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2001 - Dynos Verona

I Kansas City Royals son in fase di rinnovamento. (Sport Illustrated)

di Franco Ludovisi

Presentazione di Paolo Castagnini

Nel mio girovagare tra le società italiane e in giro per il mondo, con bellissimi ricordi ovunque, porto nel cuore la Dynos Verona in quanto sono stato uno dei fondatori e per lunghi anni presidente, allenatore e factotum e dove assieme a tanti amici abbiamo fatto progetti incredibili. Ancora adesso la Dynos è una delle società più sane del baseball italico di sviluppo (cioè che i giocatori li costruisce) e dove tutt'ora collaboro come tecnico. Pubblico pertanto molto volentieri questo ricordo, che peraltro mi riguarda, di Franco Ludovisi.

 

2001 Dynos Verona

di Franco Ludovisi

 

Si può dire che quasi tutti gli anni - nell’ultimo quinquennio – ero stato invitato ed ero andato alla Convention dei Dynos Verona di Paolo Castagnini. Corsi, interventi, cene e quant’altro erano normali per me a Verona dove evidentemente vi era considerazione per quello che potevo apportare nei vari incontri.

 

Qualche telefonata ogni tanto manteneva quasi costante il contatto.

Non mi stupisco quindi di ricevere, nei primi mesi dell’anno (2001 n.d.r.), da Paolo Castagnini una telefonata, ma il contenuto di questa invece mi sorprende:

Paolo mi chiede di sostituire, per il precampionato, l’allenatore cubano che già è stato ingaggiato, ma che per motivi burocratici avrebbe tardato a venire in Italia fino all’inizio dell’attività agonistica.

Avevo già deciso, dopo il 2000, di non assumere la direzione piena di una qualsiasi Società perché era mia intenzione limitarmi al meno conflittuale ruolo di istruttore ed “ottimizzatore delle tecniche di base”(!), ma la proposta dei Dynos è appunto solo questo:

mettere in condizione una squadra di disputare un campionato preparata al meglio a favore del lavoro di un altro allenatore.

 

Dico di si e mi faccio trovare a Rovigo già alla prima precampionato per “consigliare” l’allenatore designato  nella conduzione della gara.

 

Già da questo primo incontro mi rendo conto della discreta potenzialità dei giocatori dei Dynos abbinata però ad una scarsissima conoscenza di tutto quanto va fatto per migliorare una prestazione:

  • i lanciatori lanciano senza essere seguiti statisticamente sul numero e sull’efficacia dei lanci;  
  • non è chiaro il ruolo dei sostituti nell’assistere i compagni che giocano;
  • sommario il riscaldamento dei singoli;
  • si seguono tradizioni a dir poco obsolete nelle esecuzioni ed altri particolari atteggiamenti devono essere corretti.

Il tempo a mia disposizione non è tanto, né lo scopo della mia chiamata è questo, ma la mia natura mi porta a non disinteressarmi anche di questi aspetti.

 

Un mese in pratica di sostanziosi allenamenti mettono la squadra in grado di essere affidata all’allenatore subentrante in condizioni passabili ed il mio compito pare finito:

ma il buon esito dell’intervento convince la dirigenza a chiedermi di continuare il lavoro iniziato coi lanciatori esonerandomi anche dall’essere presente agli incontri.

 

A volte non riesco a dire di no a chi dimostra di avere bisogno di me e resterò quindi per il rimanente della stagione a lavorare coi pitchers.

 

Al termine della stagione, nonostante il clamoroso risultato finale ottenuto da  Garcia Cuesta, cioè la rocambolesca permanenza in serie B, il tecnico non viene riconfermato anche perché i Dynos hanno bisogno di continuare l’attività pure nel periodo invernale dove rimangono solo i tecnici locali a seguire tutti i gruppi agonistici e scolastici.

 

Alla dirigenza sembra opportuno farmi la proposta di assumere la direzione della serie B ed ancora una volta non so dire di no ed accetto anche nella presunzione di riuscire a fare qualcosa di più e di meglio sia per la mia conoscenza dell’ambiente italiano sia per l’esperienza acquisita in tanti anni di professione.

 

Si parte assai bene col lavoro in palestra, lavoro esteso anche ad alcune squadre giovanili dove i singoli responsabili sono ben contenti di poter apprendere direttamente alcune innovazioni sulla condotta degli allenamenti.

 

Per contro alcune iniziative proposte a tutto lo staff degli allenatori non trovano applicazione pratica ed io penso, sbagliando, che non sia mancanza di buona volontà o dissenso, ma scarsità di risorse umane.

 

Ci sono all’interno della squadra realtà consolidate, personaggi carismatici che collaborano fattivamente per la buona riuscita dell’ attività, ma che pretendono per contro di non essere messi in discussione quali titolari in campo.

 

Alla prima di precampionato schiero una formazione che mi permetta di conoscere meglio alcuni nuovi elementi e quindi è d’obbligo escluderne altri:

  • c’è chi mette il muso per questo.
  • C’è ancora chi rifiuta un ruolo, chi vuole giocare anche fuori ruolo pur di giocare.
  • C’è ancora chi, facendo parte della dirigenza, sa che sono stati acquisiti due giocatori molto forti per il ruolo che normalmente è il suo, ma ugualmente non accettano nemmeno una rotazione.
  • Il lanciatore giovane che lancia per quattro riprese e bene anche, ma viene sostituito perché intuisco che sia già senza benzina si arrabbia per la sostituzione.

