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1° Torneo Draft, esperienza da replicare

Il murales all'interno del Great American Ball Park (casa dei Cincinnati Reds)

di Paolo Castagnini

Il 4 agosto avevo presentato qui su Baseball On The Road una splendida iniziativa di Simona Conti e il suo gruppo di coach in casa dei Falcons Torre Pedrera. L'iniziativa andava incontro all'esigenza di far giocare di più i giovani e a un livello più alto. La questione è dibattuta da sempre sia tra le società che sui social, ma Simona Conti, Stefano Burato e altri coach sono passati dalle parole ai fatti proponendo un Torneo denominato "Draft" che ha molto di rivoluzionario. Il Torneo si è svolto nei giorni 5-6-7 settembre e ha coinvolto un gruppo di ragazzi Under 11 proveniente da tutta Italia. Volete sapere com'è andata? Eccovi in esclusiva una speciale intervista a Simona Conti.

Allora Simona, un mese fa è nata questa idea subito messa in pratica. In una sola parola dimmi com’è andata

Una figata!!! Si può dire?!?

Certo che si può! più chiaro di così!

Facciamo però un passo indietro. I social sono diventati importantissimi nella comunicazione e quindi tu e il tuo gruppo di tecnici avete aperto su Facebook il gruppo “chiuso” (permettimi il giro di parole) Il Bar dei Tecnici del baseball. Perché?

Perché sui social spessissimo vengono fuori ottime idee, che però altrettanto spesso vanno perse perché si confondono in mezzo a commenti che hanno poco a che vedere con il problema.

Perché ci fosse finalmente un posto nel quale i tecnici potessero confrontarsi fra di loro senza l’interferenza di persone che scrivono sui social senza avere idonee competenze.

 

Proprio dalle idee di questo gruppo è nata l’iniziativa del 1° Torneo Draft. Che cos’erano gli obiettivi?

Diciamo che il torneo ha messo insieme diverse esigenze. Da un lato quella della mia società, il Torre Pedrera Falcons, di tornare a organizzare tornei, che fra covid e lavori di ristrutturazione all’impianto sportivo mancavano a Rivabella dal 2017. Ma contemporaneamente ci si doveva scontrare con la mancanza di strutture per poter ospitare le squadre, e quindi quale idea migliore se non un torneo “senza squadre”?

D’altro canto l’idea era di provare a dare un’ulteriore occasione di confronto a quei ragazzi che hanno più voglia di fare e a cui non basta l’attività che svolgono in società. Diciamo sempre che bisogna giocare di più, allora diamo la possibilità a chi ha voglia, di farlo!

Da ultimo creare una competizione equilibrata la dove siamo abituati a giocare campionati e tornei dove lo squilibrio fra le squadre è grande. Sappiamo bene che partite che finiscono tanto a poco non fanno crescere nessuno, né vincitori né vinti, creare un torneo nel quale le squadre sono formate attraverso un draft presuppone che siano più o meno equilibrate e che quindi ci sia più competizione e di conseguenza maggiore crescita. 

Come ha risposto la parte positiva del mondo del baseball giovanile italiano?

Le prime telefonate che ho fatto sono state agli amici tecnici un po’ in tutta Italia. E loro naturalmente hanno capito alla perfezione l’idea e l’obiettivo della manifestazione e l’hanno sposata da subito.

Tempo pochi giorni e con Stefano Burato, con il quale ho condiviso l’ideazione del torneo, abbiamo iniziato a diffondere la voce anche fra le famiglie e anche in questo caso l’entusiasmo è stato contagioso! Hanno iniziato a chiedermi la scheda di iscrizione che non l’avevo ancora neanche preparata, e dopo 5 giorni dall’apertura eravamo già sold out. 

 

So che però c’è stata una parte che non ha reagito bene. Forse perché il messaggio non era chiaro?

