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Il baseball noioso? Non lo è mai stato…

di Michele Dodde

E’ un pensiero serpeggiante quello di dire che il baseball sia uno sport noioso ma in verità a conoscerlo nelle sue sfaccettature e sfumature ci si rende conto di quanto questa sia una “fake news” per restare sull’attuale slang giovanile. E sì, poiché si dice in giro che in Italia il baseball oggi non è più uno sport popolare tra i giovani. In effetti non lo è mai stato se non in alcune zone particolarmente felici per la presenza di animatori e divulgatori ed anche perché il concentrato di comunicazioni verso altre discipline sportive a partire dalla pubblicità e motivato da interessi economici sembra dare conferma a questo pensiero. 

Se si vuole andare oltre, allora diamo spazio ad una ricerca del “National Center for Biotechnology Information” che ha teorizzato come la capacità di attenzione media di un essere umano sia diminuita di circa 4 secondi, ovvero dai 12 secondi nel 2000 si sia passati agli 8 secondi vagliati nel 2013 e chissà oggi, sullo stesso trend, di quanto ancora diminuita. Secondo questi camici bianchi dunque, essendo il baseball conosciuto come uno sport meditativo, esso non sarebbe più capace a tenere il passo con la velocità del mondo odierno. 

Questa visione vista da Cesare comunque è destinata a cozzare contro quella di Bruto poiché, pur se è vero che in altre discipline nei loro atti esse siano frenetiche ed abbiano più personaggi in movimento verso una direzione o nell’altra, e tutte a svolgersi in un rettangolo sotto la forca caudina di un orologio, il baseball da esse si dissocia poiché non è simile a nessuno di esse.

 

Il baseball infatti è uno specchio, è una sintesi, è una similitudine, è ciò che ognuno vuole da sè stesso perché in esso vive e palpitano i momenti più salienti della propria vita. E’ un insieme di attimi dopo attimi che possono suggellare segnali fini a se stessi e poi da essi ripartire da continue esplosioni di movimenti.

 

Ed ecco che il sublime diventa personale poiché non sarà una sfera, sia essa rotonda od ovale e di diverso materiale, che andrà ad immortalarsi in un target bensì l’umana persona con tutti i suoi pregi e difetti che osando l’inosabile andrà a segnare il punto.

 

Ed il tutto viene poi calibrato dall’armonia dei gesti: una mazza che ruota nell’intento di battere una pallina che subdolamente è stata lanciata con alterne traiettorie, uno sprint veloce per una corsa in concomitanza a più diverse scelte difensive sino a realizzare il tormento o l’estasi nell’indefinito tempo e spazio tra due squadre rivali. 

Dunque il baseball è quell’unico gioco dove un solo individuo incontra una squadra avversaria ma è anche quella disciplina sportiva che richiede continuamente precisione e bellezza anche e soprattutto quando aumenta la tensione.

 

Sicuramente la sua perfezione esoterica genera speculativamente naturali difetti poiché si cerca di dare un senso più concreto all’ingaggio tra battitori e lanciatori. Questo è vero?: Si!. I giochi sembrano allungarsi più di prima?: Si! Si cercano palliativi per eliminare tempi morti?: Si! Gli umpire spesso emettono giudizi sbagliati?: Si!  Ma nonostante, come in ogni altra disciplina sportiva, si stiano cercando sempre miglioramenti da apportare allo svolgimento del gioco, in verità è che nella sua essenza etica filosofica mai il baseball ha avuto cambiamenti ma anzi si è fatto apprezzare ed ammirare per essi. E la sua visione non è noia ma studio.

 

Ecco allora come sia importante riportare una riflessione dello studioso Pietro Striano del gruppo Ascesa dei Vinti: “Il baseball non è un fenomeno culturale italiano” e licenzia tutti nel dire che “ In realtà in Italia nella materia baseball si hanno solo Addetti ai lavori e non si hanno Fans” e va a delineare con questo esempio: “Qualche giorno fa qualcuno mi ha scritto indicandomi la città italiana da dove veniva. Ecco la prima cosa che mi ha detto: “Ho giocato con questa squadra”. Non mi ha detto “ho l’abbonamento a questa squadra”. Qui allora è importante sottolineare la sottigliezza poiché ovunque io mi giri vedo addetti ai lavori, critiche continue a dirigenti, vedo post di vittorie o sconfitte, ma non vedo Tweet di fans che sono allo stadio con la famiglia e due hamburger in mano mentre in sottofondo si sente un reggaeton con animazione tra un inning e l’altro. Si comprende quindi il reale problema? E’ come se tutti i tifosi della MLB avessero un qualche legame all’interno della MLB e ciò è assurdo. Importante allora iniziare a ragionate da Minor League, ragionare da lega collegiale e non invitare i giovani solo a giocare ma invitarli al Ballpark perché il Ballpark è un gran bel posto. E’ un processo lento e non facile…”. 

 

Si, il Ballpark come luogo di ritrovo poiché sarà l’unico modo per far capire ai giovani che il gioco del baseball non solo non è noioso, ma non lo è mai stato.

 

Michele Dodde

 

 

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Commenti: 6
  • #1

    Maria Luisa Vighi (lunedì, 30 maggio 2022 11:29)

    No, noioso no. Ma rituale si. E con uno sfondo di regole, di momenti iconici che mi verrebbe da dire : educativo!

  • #2

    Claudio (lunedì, 30 maggio 2022 15:09)

    Cerco di “entrare “ nella filosofia , quasi una religione del gioco, ma mi è sempre più difficile; le variabili psico-logiche e culturali del gioco si infrangono contro i miei parametri razionali , ma … non demordo ! Con l’aiuto di Michele, prima o …poi , diventerò un fan!!

  • #3

    Ludovico Malorgio (lunedì, 30 maggio 2022 16:24)

    In ogni caso questi interventi di Michele sono a dir poco illuminanti! aiutano Ad entrare, anima corpo on questo sport molto singolare, sintesi perfetta di individualismo e gioco di squadra.

  • #4

    MG (lunedì, 30 maggio 2022 20:36)

    Questo è un articolo da leggere e rileggere

  • #5

    � Angelo! (martedì, 31 maggio 2022 11:57)

    Uno x tutti e tutti per uno, n'est pas?

  • #6

    franco ludovisi (giovedì, 02 giugno 2022 09:40)

    Secondo me Striano centra perfettamente il problema. Nel momento di maggior diffusione del baseball in Italia negli stadi a presenziare alle partite potevi trovare tutti i giocatori, anche di altre Società, che assistevano al gioco: e così facendo riempivano gli stadi perchè al loro seguito c'erano amici, parenti o semplici simpatizzanti che trovavano sugli spalti momenti di serena comunione.