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Come difendersi dallo shift?

di Frankie Russo

Sunto tratto da due articoli di ESPN di Jayson Stark e Doug Mittler

Lo shift difensivo è ormai all’ordine del giorno, ma quali sono le reazioni dei battitori che lo devono affrontare. Per i primi 120 anni della storia del baseball, gli interni si sono pressoché schierati sempre alla stressa maniera, indipendentemente dalle tendenze del battitore. Ma otto anni fa i Tampa Bay Rays spostarono l’interbase dall’altra parte del sacchetto di seconda quando affrontavano David Ortiz. Oggi, considerata la quantità di tecnologia a disposizione, tutte le squadre adottano il loro personale modo di usare lo shift, ed in particolare contro i potenti battitori mancini.

Soluzione? Battere in campo opposto. O, come affermava Wee Willie Keeler, che ha una targa nella Hall of Fame, la chiave del successo è battere la palla dove non ci sono difensori.

 

Sembrerebbe facile, ma non lo è. Per ora possiamo solo dire che lo shift sta avendo la meglio sui battitori, e ognuno ha una sua opinione in merito.

 

Matt Adams - Cardinals: “Ho provato due volte ad eseguire una smorzata ed entrambe le volte la palla è rotolata nel dugout avversario. Non ci ho provato più. Ma quando mi sono infortunato ho cominciato a lavorare su un differente approccio mentale, battere deciso in campo opposto. I risultati piano piano stanno arrivando.”

 

Brian McCann – Yankees: “ Per tutta la vita mi hanno insegnato a cercare di battere al centro, e adesso quando lo fai, trovi l’interbase dietro la seconda pronto a raccogliere la palla.”

 

Curtis Granderson – Mets: “ Se cerchi di fare qualcosa di diverso rispetto a ciò a cui sei abituato, hai perso in partenza.”

 

Prince Fielder – Rangers: “Non provo neanche a battere a sinistra, cambierebbe tutta la mia meccanica e perderei troppa potenza.”

 

David Ortiz – Red Sox: “Odio quando batto una palla forte e vedo che viene raccolta dal seconda base che sta giocando sull’erba all’esterno destro. Viene naturale chiedersi cosa veramente si può fare.”

 

L’ultima ce lo dice Robin Ventura, manager dei White Sox: “I battitori potenti non sono pagati per battere singoli, ma per battere la palla fuori, e per farlo devono battere forte.”

 

Chiediamoci ora come siamo arrivati a questo punto.

Basti considerare che nel 2011 erano solo quattro le squadre che posizionavano la difesa diversamente rispetto al passato. Quest’anno sono già 19 le squadre che applicano lo shift e sono previsti fino alla fine della stagione un totale di circa 14.000. In testa per l’applicazione della strategia troviamo gli Astros e gli Yankees. Nella sua ultima stagione probabilmente vedremo Derek Jeter giocare fuori posizione più di quanto lo abbia fatto nel suoi 19 anni di carriera.

 

 

Adattamento è forse il vero segreto.

Più le squadre useranno lo shift, più i giocatori dovranno adeguarsi. Ritorniamo a Matt Adams. Il suo adattamento fa prevedere un aumento di almeno 10 punti nella sua media per palle battute e messe in gioco. Risultato finale è che quando gli scadrà il contratto, sicuramente avrà qualcosa in più da offrire alla società acquirente, a differenza magari di Mike Moustakas dei Royals, considerato una grande promessa quando nelle minori, ma che adesso sta battendo 033 contro lo shift. Se non apporterà delle correzioni, sicuramente questo elemento negativo influirà sulla sua carriera.

Volendo ancora approfondire, possiamo presumere che forse, e ripetiamo forse, le correzioni da parte dei battitori potrebbero portarci indietro quando si enfatizzava sul concetto del cercare contatto e avere maggiore controllo della mazza, e che in definitiva potrebbe portare alla diminuzione del numero di strike out che è in continuo aumento, che ha raggiunto un totale di 36.710 nella stagione 2013 della MLB, e che si prevede ancora in aumento nel 2014.

 

Sabermetrica

Anche per lo shift è stata creata una nuova statistica: SRS - Shift Runs Saved (punti salvati dallo shift, ndr), e con ciò si vuole indicare il numero di punti che non sono stati segnati a seguito dell’applicazione dello shift. Ma non è garantito che tutto poi funzioni al meglio. Lo dimostra il grafico che ci indica come gli Yankees, tra le squadre che maggiormente applicano lo shift, ne beneficiano di meno. E questo spiega perché il manager dei Tigers, Brad Ausmus, crede che lo shift venga utilizzato all’esasperazione e che, una volta che i battitori si adegueranno alla nuova difesa, si tornerà alla vecchia scuola.

 

 

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Commenti: 3
  • #1

    Maverick (venerdì, 13 giugno 2014 11:53)

    incredibilmente interessante !
    grazie.

  • #2

    franco ludovisi @libero.it (venerdì, 13 giugno 2014 20:40)

    Scusate se faccio sempre dell'Amarcord, ma ormai non mi è rimasto molto altro.
    1959 - Quando dovevamo affrontare Gigi Cameroni alla battuta usavamo anche noi un empirico shift:
    Gigi batteva sulla linea di terza sia corto che lungo.
    Allora noi (Fiamme d'Oro) ci posizionavamo con il terza base sulla riga di foul e stessa cosa per l'esterno sinistro; l'esterno centro andava nella posizione dell'esterno sinistro e l'interbase giocava in terza. Gli altri giocatori rimanevano ai loro posti.
    Cameroni evitava questo schieramento cercando di battere a destra dove veniva quasi sempre facilmente eliminato su battute evidentemente più deboli.
    Eravamo agli inizi del baseball in Italia, ma già allora qualche idea carina ce l'avevamo già.

  • #3

    Franco Ludovisi (sabato, 14 giugno 2014 08:36)

    Ho dimenticato di dire che poi a Gigi Cameroni lanciavamo solo palle interne e basta.