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Non ci sarà mai fine nell’evoluzione delle tecniche di lancio

di Franco Ludovisi

In ogni epoca ci sono stati grandi lanciatori che hanno saputo affrontare al meglio i battitori avversari e questo indipendentemente dalla tecnica in uso in quel momento.

La tecnica in uso era quella che si pensava fosse la migliore, ovviamente:

così Ron Squire nel suo libro “How develop the sucessful pitcher” consigliava, negli esercizi propedeutici al lancio, di portare il ginocchio di perno a terra durante il rilascio della palla e il petto sul ginocchio di passo che stava piegato a 90 gradi sul terreno. Si otteneva così la massima estensione del corpo verso il piatto grazie al poderoso piegamento della schiena.

E lanciatori forti e vincenti si ebbero con questa tecnica.

Mentre Dick Siebert – “allenatore dell’anno 1960” scrive del lancio nel 1968.

Con la tecnica descritta sembra che la palla debba venir proiettata verso il battitore da una azione “ a catapulta” del corpo arcuato all’indietro nel momento dell’atterraggio del piede di passo: il braccio di lancio è molto vicino ad ore dodici.

Anche in questo caso sono molti e forti i lanciatori che usano questa tecnica.

 

Jim Brock nel 77 invece afferma che “lanciare in modo semplice assicura rendimento”.

Costanza nel lancio: bisogna ripetere gli stessi movimenti per ottenere lo stesso lancio. L’importanza di un rilascio semplice, quindi preciso, diventa evidente fra uno strike al ginocchio e un lancio pazzo a terra, ad esempio. Braccio assolutamente ad ore 12, potenza non eccezionale, ma possibilità di variare ogni tipo di curva dal rilascio alto.

Anche con questo metodo si hanno efficaci lanciatori soprattutto con lanci variati.

 

Personalmente ho sperimentato le tre tecniche descritte nella mia lunga carriera di giocatore dimostrandomi lanciatore preciso ed efficace, ma non potente.

Quando mi imbattei nell’ultima tecnica, quella degli anni 80 descritta mirabilmente da Bob Hannah (foto ad inizio articolo), tecnica che mi ha affascinato e incuriosito non ero più in grado di metterla in pratica per raggiunti limiti di età.

 

Secondo la mia personalissima opinione (ma direi anche dalle rilevazioni fatte sui lanciatori che hanno adottato questa tecnica) la velocità del lancio ha potuto essere incrementata notevolmente per aver spostato il perno dell’azione di lancio dal centro del torace alla spalla opposta al braccio di rilascio: MASSIMA LUNGHEZZA DEL RAGGIO DI LANCIO e questo lasciando invariata l’azione dei fianchi, la spinta delle gambe e quant’altro. Naturalmente occorrono altri accorgimenti ed aggiustamenti per ottenere il massimo rendimento, ma aver allungato di almeno una spanna il raggio di lancio comporta una maggior velocità della palla.

 

Le obiezioni a questo tipo di meccanica sono state inizialmente quelle che riguardavano il diminuito uso della palla curva difficile da ottenere se si dispongono su una stessa linea, quasi parallela al terreno, le spalle, il braccio, l’avambraccio, il polso, la mano e le dita stesse di questa.

Ma poi un nuovo tipo di curva “veloce” è scaturita da questa nuova tecnica: slider e sinker hanno sostituito le tradizionali curve e calanti.

 

Quanti cambiamenti nei lanciatori che si devono adeguare ai cambiamenti dei loro naturali avversari: i battitori.

 

E non credo che ci sarà mai fine nell’evoluzione delle tecniche di lancio, come a quelle di battuta.

 

 

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