In realtà non so se ci sia una parte che non ha reagito bene. Noi tutti quelli con cui abbiamo parlato erano entusiasti dell’idea e dell’evento. Poi dopo qualche giorno di punto in bianco ci siamo trovati nella posta societaria una mail del Presidente Federale in persona che “a seguito di un discreto numero di mail, messaggi e telefonate in merito” ci teneva a precisare che l’evento non era in alcun modo riconducibile alle attività della nazionale. E noi siamo un po’ caduti dalle nuvole, perché non si era mai accennato al fatto che le due cose potessero essere collegate. Non abbiamo mai fatto uso nei nostri materiali pubblicitari di loghi Italia o fatto riferimento a selezioni, anzi, l’invio del materiale pubblicitario è stato massivo, a tutti, bravi e meno bravi, tant’è che al torneo avevamo anche bambini e bambine che giocavano a baseball da appena 7-8 mesi.

E tutto questo inoltre è stato fatto alla luce del sole, al punto che gli organi competenti della federazione erano stati avvisati ed avevano in mano tutto il materiale relativo all’evento. Noi ancora prima di far partire la pubblicità avevamo la mail della COG in cui autorizzava la manifestazione e informava per conoscenza CNA e CNC.  

Il doppio ruolo di Coach di società e Coach della Nazionale ha contribuito a creare questo “malinteso” o pensi che anche l’invidia in un’idea così avanzata potrebbe aver creato un po’ di confusione dei ruoli?

Sì, anche il doppio ruolo potrebbe aver contribuito. Però credo che la colpa sia soprattutto di invidie e gelosie, perché sono tanti altri gli eventi che coinvolgono tecnici delle nazionali delle varie categorie, e nessuno era mai andato a scomodare il Presidente Federale a tal punto che si sia sentito in dovere di inviare una mail di chiarimento. 

La sensazione è che in questo mondo chi si da da fare per provare a far crescere il nostro sport sia ostacolato anziché sostenuto.

Noi semplicemente per dare il miglior servizio possibile a chi avrebbe partecipato, avevamo coinvolto, per quella categoria, alcuni fra i migliori tecnici in Italia, che logicamente erano quelli della nazionale e delle regionali. Anche perché questi tecnici, così come noi, lavorano per Nazionali e Regionali 15 gg all’anno, per il resto rivendichiamo il diritto di poter partecipare agli eventi che riteniamo più opportuni senza che la gente veda in questo malizia o peggio.

E il fatto che il torneo fosse categoria U11 e non U12 non pensi che anche questo possa aver creato confusione? 

La gente se vuole può vedere malizia in tutto, però i motivi che hanno portato alla decisione di fare un torneo U11 anziché U12 sono molteplici. 

Da un lato in tutta Europa i tornei di questo genere sono U11, quindi ci siamo adeguati agli standard di chi già ha organizzato prima di noi eventi di questo genere. Del resto non ci siamo inventati niente, abbiamo semplicemente portato in Italia un qualcosa che nel resto d’Europa già si faceva da anni.

Dall’altro lato è stato fatto soprattutto per dare la possibilità ai ragazzini più piccoli di trovare finalmente più spazio in campo. 2012, 2013 e 2014 nelle loro squadre di club, essendo i più piccolini sono spesso relegati a ruoli di gregari, dietro ai 12enni che coprono i ruoli chiave del diamante. In questo torneo abbiamo voluto dare loro la possibilità di essere protagonisti in campo con qualche mese di anticipo. 

Poi sarebbe ipocrita dire che in questi giorni non abbiamo dato un’occhiata a questi ragazzi, ma come del resto, avendo mentalità da selezionatori, facciamo ogni qualvolta che capitiamo in un qualunque campo U12. 

 

Beh se anche il Presidente Federale è intervenuto sull’organizzazione del 1° Torneo Draft, significa che comunque nel bene o nel male un po’ di sconquasso lo avete creato.

