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Un evento di spessore....

 DJ Suonandajie (Photo Amy Kontras for The New York Times) 

di Michele Dodde

E’ stata la prima volta che ad un Festival cinematografico, per l’esattezza il “Sundance Film Festival”, un documentario fosse poi accolto al termine da una incredibile standing ovation di diversi minuti. Era questo il documentario “The Battered Bastards of Baseball” del 2014, ennesima testimonianza di una ultima grande storia vera di chi ha voluto realizzare una visibilità del baseball fuori dalle regole. Correva l’anno 1973 ed un ormai anziano attore di Hollywood, tal Bing Russell nato Neil Oliver Russell, avendo nel suo DNA l’essere stato un giocatore di baseball professionista, a 47 anni, dopo aver riposto le sue diverse apparizioni di secondo piano in molti film western, tra cui “Un dollaro d’onore”, “Soldati a cavallo”, “I Magnifici sette” e soprattutto il ruolo di sceriffo in “Bonanza”, decise, e non per gioco, di realizzare una squadra di baseball indipendente, i leggendari “Portland Mavericks”, portando il baseball in una città sempre non considerata bacino del baseball professionista e permeata da una nuova filosofia attuativa. 

Inizialmente dissacranti furono le critiche a questa iniziativa poiché la squadra non aveva i proverbiali scout inviati alla ricerca di talenti, ma era essa stessa una open house che permetteva a chiunque lo desiderasse, di sottoporsi alla selezione dei vari ruoli per riscoprire la genuinità del gioco come tale dando così a più di qualche emarginato dalla Major League, o disadattato, una seconda prova. Questa semplice filosofia generò un successo senza precedenti di pubblico ed effetti collaterali poiché il baseball da business ritornava ad essere un gioco anche e soprattutto per gli stessi giocatori il cui appannaggio eguale per tutti era di appena 300 dollari mensili. 

La parabola dei Mavericks è durata cinque stagioni in ambito della Class A della Season Northwest League, dal 1973 al 1977, ed è stata raccontata in questo film documentario dai nipoti di Russell: Chapman Way e Maclain Way che hanno tratto il titolo dal libro “Ball Four“di Jim Bouton che scrisse “Noi malconci bastardi del baseball siamo i maggiori clienti dell’Ufficio Postale degli Stati Uniti…”.

 

Sullo schermo poi appaiono le amichevoli testimonianze dell’attore e regista William Todd Field all’epoca entusiasta batboy della squadra, di Frank “The Flake” Peters gioviale autore del “Libro Sacro degli elettori” da lui realizzato per avviare la personale corsa verso il ruolo di governatore dell’Oregon, dell’attore Kurt Russel, figlio di Bing in atto giocatore e vice presidente della squadra, del lanciatore Jim Bouton che con i Mavericks ebbe modo di rispolverare una sua seconda giovinezza sul monte di lancio e dell’estroso poliedrico Joseph Henry Garagiola, dapprima talentuoso giocatore e poi apprezzato conduttore televisivo e ricercato per il suo personale modo di esprimersi.

 

Chi scrive poi ebbe modo di conoscerlo nel 1978 a Nettuno quando venne in Italia per realizzare un documentario sul baseball italiano.

 

The Battered Bastards” è stato presentato dunque come opera prima il 20 gennaio del 2014 al “Sundance Film Festival” e fu accolto, come detto, da una incredibile standing ovation tanto da indurre la piattaforma Netflix ad acquistarne subito i diritti e presentarlo come originale documentario l’11 luglio del 2014.

La storia di questo film documentario però sarà destinata ad essere rielaborata in un remarke di spessore in quanto per emotività e portatrice di messaggi etici il documentario ha interessato il famoso regista nonché produttore cinematografico e televisivo Justin Lin, pseudonimo di Yipin Lin, di origine taiwanese ma naturalizzato statunitense.

 

Questi per acquisirne i diritti ha battuto la concorrenza di Fox Searchlight, della Columbia Pictures e della Dream Works ed ha poi incaricato il già batboy Todd Field alla sceneggiatura già idealizzando una visione da Oscar.

 

Ed in effetti qualcosa di concreto è evidente se la critica ed il pubblico hanno bene accolto questo documentario-lavoro tanto che in sintesi basterà citare la recensione di Duane Byrge per “The Hollywood Reporter”: “Il film non riguarda solo il baseball poiché trascende il gioco e diventa un affascinante racconto anti-establishment che dovrebbe deliziare anche quel pubblico che non sa nemmeno riconoscere la differenza tra un RBI ed un balk.". Con buona visione…

 

Michele Dodde

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Vighi Maria Luisa (giovedì, 23 marzo 2023 11:13)

    Citazione appropriata: ' Noi malconci bastardi del baseball.....' Ci si identifica volentieri !