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Lanciare la prima palla: a chi l’onore?

(Photo by Joshua Bessex/Getty Images) 

di Michele Dodde

Era il 14 aprile del 1910 quando, dopo un’estenuante assemblea organizzata dal movimento delle Suffragette, durante la loro 42esima Convention, al fine di illustrare e perorare le loro richieste, l’avvocato William Howard Taft, accademico  e magistrato, nonché 27esimo Presidente degli Stati Uniti, preferendo evitare ulteriori ed irritanti polemiche, essendo grande estimatore e tifoso del gioco del baseball, decise di recarsi verso lo stadio di Washington, il National Park, per assistere all’incontro tra gli Athletics di Philadelphia ed i locali Senators, gara che di fatto andava a sancire l’inizio della stagione agonistica, ovvero quell’Opening Day inventato dalla Major League ben dieci anni prima come spettacolare evento. Fu così che la sua presenza, anche se in forma anonima, fu notata dal manager dei Senators Jimmy McAleer che ebbe la brillante idea di coinvolgere l’inquilino della Casa Bianca invitando lui a consegnare la pallina ai giocatori. Da buon navigato politico il buon Taft non si fece perdere quell’occasione di grande partecipazione sociale ed allora tra un festante pubblico lanciò dagli spalti la pallina verso Walter Johnson, lanciatore e stella della squadra di casa. 

Quel semplice gesto, che nella sintesi filosofica del gioco ha il dono di racchiudere in se roboanti e retoriche affermazioni molto evidenziate dai mass media e da opinionisti di primo pelo, da allora, come ben puntualizza la cronaca, divenne  un rituale molto ambito, fortemente seguito e caldeggiato, come genuina espressione democratica e popolare, da tutti i Presidenti statunitensi, sia che fossero tifosi, estimatori o meno del gioco, all’infuori di Jimmy Carter, che però in seguito nel 2004, 8 aprile, edulcorò la sua persona inaugurando l’avveniristico Petco Park di San Diego dove gioca la franchigia dei Padres

Tra essi però è da assegnare al Presidente Richard Milhous Nixon una nota particolare poiché, non nascondendo mai il suo interesse per il baseball, molti giocatori in ambito Major League, dopo la fine della sua carriera politica, attuarono decise pressioni verso il loro sindacato affinché fosse nominato a capo della Major League Baseball Players Association.

 

Tuttavia l’evento di lanciare la pallina dalla tribuna verso il lanciatore partente della squadra di casa da una chicchessia autorità, e sempre molto atteso dal pubblico come contorno allo spettacolo, ebbe fine nel 1988 quando quel multiruolo che fu l’allora Presidente Ronald Reagan decise di effettuare lui il primo lancio della partita recandosi direttamente sul monte di lancio del Wrigley Field di Chicago.

Fu l’apoteosi di un nuovo rituale che ammaliò molti fans e la totalità degli spettatori gradì di buon augurio l’inizio dello spettacolo con questo prologo e seguita era anche la scelta delle personalità. Tra queste molto enfatizzata fu a Nashua (New Hampshire) il 21 luglio del 1998 la prima pallina lanciata dalla signora Eliza Emerson durante un confronto della squadra locale Silver Knights: quel giorno Eliza recandosi sul monte di lancio andò a festeggiare con quel gesto amorevole il suo 110esimo compleanno.Gli esegeti del gioco comunque apprezzarono oltre misura, ed in loro resta sempre viva nella memoria, la “performance” del Presidente George W. Bush che ad inizio di gara tre delle World Series 2001 tra gli Yankees di New York e gli Arizona Diamondbacks dal monte di lancio effettuò un perfetto “strike” in mezzo al piatto di casa base. (era il 30 ottobre 2001 l'anno dell'attacco alle Torri Gemelle)

Ma in realtà chi dei tanti Presidenti ha avuto a buon diritto con il baseball voce in capitolo? Solo uno: Dwight David “Ike” Eisenhower. Si narra infatti che il futuro 34esimo Presidente degli Stati Uniti, cresciuto nella zona rurale di Abilene, Kansas, si dimostrò già da ragazzo un eccellente interbase nella squadra di baseball del liceo e che per arricchire il suo badge giovanile andasse poi a giocare come professionista nella Junction City Soldiers, affiliata alla Central Kansas League, con il nome di “Wilson”.