Si dice sempre “bene o male l’importante è che se ne parli”. Beh, di questo torneo se ne è parlato e anche tanto. Nei primi giorni dopo la mail di Marcon abbiamo dovuto spiegare tanto e a tanti, poi però il veloce raggiungimento del tutto esaurito e la lunga lista d’attesa di riserve ci hanno fatto capire che dai più il messaggio era stato recepito in maniera positiva. Comunque si, abbiamo fatto un bel chiasso con questo torneo… 

 

La sede del Torneo è stata la “tua casa” Torre Pedrera con i Falcons, immagino che qui avevi tutto ciò che serve per il Torneo compreso la recettività alberghiera a costi contenuti.

Rivabella è sempre stata una location molto ambita per i tornei. Siamo a 300mt dalla spiaggia quindi baseball socialità e vacanza trovano un connubio ideale qui. I nostri storici “Nico&Matt” e “Happy Kids Tournament” registravano tutti gli anni il tutto esaurito, quindi per ospitare tornei dal punto di vista dei pasti e dell’allestimento dei campi eravamo già strutturati, dovevamo solo trovare una nuova formula che risolvesse il problema dell’alloggio. Abbiamo stipulato una convenzione con un albergatore che ha 3 diverse strutture, che è riuscito a offrire il trattamento di mezza pensione a prezzi realmente stracciati e altri atleti si sono fermati con il camper direttamente nel parcheggio del campo.

Entriamo nel cuore dell’iniziativa. Assieme a te c’erano altri tecnici di grande valore me li puoi elencare?

Come già detto il co-organizzatore dell’evento è stato insieme a me Stefano Burato, e dove ci sono Burato e Conti non può mancare Alessandro Rosa Colombo. Avevamo coinvolto naturalmente anche Ivano Licciardi e Andrea Tulli, ma fra playoff uno e fiocchetto azzurro l’altro, non hanno potuto partecipare rinviando però solo di un anno la loro presenza. Come detto in precedenza, per offrire la miglior qualità possibile ai partecipanti sono stati coinvolti alcuni tecnici di selezioni regionali: Thomas Berin dal Friuli, Luca Centorino e Cristian Tosini dall’Emilia Romagna, Milco Cotica dalle Marche, Marco Dal Castello dal Veneto, Gianluca Esposito dalla Lombardia e Filippo Francini dalla Toscana. Infine hanno collaborato alla realizzazione dell’evento alcuni tecnici di casa Falcons: Mauro Artusi, Cristian Giovanelli, Willy Lucena e Davide Sartini, oltre a Lorenzo “Rollo” Pagani dello Junior Rimini. Una lineup di lusso direi!

 

Erano solo questi gli ammessi in campo o anche tecnici qualunque di società potevano partecipare?

Diciamo che i tecnici ufficiali erano questi, ma chiunque altro avrebbe potuto partecipare come osservatore. Il primo giorno, quello dello show case, c’era letteralmente una valanga di genitori in campo con noi, alcuni di loro erano anche tecnici delle proprie squadre di club. In questo primo anno non abbiamo pubblicizzato questa possibilità di assistere e partecipare alle attività, perché era tutto in divenire, ma sicuramente per il prossimo anno la divulgheremo. 

Racconta rapidamente com’è stato il programma e che effetti ha avuto sui ragazzi.

Il primo giorno è stato una sorta di camp. Abbiamo diviso i 60 ragazzi in 5 gruppi da 12 che hanno ruotato tutti in 5 stazioni della durata di 40 minuti: battuta, interni, esterni, lanciatori e ricevitori. Ogni stazione era divisa in una prima parte di valutazione e compilazione di una scheda tecnica personalizzata con alcuni suggerimenti per migliorare. Ed una seconda parte nella quale abbiamo insegnato in ogni ruolo qualcosa di specifico e per alcuni forse nuovo.  L’effetto sui ragazzi è stato entusiasmante, perché tutti hanno potuto sperimentare tutto, anche i ruoli nei quali non sono abituati a cimentarsi.

