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Scelta sociale o business? -#6

 

di Michele Dodde

La notorietà dei “Los Angeles Dodgers” è rinomata ma la franchigia non ha avuto origine nella splendida e favolosa città ubicata nello Stato della California ma ebbe i natali nel 1883 a Brooklyn, il più popoloso dei cinque distretti della città di New York, ed inizialmente dai propri sostenitori fu indicata con diversi nominativi a partire come “Brooklyn Atlantis”. Poi nel 1885, per via del colore della divisa, furono nominati “Brooklyn Grays” e successivamente nel 1888, a seguito del matrimonio durante l’inverno di tre giocatori, ironicamente furono indicati come i “Brooklyn Bridegrooms” (Gli Sposini). Ancora una volta ci fu il cambio di nome nel 1891 per divenire solo “Brooklyn Grooms” (Gli Sposi) fin quando non divenne loro manager l’ex funambolico outfielder Edward Hugh Hanlon, soprannominato "Foxy Ned"

In quello stesso periodo in quel di Brooklyn si stava esibendo una compagnia teatrale, il cui nome era Hanlon’ Superbas, portando sul palcoscenico le operette del genere vaudeville importato dalla Francia.  Questo genere di spettacolo, molto leggero oscillante sempre tra il comico ed il sentimentale con alternanza di brani musicali, divenne subito piacevolmente molto popolare e per ironica osmosi ai tifosi piacque così chiamare i giocatori come “Brooklyn Superbas”

Era il 1899. La decisiva svolta accadde nel 1911 quando a Brooklyn fu realizzata una rete ferroviaria interna alla città.

 

Non abituati a questa novità, molti cittadini erano soliti schivare i tram a trazione elettrica divenendo spassosi “Brooklyn Trolley Dodgers” ovvero “Quelli che schivano i Tram”, che poi altro non era che il soprannome peggiorativo con il quale venivano indicati gli abitanti di Brooklyn.


Dal 1913 però, per esigenze di stampa, cadde in disuso la nomea Trolley e da allora, a parte il periodo 1914 – 1931 durante il quale la franchigia fu citata come “Brooklyn Robins” in onore al loro manager, il celebre ex ricevitore Wilbert Robinson comunemente chiamato “Uncle Robbie”, ridivennero “Brooklyn Dodgers” sino al 1958 quando, come già citato per i Giants, una interessata scelta economica indusse i proprietari a decidere il trasferimento dall’Est all’Ovest nella città emergente di Los Angeles. 

 

Pur cambiando diverse denominazioni, la lunga striscia di successi e le apprezzate iniziative tra cui primeggia nel 1947 l’ingaggio di Jackie Robinson, primo giocatore afroamericano chiamato a giocare in una squadra composta, secondo gli usi e costumi di allora fortemente segregazionisti, da soli bianchi, hanno fatto sì che questa franchigia abbia raccolto attorno a se migliaia di tifosi e stimatori. Nella sua bacheca sono annoverati i titoli di 7 World Series, 25 di League e 19 di Divisione oltre ad avere avuto nel suo roster l’apporto carismatico di 52 giocatori inseriti poi nella Hall of Fame

Una simpatica particolarità si trova invece nel Maryland, precisamente a Baltimore, città dalla lunga storia patria e dove è stato costruito il Fort MacHenry, che si dice abbia poi ispirato la stesura dell’inno nazionale statunitense “The Star-Spangled Banner”, ma soprattutto per l’appassionato amore che hanno i cittadini verso la grande quantità dei passeri comunemente noti come Orioli il cui termine sembra essere derivato dal latino “Aureolus” (Giallo).

 

Già, perché a partire dal 1885, anno in cui si formalizzò la prima squadra, tutte le successive squadre sia delle Minor League e sia della Major League in ambito della città di Baltimore si sono sempre chiamate “Orioles” in onore di questo raro rigogolo, a meno di una formazione che volle dare linfa ad una emergente “Federal League” nel 1914 e scelse di chiamarsi “Baltimore Terrapins” dando risalto alla presenza nella città anche delle tartarughe d’acqua dolce.

 

I “Terrapins” comunque ebbero una brevissima vita quale franchigia professionista mentre gli “Orioles” da allora come nome hanno registrato una diaspora con intensa attività. I primi “Baltimore Orioles” furono una delle squadre più interessanti in ambito della National League verso la fine dell’ottocento potendo usufruire delle qualità atletiche di Wee Willie Keeler, Hugh Jennings, Wilbert Robinson, e Joe Kelley.

 

Tuttavia, a seguito dell’ennesima riorganizzazione della National League posta in atto sia dalla mentalità puritana dei dirigenti e sia da una crisi economica, la squadra nel 1899 si dissolse.

