· 

Un lockout non gradito: effetti collaterali

di Michele Dodde

La storia del baseball statunitense, oltre a rimarcare le eccezionali prestazioni sportive di talentuosi atleti pronti a rinnovare i record già conclamati a più riprese, annovererà tra le sue pagine anche la fatidica data del primo dicembre del 2021 con relativa ora esatta: 23,59. In effetti per i colletti bianchi, sempre protesi a confondere la parola sport con la parola business, l’ora esatta di questa data non è stata una sorpresa poiché è andata a segnare l’inizio di un braccio di ferro tra l’intransigente Commissioner della Major League Baseball Rob Manfred e l’altrettanto rigoroso ed irremovibile rappresentante dei giocatori Tony Clark. 

Era noto infatti che il Contratto Collettivo di Lavoro stilato nel 1995 dai giocatori professionisti, e che aveva permesso la regolarità dei campionati per ben 26 anni, era ormai sorpassato dal tempo e quindi in scadenza e dunque ora quell’atteso periodo che andava dal termine delle World Series sino all’inizio della preseason e che era utilizzato dalle squadre per attuare scambi e condurre affari ingaggiando i migliori free agent liberi sul pruriginoso mercato dei talenti, quest’anno sembra essersi fermato in un inaccettabile limbo che potrebbe mettere a repentaglio sia l’inizio dello spring training e sia dell’intera stagione. 

In effetti già dal 1859 quando nacque la “National Association of Baseball Players”, e la successiva esperienza della “Players League”, capitanata dal vulcanico John Montgomery Ward, che durò l’arcobaleno del solo anno 1890,  i protagonisti del baseball hanno gettato alle spalle il concetto di sport ludico amatoriale in favore di una rappresentazione attuata con rigore professionale, e dunque da considerarsi lavoratori-attori di uno spettacolo a tutto tondo, sviluppando negli anni un continuo rapporto con i proprietari attraverso lo strumento della contrattazione collettiva e quindi messo sempre a confronto il rappresentante della Lega e l’Associazione dei giocatori.

 

Dal sintetico giudizio “I proprietari hanno negoziato in malafede ma i giocatori si sono comportati come bambini viziati” emanato dal giudice del Tribunale Federale Sonia Sotomayor nel 1994, dopo lo sciopero dei giocatori che fece cancellare le World Series di quell’anno, le alterne vicissitudini legate a contratti faraonici e non da ultima la pandemia hanno causato alle casse dei proprietari delle squadre della Major League un attrito che tradotto in dollari si avvicina ad una perdita di oltre 500 milioni che ha disturbato non poco gli investitori.

 

Tuttavia la verità poi è che dinnanzi a giocatori della Major League che in media guadagnano circa 4 milioni a stagione vi è una pletora di giocatori delle Minor League che arrotondano il loro vivere con appena mille dollari al mese e dunque non si riesce a capire perché siano i primi a scioperare. Purtroppo ci si aspetta una lunga interruzione del lavoro e forse la fine del baseball professionale come lo conosciamo.

Ma è gradita l’attuale serrata ai tifosi? Questa  domanda ha interessato l’editorialista del quotidiano “Usa to Day” Bob Nightengale il 28 gennaio il quale, nell’esprimere la sua opinione, ha ben stigmatizzato come questa decisione dei giocatori, oltre a provocare sensibili effetti collaterali, decisamente è destinata a mortificare gli appassionati ed ancor più a compromettere quella fiorente economia turistica che in primavera si realizzava in Florida ed Arizona presso le località dove le franchigie della Major erano solite preparare i roster della stagione agonistica selezionando anche gli emergenti talenti.

Per i veri tifosi, dopo aver pagato quasi un anonimo biglietto da 60 centesimi, era una vera goduria sedersi al sole sugli spalti con birra fredda a portata di mano e poter visionare e valutare per proprio tornaconto i suoi beniamini.

 

Ora tutto questo sembra stia sfumando e se poi si va a considerare lo studio economico portato avanti in Arizona che ha delineato come questo blocco decurterà l’economia locale di ben 644 milioni di dollari a scapito di ristoranti, bar, alberghi e soppressione delle gare amichevoli configurate in circa 240 gare sui dieci campi da baseball esistenti emerge una profonda negatività di giudizio.

 

Il più rammaricato da tale situazione è Don Carson ex proprietario del mitico ristorante “Don and Charlies’s” a Scottsdale che, inaugurato nel 1981, è stato costretto a chiudere il 10 aprile del 2019 a seguito delle problematiche del Covid 19. “Questa serrata sarebbe un ulteriore evento devastante per l’economia locale – ha detto – poiché molti erano gli appassionati che frequentavano il mio ristorante per incontrare i loro idoli quali Willie Mays, Ernie Banks, George Brett, Robin Yount, Mark Grace, Will Clark, Rick Sutcliffe o uno qualsiasi degli altri giocatori preferiti o si azzardavano a dare consigli a Bud Selig quando era Commissario o a ridere sentendo i diversi aneddoti segreti delle squadre o solo per ammirare gli oltre quattromila cimeli posti nelle varie bacheche. Ora con questo anomalo comportamento dei giocatori l’allenamento primaverile certamente non verrà praticato cancellando interessi e vincoli di amicizia e nella nostra mentalità resteranno solo questi indesiderati effetti collaterali”

 

Questi effetti collaterali dunque forse il Sindacato dei Giocatori non li ha presi in esame valutandone il rischio. L’allontanamento dei tifosi con la conseguente freddezza alle loro problematiche economiche che interessano i pochi rispetto ai molti potrebbe far implodere per avidità il baseball professionistico su sè stesso…ed è un non auspicabile futuro.

 

Michele Dodde

 

 

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Frankie (lunedì, 07 febbraio 2022 09:06)

    C'è sempre una doppia faccia della medaglia. E' ovvio che questa situazione indispettisce, e non poco i tifosi, è diventata una lotta di milionari contro bilionari e anche i giocatori possono avanzare le loro ragioni. I salari sono stati in diminuzione negli ultimi 6 anni, solo il 6% di essi hanno contratti multi milionari. La classe media dei giocatori ha perso valore causa tutte le analitiche inducendo le società ad aumentare il numero di giocatori più giovani che si accontentano del minimo salariale. In questo periodo di stallo, solo il 63% dei giocatori riceve il minimo salariale. Nel contempo il valore delle squadre è aumentato a dismisura, le cui cause vanno ricercate nei giocatori che hanno alzato il prezzo di mercato. La domanda che ci dobbiamo porre è: E' giusto che i salari diminuiscono cool passare degli anni mentre i proprietari aumentano il loro patrimonio a livelli astronomici?