
di di Frankie Russo tratto da ESPN
L’eredità che Hank Aaron ha lasciato va ben oltre i suoi 754 fuoricampo. Henry Aaron è emerso dalle profondità della povertà del Sud ed è divenuto una delle figure più imponenti nella storia del baseball, nonché un simbolo agrodolce sia dell'intolleranza razziale americana che del trionfo. Quando si ritirò nel 1976 dopo 23 anni spesi nelle majors, Aaron aveva collezionato numeri offensivi impressionanti detenendo il record di HR (755), RBI (2.297), totale basi conquistate (6.856), partite giocate (3.298), turni alla battuta (12.364) e presenze alla battuta (13.941). Era secondo solo dietro a Ty Cobb per battute valide anche se lo deteneva per la National League. Detiene ancora il record per basi conquistate e RBI ed è terzo per valide battute dietro a Pete Rose e Ty Cobb. Aaron è stato eletto per 24 All Star Game, ha vinto due titoli di miglior battitore nel 1956 e 1959, si è classificato primo per HR battuti in una stagione per 4 volte, nominato due volte MVP della NL e ha avuto due esperienze nelle World Series vincendo il titolo nel 1957 quando con i Milwaukee Braves sconfisse i NY Yankees.
Aaron era un giocatore straordinario la cui carriera era parallela a giocatori più carismatici e spettacolari come Willie Mays e Mickey Mantle, che spesso hanno oscurato il suo stile prolifico, ma furono i suoi tre anni all’inseguimento del record dei 714 HR di Babe Ruth che lo elevarono a figura nazionale.
Il record fu battuto nel 4° inning contro i LA Dodgers l’8 aprile 1974 in Atlanta e ha rappresentato una delle immagini più memorabili e più durature di questo sport e anche uno dei suoi momenti più toccanti.
L'immagine che lo vede girare le basi scortato da due tifosi bianchi giubilanti che erano saltati in campo, è diventata una delle più iconiche dello sport. Meno noto è l’episodio della guardia del corpo che sedeva sugli spalti con la mano segretamente sul revolver, dovendo decidere in un istante se i due giovani fan fossero ostili nel loro intento e se avrebbe dovuto sparare.
Infatti, per anni Aaron ricevette migliaia di lettere minatorie e per la maggior parte razziste e minacce di morte per lui e la sua famiglia. In quel periodo era intollerabile da parte di molti che un nero potesse battere il record del Babe.
Nel corso degli anni, Aaron è stato elogiato per la sua calma risoluta e dignità di fronte alle minacce. Ha avuto l’onore di cenare con i capi di Stato internazionali e con ogni presidente in carica da Gerald Ford a Barack Obama, ma un triste ricordo gli ha segnato una cicatrice che lo ha accompagnato per il resto della sua vita come racconta lui stesso:
“Doveva essere il più grande trionfo della mia vita, ma non mi è mai stato permesso di goderlo. Non vedevo l'ora che finisse. L'unico motivo per cui alcune persone non volevano che avessi successo era perché ero un nero."
Il record è durato per 33 anni fino a quando Barry Bonds lo ha superato il 7 agosto 2007, e sebbene sia attualmente secondo nella lista dei fuoricampo in carriera, dietro i 762 di Bonds aleggia la macchia dell'era degli steroidi che lascia Aaron nella mente di molti come l'ultimo legittimo recordman di fuoricampo del baseball.

Henry Louis Aaron nacque il 5 febbraio 1934 a Mobile in Alabama, terzo di otto figli.
Quando Aaron aveva 8 anni, la famiglia si trasferì a Toulminville, appena fuori Mobile, in una casa costruita dal padre fatta con gli avanzi di legno di una nave.
Henry ricordava spesso come in più di un'occasione sua madre avrebbe fatto nascondere i bambini sotto i loro letti mentre il Ku Klux Klan marciava per la strada.
La vita di Aaron è sempre stata incentrata sul baseball. Ed Scott, lo scout che lo scoprì, disse che era "destinato" a diventare un grande giocatore di baseball. Ma le restrizioni della vita di una persona di colore che vive in America, specialmente nel profondo sud, rappresentavano sempre un grosso limite.
Da giovane sognava di diventare un pilota, ma suo padre gli rispondeva che questo non era possibile perché non c'erano "piloti di colore". Quando in seguito riferì a suo fratello maggiore, Herbert Jr., che voleva diventare un giocatore di baseball e avrebbe giocato nelle World Series, il fratello rispose: "Nemmeno nelle majors ci sono giocatori di colore".
Il sogno di diventare un giocatore di baseball nacque nel 1948 quando Jackie Robinson fece visita nella città di Mobile. Aaron allora decise che Robinson sarebbe stato il suo esempio anche se il messaggio di Jackie era che doveva prima studiare e ricevere un'istruzione prima di pensare al baseball.
Aaron non seguì mai il consiglio di Robinson. Infatti quel giorno aveva saltato la scuola per andare a vedere Robinson e per questo fu espulso dalla scuola per assenteismo. A quel punto non c’ara un piano di riserva, o il baseball o niente, ebbe a dire in seguito Aaron.

