· 

Il baseball del nostro cuore

Nella foto i Boston Americans del 1903 

di Michele Dodde

Dopo aver assistito con legittima curiosità, interesse e malcelata passione mista all’invidia verso tutti quegli spettatori che hanno avuto la fortuna ed il privilegio di assistere all’evolversi della incredibile e rocambolesca World Series 2023 che ha posto sugli altari della gloria i Texas Rangers   non ci si può non soffermare a quanto palesato dal giornalista N. V. Foxes su “Beyond the Scoreboard “ circa il perché il baseball ha la compiacenza di rivelarsi un onesto e proficuo compagno di viaggio della propria vita.

Dopo aver sinteticamente dato un senso concreto a tutto quanto negli Stati Uniti si configura necessario come essere veloci, ben chiarisce poi che grazie al più americano passatempo: il baseball, ci si possa fermare a considerare la bellezza della vita. Certo, per chi non conosce il gioco, le partite che lentamente si sviluppano su più ore, a volte ben oltre le tre ore, con funambolici aspetti teatrali con quelle serie di segnali indecifrabili tra il catcher ed il lanciatore, tra il suggeritore ed il battitore, tra gli stessi umpire, tra lo stesso pubblico ed ancora che fanno perdere un’intera giornata lavorativa all’americano medio appaiano in forte contrasto alla vulgata mentalità dell’essere sempre più veloci, ma allora come mai le tribune nonostante questo distinguo si affollano sempre più lungo tutta la striscia di ben centosessantadue gare in sei mesi? 

Il perché è che, preso atto del proprio io, ben ci si rende conto che non c’è miglior posto per trascorrere una giornata che non sia il campo di baseball, il campo di un gioco che non ha il contatto spettacolare dell'hockey o del football, manca dello spettacolo atletico grezzo del basket e non ha la dinamica fluida del calcio ma che poi in definitiva nessuno di questi corrisponde ad una gradevole esperienza visiva, ad una soddisfacente sintesi intellettuale, ad una gioiosa, distensiva e piacevole giornata allo stadio.

 

Ora è pur vero che andare a una partita di baseball e comprendere appieno il gioco richiede anni di pazienti immersioni statistiche approfondite ed esperienza di prima mano poiché è difficile capire, a differenza di altri sport, se un lancio di novanta miglia all'ora sia stato buono o cattivo se non dopo la gestualità dell’umpire, ma ci si rende subito conto che non c'è posto migliore per trascorrere un pomeriggio o una serata estiva che allo stadio con amici e familiari. 

 

L'atmosfera negli stadi di baseball è molto diversa dalle gradinate delle partite di calcio europee. I teppisti ubriachi belligeranti con felpe nere in cerca di una rissa qui negli stadi del baseball sono sostituiti da famiglie con cappellini a sfera che avrebbero potuto benissimo essere fuori per il loro picnic del fine settimana. E proprio come ad un picnic in famiglia nel fine settimana, il baseball è tutto basato sui rituali.

 

Qualche celebrità locale o fortunato fan arriva a lanciare il primo lancio cerimoniale, di solito mancando il bersaglio, ma venendo comunque applaudito con entusiasmo. Poi tutti si alzano, si tolgono il berretto e si mettono la mano sul cuore mentre viene cantato l'inno nazionale. Molti lo cantano insieme e alcuni diventano visibilmente emozionati, nonostante l'abbiano ascoltato ad ogni singolo evento sportivo a cui sono stati nella loro vita poiché esso rimane nel cuore una bella melodia.

 

Poi durante la gara si vedono tiri calibrati, corse sulle basi ben studiate, le palline battute che toccano terra e quelle in foul che vengono catturate dai bambini che hanno portato i loro mits al gioco. Poi tutti sono pronti a trattenere il respiro mentre una pallina viaggia sospesa nell'aria verso il campo esterno per vedere se verrà presa dagli esterni o arriverà nelle gradinate per un homerun con il conseguente gemito addolcito o un ruggito estatico seguito da fuochi d'artificio, che è poi la suspense che il baseball può offrire. Ci sono anche alcuni che ascoltano anche il commento radiofonico in un orecchio per avere una prospettiva strategica su ciò che stanno guardando mentre contemporaneamente e inutilmente mantengono il punteggio sul loro personale score…

Infine, dopo un paio d'ore di segnali in codice morse dai catcher ai lanciatori, sputando e leccandosi le mani per una presa migliore, è il momento del settimo inning sulle note di “Take Me Out To The Ball Game”. Questo ricorda a tutti coloro che non hanno già consumato alcune arachidi e cracker jack di farlo insieme a un altro hot dog.

 

Così, entrando nell'ottavo inning, se la squadra di casa è in vantaggio di un margine ristretto, subito la ballata “On A Prayer” di Bon Jovi viene fatta esplodere dagli altoparlanti. Se invece sta per perdere, allora sarà “Don't Stop Believing” dei Journey  ad essere irradiata per rinvigorire anche il più cinico dei fan di casa. Da ultimo, abbastanza presto, sia dopo l'euforia di un walk-off grand slam nella parte inferiore del nono o un salvataggio da parte della squadra ospite, tutti se ne vanno in modo ordinato dopo essersi goduti la giornata al parco.

 

Chi ha vinto? Non importa. Questo è lo spirito del baseball e nessun gruppo di ultras contesterà le decisioni della gerarchia del club né ci saranno ubriachi pronti a lanciare razzi sul campo di gioco. E se qualcuno è pronto a sostenere che un italiano non può amare o praticare in modo eccellente, allora spolveriamo l’album che a partire dal lontano 1897 quando Eddie Abbaticchio debuttò nella Major League con la casacca dei Philadelphia Phillies, le pagine  ricordano Joe Di Maggio immortalato persino da una ballata da Simon e Garfunkel, il filosofo più saggio di New York Yogi Berra che ha coniato il mantra spesso ripetuto dai giornalisti sportivi di tutto il mondo "It ain't over 'til it's over”, l’irriverente “The Barber” Sal Maglie, il barbuto Mike Napoli, Rocco Baldelli, Nick Punto, Barry Zito, Bobby Valentine, Franco Viola senza dimenticare l’icona Mike Piazza.

 

Questo è il baseball, una gioco che, per dirla alla Frenkie Russo, porta agli onori non la squadra più forte, ma quella che gioca meglio… e non è poi quella del nostro cuore di appassionati? 

 

Michele Dodde

 

 

Scrivi commento

Commenti: 2
  • #1

    Marcella (lunedì, 06 novembre 2023 19:43)

    Magnifica "telecronaca", scritta con la penna del cuore, che fa vivere momento per momento le fasi di un gioco che sa di passione e di magia

  • #2

    Rosa Mariano (lunedì, 06 novembre 2023 21:14)

    È la storia di una partita resa "visibile" dal tua scrittura.