortitudo, della Pianorese baseball e softball ed infine Futura.
Ma Leo viene attratto da una iniziativa portata avanti dalla Fortitudo, ovvero donare unitamente al biglietto di ingresso un adesivo che fungeva da doppia pubblicità: il gioco del baseball e l’elisir Amaro Montenegro, allora sponsor della squadra felsinea. Fu una felice intuizione la sua poiché da allora incominciò a collezionare tutti gli adesivi che le squadre di baseball e softball con genuina integrità mentale incominciarono a realizzare.
Ed è stata un’ondata di piacevoli intuizioni tanto che chi scrive a suo tempo ideò il logo dei Jambo Jet Lecce, dei Choppers e delle Blu Chips di Galatina.

Il primo adesivo di baseball italiano fu quello dell' Amaro Montenegro.
Racconta poi Leo che in una delle tante occasioni in cui lo storico Roberto Buganè venne a trovarlo, insieme a tanto materiale che gli consegnò, capitò per caso di aprire il cassetto dove teneva gli adesivi, le spille, i gagliardetti, ecc. che negli anni aveva raccolto e che nel frattempo erano diventati poco più di un centinaio.

Fu allora Roberto a consigliarli di mettere un poco di ordine a questa sua raccolta.
Ed ecco allora che compare il logo più antico che era quello che veniva dato ai bambini di tutta Italia che frequentavano i corsi di baseball fra il 1955 e il 1960:
mentre queste furono le prime spille che fecero apparizione nel mondo del baseball e che furono regalate dall'amico Franco Ludovisi
Oltre agli adesivi dei loghi delle diverse squadre, nell’archivio di Leo ci sono anche i gagliardetti tra cui il primo del Parma, a suo tempo sponsorizzato dalla ditta Bernazzoli, e poco dopo quello del campionato europeo disputato dalla nazionale nel 1975. E poi gli altri
A tutto oggi la collezione di Leo si aggira attorno ai circa 4.000 cimeli.
Unitamente a Leo, un altro collezionista di adesivi, gagliardetti e pins è Eugenio De Bon di Torino mente un’altra singolare collezione è di certo quella delle Casacche delle squadre che vede in lizza Claudio Vecchi (Cebi) di Modena ed un appassionato nella zona di Nettuno/Anzio, di cui però non ci ricordiamo il nome.
Michele Dodde
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franco ludovisi (mercoledì, 18 giugno 2025 11:13)
Ravaldi, Leo Marchi, Buganè, Ludovisi, Cebi Vecchi un bel po' di pionieri e di veri appassionati della nostra "Indisciplina!"
Judith Testa (mercoledì, 18 giugno 2025 14:27)
The badge with the oldest logo appears to show an "Indiano:" a Native American. Or am I wrong? If not that, who is this reddish-skinned child with a feather in his hatband?
Delightful and interesting article!
Michele (giovedì, 19 giugno 2025 10:55)
Dear Judith, thank you for your attention. Yes, in fact that first logo showed an Indian, a Native American. That logo appeared in the period 1945 – 1950 and even the word baseball was anachronistically translated into "pallabase". That was the popularization period of the game and the author of the logo wanted to indicate to Italian children that young Native Americans also played this new sport and therefore accepting everything that was coming from the USA to Italy, after the Second World War, was a significant way.
A warm greeting.