La giornata si è poi conclusa con tutti i 60 ragazzi che hanno partecipato ad un elettrizzante e combattutissimo home run derby, mentre i tecnici hanno svolto il vero e proprio draft.

Il secondo giorno le 4 squadre si sono affrontate in un girone all’italiana tutti contro tutti, nel quale le regole erano volte a far giocare tutti allo stesso modo, bravi e meno bravi. 

La terza giornata si è svolto il vero e proprio torneo agonistico, con semifinali e finali che hanno rivelato punteggi stretti ad un buon livello di gioco. 

 

Nella locandina c’era scritto: “Un’occasione unica per approfondire i fondamentali di questo gioco e stringere nuove amicizie” Se da una parte stringere nuove amicizie nessuno potrebbe obiettare, sul fatto di approfondire i fondamentali magari qualche tecnico di società avrebbe qualcosa da obiettare. Cosa ne pensi?

Credo e spero che ogni partecipante si sia portato a casa qualcosa anche dal punto di vista tecnico e dei fondamentali, oltre naturalmente che delle amicizie, del divertimento e del sano agonismo. Penso che il primo giorno, durante il camp, abbiamo fatto un buon lavoro, e siamo riusciti a toccare dei punti che a volte nelle società non si riesce a toccare per mancanza di tempo. 

Comunque io sono sempre molto aperta a quelli che hanno qualcosa da obiettare, perché solo con qualcuno che ti critica, ovviamente se fatto in maniera positiva, si può migliorare. Quindi in caso, ne parliamo!

 

Iniziative di questo tipo difficilmente possono provenire dalla federazione e avete pertanto deciso di agire in “forma privata” pensi che possa essere questo il futuro?

In realtà credo che in un mondo ideale iniziative come questa dovrebbero essere organizzate dalla federazione. In questo modo avrebbero una valenza di molto superiore, potrebbero coinvolgere molti più atleti e usufruire di risorse ben più importanti. Ricordo quando a Rivabella si svolgevano i camp federali, erano un’iniziativa lodevole, che ha raccolto tantissime adesioni e riscosso molto successo. 

Se poi la federazione non ha le risorse per realizzare questi eventi ben venga la forma privata. Per come sono fatta io quando voglio fare una cosa la faccio, senza stare ad aspettare altri. Il tuo commento su Il Bar dei Tecnici del Baseball che ha dato il “la” all’idea è datato 26 luglio. Beh, io il 28 luglio avevo già scritto il programma dell’evento e inviato al nostro grafico (ndr Filippo “Traveggole” Brambilla) tutte le informazioni per creare la brochure. 

Il dato di fatto comunque è che se vogliamo crescere è questa la strada da intraprendere. È necessario creare progetti di sviluppo e crescita per quei ragazzi che hanno voglia di fare, e ce ne sono! Che poi questi progetti arrivino dalla federazione o da privati cambia poco, l’importante è che ci siano.

Negli Stati Uniti finita la stagione scolastica con il 1° giugno partono i Tornei detti “Travel Teams” le squadre viaggianti. Sono tornei di vario livello tecnico e anche di costi a volte importanti, ma hanno avuto un incredibile successo con un’esplosione di partecipazione e ormai nei mesi di giugno e luglio si parla solo di quelli e i genitori che possono non esitano a mandare i loro figli. Potrebbe succedere anche in Italia?

Si, a livello mondiale la direzione che si sta prendendo è quella della privatizzazione dello sport agonistico. 

