
Mark Langil, giornalista storico dei Los Angeles Dodgers, su cui ha scritto ben cinque libri tra cui “Dodger Stadium” e “Dodgers: Game of My Life”, spolverando i sui appunti ha ritrovato e divulgato la storia di Henry Barba, il più anziano tifoso della franchigia. Lo ha fatto in un articolo scritto il 27 ottobre del 2020 iniziando a dire che Henry Barba, dopo aver festeggiato il suo 107esimo compleanno e dopo aver saggiamente mescolato la sua grinta con la dovuta impazienza, beatamente si era accomodato a guardare la prima partita delle World Series 2020 in televisione nella sua casa di Santa Margarita. Ai familiari poi aveva auspicato che i Dodgers "dopo 32 anni farebbero meglio a vincere quest'anno!". Barba, certamente discendente da migranti italiani, era solito dichiararsi tifoso a pieno titolo dei Dodgers poiché la causalità aveva voluto che il suo anno di nascita coincidesse con l'apertura, nel 1913, dell'Ebbets Field di Brooklyn e pertanto è già da allora che egli non poteva non essere che un loro tifoso. E questo nonostante egli abbia trascorso tutta la sua vita sulla costa occidentale.
Barba dunque ha adottato i Brooklyn Dodgers già da bambino ed ha tifato per Gil Hodges, da lui considerato "un grande battitore e un ottimo primo baseman", ascoltando rapito le trasmissioni radiofoniche e vivendo le gare grazie alle voci dei cronisti a partire dal veterano Red Barber sino a Vin Scully, che si era unito come terzo annunciatore insieme a Connie Desmond nel 1950.
Certo mai avrebbe potuto immaginare che i suoi Dodgers si sarebbero trasferiti sulla costa occidentale nel 1958 e che generazioni dopo uno dei regali per il suo centesimo compleanno ch’egli con affetto ricevette fu un microfono autografato nientemeno che da Vin Scully.

"Henry è stato un grande esempio ed ispirazione per la nostra famiglia", ha detto il nipote Ron Barba. “Ancora oggi continua a guardare sempre avanti non disdegnando di guidare un trattore e lavorare nei campi, tagliando l'erba. Non aveva molti soldi quando era giovane ed è stato sempre un gran lavoratore. L'intera famiglia ha lavorato sodo. Però all'epoca era l'unico a prestare attenzione al baseball ".
Negli anni '20, Henry lavorava in un ranch e gestiva una mietitrice di grano alimentata da muli. La sua tappa successiva fu la Southern Pacific Railroad, dove ha effettuato la manutenzione dei binari e ha lavorato presso la rotonda di San Luis Obispo, dove erano alloggiate e servite le locomotive a vapore.
Partecipò poi alla seconda guerra mondiale come artigliere presso la 250esima batteria costiera sull’isola di Kodiak in Alaska e, a guerra finita, tornando a casa, lavorò per 37 anni presso la sezione dell'oleodotto della Union Oil Company a Santa Margarita. Si è ritirato nel 1978.
Nemesi storica poi fu il fratello di Henry, Cecil Barba, scomparso all'età di 92 anni nel 2015, che invece ebbe l’opportunità di lavorare alla costruzione del parcheggio del “Dodger Stadium”, inaugurato nel 1962.
Durante tutta la sua vita da tifoso amante, Henry ha collezionato diversi cimeli dei Dodger, tra cui una maglia col numero "100", una palla da baseball autografata dai campioni della National League del 1978, una radio Zenith degli anni '60 che irradiava la musica durante le gare e un mucchio di preziose matrici di biglietti. Tenuta in grande evidenza è quella che va a ricordare il debutto in Major League di Fernando Valenzuela che riportò la vittoria per 2-0 sugli Astros nel giorno di apertura della stagione agonistica del 1981. Ancora istantanee del Camera Day del 1978, dove la famiglia ha scattato foto con Jim Gilliam solo pochi mesi prima che il giocatore e allenatore di lunga data morisse all'età di 49 anni.
Poi il guantone che Henry da giovane ha indossato come giocatore della squadra di baseball dell'Atascadero High del 1934.

I suoi ricordi hanno sempre affascinato i nipoti in specie quando confessò che alla fine degli anni trenta, non avendo abbastanza soldi per pagarsi il biglietto, seguì tutte le partite dello Spring Training dei Pittsburgh Pirates al Perris Hill Park di San Bernardini visionandole attraverso lo spazio di una staccionata.
E fu un bel vedere visto che nello staff dei Pirates c’erano due futuri Hall of Famers: il manager Pie Traynor e l'allenatore Honus Wagner. E poi nel descrivere le imprese dei vari Dave Stewart, Steve Sax e Mike Scioscia ma soprattutto la sua ammirazione per Jim Gilliam, Jackie Robinson, Duke Snider e Sandy Koufax.
Tra i familiari l’approccio di Henry nell’assistere alle gare della World Series 2020, primato vinto per la settima volta dai Dodgers nella loro lunga carriera sconfiggendo i Tampa Bay Rayas per 4 – 2, è risultato molto coinvolgente in specie a pensare come questo grande longevo tifoso sia stato un personaggio che ha vissuto due pandemie globali, una grande depressione e due guerre mondiali.
Di certo, riferendosi alla sua longevità, con molto garbo Henry sorridendo è solito precisare che la sua filosofia di vita divenuta maestra è scaturita dall’insegnamento datogli dalla voce di Vin Scully quando in cronaca diceva : “E’ opportuno ora prendere le cose un giorno alla volta”.
E i suoi Dodgers nel 2020 hanno seguito la sua stessa filosofia: realizzare una vittoria un giorno alla volta.
Michele Dodde
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