 

Nel 1901 l’intraprendente presidente della Minor League Western League Ban Johnson, costatando l’irreversibilità della crisi della National e valutando una crescente richiesta dello spettacolo sportivo del baseball e riformando nuovi criteri di interventi, dette il via ad una naturale espansione della propria Lega chiamandola American League investendo e coinvolgendo da ultimo località come Washington, Cleveland e la stessa Baltimore.

Ripresero così vita i “Baltimore Orioles” ma volendo Ban Johnson sfidare apertamente la supremazia allora acquisita dalla National League, istituì un iter che avrebbe dovuto traghettare questa sua affiliata franchigia in quel di New York nel distretto del Bronx.

 

Il forte potere politico dei dirigenti dei “New York Giants” della griglia della National League, temendo una feroce concorrenza che avrebbe danneggiato gli incassi, si oppose tenacemente facendo naufragare questa iniziativa ma come sempre accade ai vertici, tra fatti e misfatti segreti e non da ultimo i dollari investiti dagli imprenditori Frank Farrel e Bill Devery, divenuti proprietari dei “Baltimore Orioles”, fece sì che nel 1903 la franchigia si trasferisse nella nuova sede cambiando nome in “New York Highlanders” per essere poi definitivamente battezzata nel 1913 quale “New York Yankees”. E da allora le cronache su questa squadra sono diventate vere pagine enciclopediche.

 

Dunque per una strana nemesi storica, così come per gli “Yankees”, anche gli attuali “Baltimore Orioles” non sono nati nella cittadina del Maryland bensì nel capoluogo della contea di Milwaukee nello Stato del Wisconsin nel 1894 ed entrarono a far parte nel 1901 nel complesso delle otto formazioni, che dettero vita all’American League, con la denominazione “Milwaukee Brewers” (Birrai).

 

L’anno successivo la franchigia nel ricercare una più copiosa affluenza di pubblico si trasferì a Saint Louis nello Stato del Missouri cambiando logo e nome in “St. Louis Browns” per via del colore marrone delle proprie casacche.

 

Tuttavia dopo 52 anni di alterne soddisfazioni e di scarsa liquidità di cassa, la franchigia, ormai considerata unanimemente la seconda squadra di St. Louis e sempre in ombra dietro ai più quotati “Cardinals”, richiamò l’attenzione dell’imprenditore Clarence Miles che, d’intesa con il sindaco Tommy D’Alessandro, coordinò un gruppo di industriali per riportare a Baltimore il grande baseball.

 

Così la squadra nel 1953, dopo aver venduto il proprio campo da gioco agli stessi “Cardinals”, fu acquisita da questa nuova cordata e nel 1954 senza alcun rimpianto si trasferì a Baltimore dove subito sulla spinta emotiva della stampa sportiva, dei tifosi e degli stessi colletti bianchi dell’American League si volle subito stendere un velo di copertura pietosa su quelle che erano state le sorti perdenti dei “Browns” facendo rivivere i costumi e le vecchie tradizioni delle squadre della città rinominando la franchigia come “Baltimore Orioles”. Da allora gli eredi che rinnovano il mito del rigogolo dal manto d’oro sono diventati in brevissimo tempo una delle squadre più amate in ambito dell’American League e nella sua bacheca si specchiano tre World Series vinte, sette titoli di League e nove titoli di Division.

 

Come nota di costume poi dal 1980 è in vigore una particolare tradizione a Cadmen Yards Park: durante il settimo inning viene suonata la canzone "Thank God I'm A Country Boy" di John Denver solitamente dopo il motivetto "Take Me Out to the Ballgame" ma in molte occasioni i tifosi degli Orioles accompagnano la canzone intonando le parole e sottolineando con un lungo "Oooooohhhh!!" la parte centrale, con un riferimento al nomignolo degli Orioles: "the O's" appunto.

 

Segue

 

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Commenti: 3
  • #1

    Ludovico Malorgio (lunedì, 03 luglio 2023 20:19)

    Molto interessante! È bello conoscere cosa c’è dietro le vittorie ed i successi di una grande squadra. È una bella storia di sport e di passione.

  • #2

    Marino Bosdachin (lunedì, 03 luglio 2023 21:19)

    Sempre fantastici i tuoi racconti grazie Michele.

  • #3

    Maria Luisa Vighi (martedì, 04 luglio 2023 09:59)

    Sempre nuovo questo percorso che esamina questo sport per la sua storia,per il significato sociale ,per il carattere dei protagonisti,per le prodezze atletiche e via,via anche del nome! Orioles,dunque!!