 

Arriviamo così alla partita interna, al derby col San Martino Buon Albergo, ed insperatamente abbiamo la possibilità di portarla a casa con il minimo scarto, ma la corsa sulle basi ed il comportamento in campo di qualche giocatore è a dir poco da sprovveduti e contrario a tutte le mie direttive.

 

Gli infortunati in panchina non riescono neppure a raccogliere una palla da terra, ma si propongono, fuori ruolo, di lanciare per il finale della partita quasi fossero i salvatori della Patria.

 

E sulla panca ci sono ancora lanciatori di ruolo non utilizzati che non riescono a scaldarsi perché i ricevitori presenti sono impegnati in altre cose.    

 

E’ la prima volta nella stagione che perdo la pazienza e dimostro la mia insofferenza per queste situazioni, ma ciò è sufficiente perché i “carbonari” della squadra dichiarino alla presidenza che non saranno in campo, la gara seguente, se sarò io il timoniere della stessa.

 

Un tentativo di mediare con un incontro coi giocatori viene da me rifiutato:

solo la dirigenza può e deve valutare l’operato dell’allenatore e attuare i rimedi più adatti, non i ricatti dei giocatori.

 

Ci lasceremo civilmente dichiarando, la Società ed io, che la stanchezza e la pericolosità della trasferta in auto da Bologna a Verona mi portano a rinunciare all’incarico.

 

La squadra verrà affidata a Omar Valdes Sosa il mio leale secondo, che concluderà il campionato nello stesso modo in cui l’avrei concluso io, cioè ottenendo quello che i giocatori erano disposti a dare e non quello che potevano fare.

 

Franco Ludovisi

 

Le foto dell'articolo sono della Dynos Verona più recente e non hanno nulla a che fare con il periodo raccontato da Franco Ludovisi


Franco Ludovisi

tratto da Il Museo del Baseball

 

Lanciatore nato a Bologna il 27/12/1935, si avvicina al baseball nel 1946, iniziando l’attività agonistica nel 1951.

 

Da giocatore ha giocato 27 campionati ufficiali, tra i quali:

  • 7 in Prima Serie (1955-’59-‘60-‘63-‘64-‘65-‘66, di cui 3 con doppio ruolo di giocatore-allenatore),
  • 11 in Seconda Serie (di cui 7 come gioc.all.)
  • 6 in Terza Serie (di cui 5 come gioc.all.),
  • 3 in Quarta Serie (di cui 3 come gioc.all.).

 

Vanta 2 presenze con la Nazionale (1959-’64) con la quale è stato vicecampione d’Europa nel 1960.

 

Tra i suoi record ricordiamo: Primo lanciatore della Nazionale Italiana a vincere una partita internazionale lasciando a zero gli avversari (1959, Trieste: Italia Spagna 11 – 0, Torneo Europa e conseguente Premio al Miglior Lanciatore della competizione); giocatore della rosa azzurra che batte per la prima volta l’Olanda (Utrecht, 22.8.1959); miglior PGL (ERA) per una formazione di Bologna, 0.92, che resiste dal 1959 al 2004. Nel 1960 gli viene assegnato il Guanto d’Oro come Miglior lanciatore/interno d’Italia.

 

Inizia ad allenare nel 1953. Come allenatore disputa 42 stagioni ufficiali, di cui 3 in Prima Serie, 12 in Seconda, 19 in Terza e 6 in Quarta. Ha allenato la Libertas Bologna, le Calze Verdi Casalecchio (con le quali è stato Campione d’Italia Serie C), e ancora la Fortitudo, le Fiamme Oro, la Bazzanese, il Rimini, il Sunrise Softball Casalecchio, gli Yankees San Giovanni in Persiceto, il Castenaso (con il quale è stato Campione d’Italia Serie D e C), Ponte di Piave (Treviso), il Modena, Imola, la Longbridge Bologna, il Minerbio, il Padova, il Riccione, Cesena, l’Ozzano Emilia, il Verona, il Carpi e il San Lazzaro ’90. Nel 1961 è vice allenatore della nazionale maggiore. Nel 1979 è campione d’Europa come pitching coach della Nazionale Cadetti. Nel 1997 allena la Nazionale Militare, mentre l’anno successivo ricopre il ruolo di pitching coach. Nel 2000 è pitching coach della Nazionale Universitaria.

 

Tra gli altri incarichi troviamo quello di Consigliere del Comitato Nazionale Tecnici dal 1985 al 1989 e collaboratore alla rivista TuttoBaseball negli anni 1979 e ’80. Il suo apporto tecnico è stato fondamentale per giocatori quali Alberto “Toro” Rinaldi, Stefano Malaguti, Alfredo Meli, Angelo Baldi, Giuseppe Piana, Ermanno Barbieri, e soprattutto per i lanciatori Gianni Lerker, Cesare Ghelfi, Roberto Martelli, Paolo Mattioli, Cesare Ghermandi, Paolo Passerini, Gianni Dolzani e D’Angelo Matteo. Una curiosità: nella stagione 1982 è stato anche arbitro. Per la sua intensa e infaticabile dedizione al baseball è stato inserito nella Italian Baseball Hall of Fame.

 

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