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Nella mente del più forte battitore delle Majors

di Frankie Russo

tratto da Sports Illustrated

Juan Soto, esterno destro dei Washington Nationals, è il più prodigioso battitore dai tempi di Ted Williams. Soto domina i lanciatori avversari con una visione di gioco di livello superiore. Soto ripete la sua routine di 75 sventolate tutte le mattine da quando divenne professionista all’età di 16 anni. Non c’è tecnologia, nessuna telecamera, nessuno che tiene traccia di ciò che avviene, niente di niente. C’è solo lui, l’hitting coach dei Nationals Joe Dillon, una mazza e un secchio di palline. Soto oggi ha 23 anni, la stessa età che aveva Chopin quando scrisse la sua prima opera nel 1833. Scrivere un’opera per un pianista è un capolavoro artistico così come lo è per Soto quando si esercita in battuta.  Nessuna delle 75 sventolate indirizza la palla verso la parte alta della rete, sono tutte "line drive" maggiormente nella zona dell’esterno/centro, la sua zona preferita. Una sequenza delle sventolate è dedicata a colpire la palla verso il basso con il pomo della mazza, un esercizio che lo aiuta a tenere i gomiti vicino al corpo e velocizzare il movimento delle mani. L’allenamento termina con Dillon che effettua una serie toss da 5 metri a diverse velocità e Soto deve solo riconoscere se è ball o strike. E’ un programma di allenamento che ripete da quando glielo insegnarono i suoi hitting coach nel 2015 al primo giorno di camp nell’Instructional League.

Ma cosa fa di Soto un genio della battuta? Come prima cosa lo studio dei fondamentali e il suo fisico possente. I suoi glutei e cosce forti e il suo largo stazionamento delle gambe, lo fanno sembrare un Colosso di Rodi nel box di battuta e solo un terremoto potrebbe muoverlo da quella posizione. Tale fermezza esalta la sua straordinaria visione della palla e quando decide di sventolare spara i suoi potenti fianchi per colpire con tanta potenza. 

Poi c’è un’altra abilità che fa di Soto un vero campione: la sua mente. La capacità di osservare i lanciatori e captare la rotazione della palla è veramente al di fuori del comune tanto che Johnny DiPuglia, lo scout che lo scoprì, lo definisce un extraterrestre.

 

Soto ha giocato solo 464 gare di Regular season, ha realizzato 98 HR e conquistato 373 BB, numeri paragonabili solo a quelli alla stessa età di Ted Williams che li realizzò con 90 HR e 350 BB. A 22 anni Soto aveva già conquistato 145 basi per ball. Un solo giocatore ha avuto un occhio migliore, Williams che ne conquistò 147 nel 1941, l’anno che finì con una MB di 406.

 

Soto sostiene che molto del suo successo dipenda da come la sua mente ricorda i tanti episodi che lo hanno portato ad avere successo nelle majors, storie alle quali a volte è difficile credere, come per esempio quando DiPuglia lo ha fatto esercitare in una gabbia di battuta imbevuta di urina occupata da un senzatetto. O come un giorno in cui il campo era così fangoso, che per trovarsi in equilibrio al momento dell’impatto con la palla, fece un piccolo saltello nel box. Soto non prende appunti, ha tutto memorizzato nella sua testa, per come si muove ogni lanciatore sul monte fino all’estensione del suo braccio. 

La sfida antidiluviana tra il lanciatore e battitore è una lotta impari. Per oltre cento anni i lanciatori hanno vinto questa sfida da 65 a 69% delle volte. Ed è qui che subentra il sublime genio di Soto che nella seconda metà della scorsa stagione ha ribaltato questa statistica vincendo più sfide che quelle perse divenendo il quarto giocatore nella storia a realizzare un 525 di media arrivo in base e realizzare più di 18 HR nella seconda metà di una stagione. Gli altri? Babe Ruth, Ted Williams e Barry Bonds.

