
George Floyd è assurto alle cronache mondiali per aver detto “I can’t breathe”, vale a dire “Non posso respirare”. Questa frase così semplice l’ha pronunciata, durante un controllo di polizia avvenuto il 25 maggio del 2020 a Minneapolis in Minnesota. Perché non potesse respirare è noto ai più, in quanto il malcapitato, dopo aver acquistato delle sigarette con soldi ritenuti falsi dal negoziante, una volta intercettato dalla polizia e messo “pancia a terra” da un poliziotto, tale Derek Chauvin, questi, per tenerlo fermo, ha visto bene di tenergli il ginocchio sul collo per un po’ più di otto minuti, causandone così la morte. Il tutto, debitamente filmato da un passante, cosa questa che dovrebbe dare altrettanto da pensare, perché invece di intervenire e far qualcosa, la gente filma le “peggio cose” col telefonino passando come esempio di civismo, mentre è solo un complice passivo di quanto accade, ma lasciamo perdere, perché quel che conta è che questo documento filmato ha fatto il giro del mondo e negli Usa è diventato il fondamento del movimento Black Lives Matter, che più o meno vuol dire che la vita dei neri è importante e questo è verissimo.
(Nella foto sopra Cody Bellinger, e David Price - usatoday)
Spiace infatti che pur avendo avuto un Presidente come Barack Obama, negli Stati Uniti ci sia ancora così tanta cattiveria e così tanta distanza tra bianchi e neri e non solo; la segregazione in classi sociali e razziali, anche se di razza non si dovrebbe parlarne più, c’è ed è foriera di pregiudizi senza appello.
Ad ogni modo questo episodio ha giustamente scosso le coscienze e si è da poco risolto con la condanna di Chouvin per l’omicidio di George Floyd che col suo faccione spicca sui murales di tanti palazzi americani come un monito imperituro o almeno così si spera.

Ma veniamo a noi: il caso Floyd, infatti è stato registrato anche nel mondo del baseball statunitense e a condanna avvenuta, sul sito delle MLB è uscito un comunicato che ha chiaramente stigmatizzato quanto accaduto, evidenziando come la condanna di Chouvin sia un passo nella giusta direzione per correggere la violenza sproporzionata della polizia nei confronti degli afroamericani.
Questo fatto così cruento ha portato alla creazione di un’alleanza tra i giocatori “The Players Alliance”, perché ci sia una vera svolta culturale in nome di Floyd e la MLB nel proprio comunicato parla proprio di un processo di guarigione al quale contribuirà con i propri atleti.
Quando vado negli Stati Uniti, o per meglio dire quando ci andavo, ho sempre percepito il distacco tra neri e bianchi, in tutto, perché i neri americani per la maggior parte non sono come Michelle e Barack Obama con le loro figlie, anche se sarebbe bello.
Molto è stato fatto da quando Rosa Parks si rifiutò di sedersi nei posti riservati ai neri sui mezzi pubblici e il baseball ha molto contribuito: basti pensare al N° 42 più famoso di sempre, ossia Jackie Robinson che ha aperto la strada a tanti altri Campioni come “Mr Cub”, al secolo, Ernie Banks, nei Chicago Cubs e alla chiusura di quella bruttura che era la Negro League, ma c’è ancora molto da fare e purtroppo non solo negli Usa.
Anche da noi, gli stereotipi abbondano già fra di noi europei, perché gli italiani sono tutti mafiosi o quando va bene mammoni, i tedeschi “nazistoidi”, i francesi degli “italiani di cattivo umore” e via così, per non parlare di chi ha una pigmentazione diversa della pelle o arriva dai Balcani.
E’ importante riflettere su quanto accaduto ed essere solidali col movimento sportivo statunitense, anche attraverso il nostro sport, che in effetti esalta i campioni stranieri ed anzi li considera apertamente come parte del campionato, tanto da cercare spesso e volentieri improbabili ataviche parentele con nonni e trisavoli italiani, pur di avere l’opportunità di schierare qualche comunitario in più.
Beh, questo è un altro discorso, ma comunque indicativo del rispetto che i giocatori stranieri si guadagnano sul campo, anche se non so se, una volta svestita la divisa, talvolta magari siano stati oggetto di qualche improperio razziale, perché l’Italia è lunga e il baseball non è così popolare.
Go Floyd e che la terra ti sia lieve.
Allegra Giuffredi
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