Credo che piano piano stia già succedendo anche in Italia, anche se come sempre in ritardo. Alfonso con i suoi Lions sono già diversi anni che porta ragazzi in giro per l’Europa e per il mondo. Tu stesso se non sbaglio un bel po’ di anni fa avevi organizzato una società che partecipava a tornei in giro per l’Italia. Noi come Falcons quest’anno siamo andati al torneo di Barcellona e abbiamo partecipato a Praga alla Pony League, con una base di nostri ragazzi molto desiderosi di giocare, confrontarsi e vivere nuove esperienze e con alle spalle famiglie aperte e disponibili, e in aggiunta qualche prestito.

Sono convinta che stati come Repubblica Ceca e Germania in primis, ma anche Olanda, debbano a questo il loro aumento di livello, al fatto che hanno iniziato a partecipare, come federazione, ma anche in forma privata, a tornei in giro per l’Europa.

 

Immagino che visto il grande successo dell’iniziativa ci saranno delle repliche. Potrebbero alcune altre organizzazione farne parte magari con un circuito nazionale sempre rispettando i Tornei di società così importanti. Ad esempio la scelta di organizzare il 1° Torneo Draft non nel fine settimana la trovo molto azzeccata.

Repliche? Assolutamente si! Sicuramente riproporremo il torneo under 11, e altrettanto sicuramente ne proporremo anche uno under 13. Stiamo valutando infine quello under 15.

Come periodo credo confermeremo questo, fine agosto o primi di settembre, o al massimo stavamo valutando la settimana di Ferragosto, che sarebbe l’ideale per unire baseball e vacanza e non andare a sovrapporsi ad altri impegni baseballistici. La scelta dell’infrasettimanale è legata principalmente a non volersi sovrapporre con play-off e coppa regione, ma era anche per dare la possibilità a chi lo desiderasse di fermarsi per il weekend in Riviera a fine torneo e infatti in diversi l’hanno fatto. 

L’idea di organizzare un circuito di tornei di questo genere sarebbe fantastica. Più i ragazzi hanno possibilità di gioco e più i nostri sport torneranno ad essere grandi!

 

Per concludere questa intervista vuoi aggiungere qualcosa?

Grazie Paolo di aver dato spazio e voce a questa iniziativa. Speriamo di aver smosso qualcosa in questo piccolo mondo del baseball. 

 

Grazie a te Simona e a tutto il tuo gruppo per quello che fate per i giovani e grazie per avermi concesso questa bella e lunga intervista.

 

Paolo Castagnini

 

Tutte le foto  del 1° Torneo Draft sono di Simona Conti

 

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Commenti: 4
  • #1

    Frankie (lunedì, 11 settembre 2023 08:36)

    Dopo aver letto poche righe ho avuto l'impressione che l'iniziativa fosse molto simile ai format Travel Teams USA. Andando avanti nella lettura ne ho avuto la conferma e credo sia un progetto lodevole. Nota dolente è stato però quando si è fatto cenno ai Camp Federali che erano anch'essi un progetto lodevole che poi purtroppo sono stati soppressi. Comunque, Avanti Tutta!

  • #2

    franco ludovisi (lunedì, 11 settembre 2023 09:22)

    Torre Pedrera è da sempre all'avanguardia in queste iniziative di baseball e di accoglienza.
    Ricordo, tanti anni fa, che ci portavo a fare qualcosa che assomigliava allo Spring Training persino la squadra svizzera dei Barracudas di Zurigo. E l'accoglienza sia sul campo che nelle strutture alberghiere era sempre massima. Bravi!

  • #3

    paolo pietrantoni (lunedì, 11 settembre 2023 15:38)

    bravissimi !!!

  • #4

    LUIGI CASAROTTO (lunedì, 11 settembre 2023)

    Iniziativa con obbiettivi giusti, soprattutto perché vanno a favore di quelli che hanno poca attività in società e voglia di continuare….. dato che le liste erano lunghe è auspicabile che si ampli l’offerta. Credo sia stato ideato dallo staff che, in Italia, ha implementato maggiormente questo lavoro, anche a livello Nazionale, dove per altro, hanno ottenuto tanti risultati! Congratulazioni e Bravissimi!!!