 

Tutti quei passetti e saltelli che fa nel box di battuta, sono un’abitudine che ha preso quando era ancora nelle minors. Allora li faceva per liberare gli spike dal fango, adesso li fa anche per distrarre i lanciatori.

 

Con il passare degli anni Soto ha anche apportato delle correzioni al posizionamento del corpo creando meno movimento che lo ha aiutato a diventare padrone della zona dello strike. La scorsa stagione nessuno ha sventolato meno di lui a palle fuori dalla zona (12,2%). Soto è diventato uno dei battitori più temibili nelle majors e i lanciatori avversari, quando riescono, gli offrono poco da battere. Nel 2021, insieme a Bryce Harper, Vladimir Guerrero Jr, Fernando Tatis Jr e Shohei Othani, Soto è stato tra i primi cinque per media OPS. La differenza è che Soto ha ottenuto tale media con 911 palle messe in gioco, gli altri quattro con 1.152 o più. 

Juan Soto si è appassionato al baseball seguendo i suoi idoli dei Boston Red Sox: Pedro Martinez, David Ortiz e Manny Ramirez.

 

La sua casa in Santo Domingo era in una zona poco raccomandabile motivo per cui la madre non lo faceva uscire molto spesso. Pur di praticare il suo sport preferito, il piccolo Juan costruiva una palla di carta ricoperta con il nastro adesivo, la tirava in aria, la batteva con le mani e correva avanti e dietro per il corridoio come se fosse sulle basi, immaginando una sfida tra i sui Red Sox e i rivali New York Yankees. 

 

Nel 2015 Soto fu invitato negli Stati Uniti a far parte di una rappresentativa di prospetti dominicani. I suoi primi turni in battuta vedono la palla finire una volta contro il muro all’esterno centro/sinistro, il secondo sul muro al centro/destro, il tutto con la più semplice naturalezza. Era impressionante come la palla venisse sempre colpita con il barile della mazza. DiPuglia che assisteva alla gara si precipitò dal suo allenatore chiedendo di lasciarlo a lui per un breve periodo di tempo.

 

Fu allora che DiPuglia lo portò nella gabbia occupata dal senzatetto al quale gli offrì 20 dollari affinché la lasciasse libera. Il giovane Soto mostrò subito di essere un grande talento tanto che il rumore della mazza al contatto con la palla fece accorrere due scout dei Diamondbacks. Intuendo il rischio di perdere il ragazzo, DiPuglia gli strinse immediatamente la mano assicurandogli un contratto da un milione e mezzo di dollari. 

 

Il tempismo è fondamentale nell’arte della battuta. Prima il battitore riesce a leggere il lancio, più tempo ha la sua mente per reagire nell’Identificare l’oggetto, Calcolare la velocità e traiettoria, individuare la rotazione e se tutto viene svolto nel giusto tempo, allora la palla viene colpita con potenza.

 

L’abilità di Soto di leggere la palla appena esce dalla mano del lanciatore gli permette di avere più tempo per decidere rispetto alla gran parte degli altri battitori. Non meno importante è tenere il corpo ben bilanciato, e tenere le gambe larghe nel box gli assicurano una posizione stabile limitando il corpo ai movimenti strettamente necessari. Il suo launch angle è di 5,8 gradi e lo collocano al 14° posto su 176 battitori, quando la media nelle majors è di 12°. 

 

Al grido di “three ninety-nine”, Soto colpisce la palla con precisione nella gabbia durante l’allenamento. Quelle tre parole gli servono a prendere il giusto ritmo. Dopo aver battuto con tanta precisione una grande quantità di palle, è la semplicità che emerge come il coronamento dell’arte. 

 

Tutto questo si racchiude nel nostro virtuoso battitore Juan Soto che senza se e senza ma, è sulla via di seguire le orme dei più grandi battitori di sempre. 

 

PS: nell’articolo è fatto cenno a come Soto piace ricordare e ripassare i migliori turni in battuta in momenti importanti della gara. Ma questo potrebbe essere argomento per un altro articolo. 

 

Frankie Russo

 

 

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