 

Che sia vera o meno questa leggenda metropolitana mai è stata acclarata divenendo un raro esempio di segreto poiché le severe regole della NCAA (National Collegiate Athletic Association), che vietano agli studenti atleti di giocare professionalmente, non gli avrebbe permesso all’età di 21 anni di frequentare l’Accademia Militare di West Point.  

Ora è probabile che Eisenhower sapesse che stava infrangendo il Codice d'Onore di West Point quando firmò il modulo di 15 domande attestanti il suo status di dilettante ma se l’Accademia lo avesse espulso non ci sarebbe stato il generale che guidò le forze alleate alla vittoria nella seconda guerra mondiale nè il presidente della Columbia University e neanche il Presidente degli Stati Uniti per due mandati.

 

Dunque Ike, che pure amava il baseball tanto da fargli ammettere una volta che "una delle più grandi delusioni della mia vita... forse la più grande è stata quella di non aver fatto parte della squadra di baseball dell'esercito” quando anni dopo, ad una partita tra i New York Giants e i Boston Braves, i manager Mel Ott e Bob Coleman gli chiesero di confessare a loro se avesse giocato professionalmente, e se sì, in quale posizione egli rispose scherzando: "Questo è il mio segreto". E poi raccontò che in un caldo pomeriggio del Kansas, lui e un giovane amico andarono a pescare sul fiume e fantasticarono ad alta voce sul loro futuro. L'amico gli disse che un giorno avrebbe voluto diventare il presidente degli Stati Uniti. Lui gli rispose invece che voleva diventare un vero giocatore di baseball della Major League come Honus Wagner. Alla fine concluse: "Ecco, nessuno di noi ha realizzato il proprio desiderio".

Giocatore mancato ma corretto Presidente a salire sul monte di lancio per lanciare la prima pallina, però in questo tempo moderno penso sia anche giusto ricordarlo, come memento, per quanto disse in un discorso il 16 aprile del 1953

 

«Ogni arma da fuoco prodotta, ogni nave da guerra varata, ogni missile lanciato significa, in ultima analisi, un furto ai danni di coloro che sono affamati e non sono nutriti, di coloro che hanno freddo e non sono vestiti. Questo mondo in armi non sta solo spendendo denaro. Sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi giovani. [...] Questo non è affatto un modo di vivere, in alcun senso legittimo. Dietro le nubi di guerra c'è l'umanità appesa ad una croce di ferro.» (Dwight David Eisenhower, presidente degli Stati Uniti,)

 

Michele Dodde

 

Nelle foto in home page Eisenhower, lancia la prima palla dalla tribuna. Nell'ultima foto Dwight Eisenhower riceve nello studio ovale Jackie Robinson (1957) - Foto da Biblioteca Dwight Eisenhower

 

Sotto Dwight Eisenhower lancia la prima palla nell'Opening Game del 1957

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Commenti: 5
  • #1

    Maria Luisa Vighi (mercoledì, 04 gennaio 2023 10:29)

    Immerso in un'America mitica che ha fatto del baseball una mitologia e dei suoi presidenti degli eroi della democrazia...

  • #2

    Marino Bosdachin (mercoledì, 04 gennaio 2023 21:18)

    Simpatiche curiosità, storie stupende

  • #3

    Mautsumoto (mercoledì, 04 gennaio 2023 21:48)

    Il baseball tessuto importante della società americana

  • #4

    Rosa Mariano (giovedì, 05 gennaio 2023 17:45)

    Storia interessante ed esemplare

  • #5

    Daniele T (lunedì, 30 gennaio 2023 14:46)

    Articolo ben fatto,storia interessantissima, complimenti davvero