Nel 1952, Aaron firmò con la Negro League Indianapolis Clowns e il suo talento fu subito notato dagli scuot delle majors che avevano cominciato la ricerca dei talenti neri.
Il suo tempo nella Negro League durò appena un mese quando fu ingaggiato dai Boston Braves. Da quel momento la sua carriera fu in continua ascesa.
Nel 1954, a soli 20 anni, Aaron fece il suo debutto con i Braves, influenzando immediatamente una giovane squadra in ascesa e finendo quarto nella votazione per Rookie of the Year, e a soli due anni dal trasferimento da Boston, i Milwaukee Braves (successivamente trasferiti ad Atlanta) sarebbero diventati una delle più potenti franchigie nella storia della National League.
Ciononostante Aaron crebbe in fretta vincendo il pennant nel 1957. Con un suo HR nell’11° inning, vinse le World Series finendo con una MB di 393 e fu nominato MVP della NL.
Intorno al 1957 ci furono anni coronati da successi ma niente da rimanere nei libri della storia. Nel 1956 i Braves persero il pennant contro i Brooklyn Dodgers nell’ultima gara di campionato. Nel 1958 persero le Series contro gli Yankees in sette gare dopo essere stati in vantaggio 3 gare a 1 e nel 1959 di nuovo persero il pennant a favore dei Dodgers nel frattempo trasferitisi a Los Angeles.
Aaron ebbe a ricordare che quelle sconfitte avvenute a fine stagione hanno impedito a Milwaukee di essere ricordata come una delle più grandi squadre di tutti i tempi.

Il 1959 è stato il suo miglior anno vincendo il suo secondo titolo come migliore battitore con una MB di 355, 223 valide, 46 doppi, 39 HR, 123 RBI 3 400 basi conquistate finendo terzo nel ballottaggio per l’MVP.
Aaron è sempre stato conosciuto come un battitore pericoloso grazie ai polsi veloci. Prima del suo trentesimo compleanno, sembrava essere in grado superare il record di Cobb per battute valide, ma i Braves ormai avevano una squadra che stava invecchiando e con meno giocatori di talento.
Aaron allora di dedicò più alle battute di potenza. Negli anni 60 gli esperti davano Willie Mays come giocatore che avrebbe potuto battere il record di Ruth, ma le cose cambiarono negli anni 70 dove la potenza di Aaron divenne proverbiale.
Nel 1966, in occasione del trasferimento dei Braves ad Atlanta, Aaron si mostrò molto diffidente nei confronti del Sud e delle sue pratiche razziste e fu molto esplicito nel mostrare il suo disappunto nel tornare nella regione delle sue radici, paure accentuate dal suo coinvolgimento nel movimento per i diritti civili e le amicizie con personaggi facenti parte del movimento politico Atlanta Black.
Ma negli anni successivi dopo il divorzio per la prima volta in una carriera che era stata oscurata dai vari Mays, Mantle and Banks, i riflettori nazionali si concentrarono su Henry Aaron.
Dal 1969 al 1973 realizzò 203 HR di cui 47 nel 1971. Nel 1972, Aaron firmò il contratto più ricco nella storia del baseball dell'epoca: tre anni, 600.000 dollari e finì la stagione 1973 con un totale 713 fuoricampo, uno in meno di Babe Ruth, ma fu ossessionato durante tutto l’inverno che potesse essere assassinato prima dell’inizio del campionato 1974.

Quando finalmente realizzò il record di fuoricampo, Aaron era ormai stressato, l’inseguimento di Ruth lo aveva logorato, aveva 40 anni ma ancora voleva giocare. Alla fine della stagione i Braves lo cedettero ai Milwaukee Brewers ricongiungendolo con la città in cui aveva iniziato la sua carriera.
Due stagioni deludenti con i Brewers gli fecero capire che doveva smettere. Il 20 luglio, ancora con i Brewers, Aaron realizzò il suo 755° e ultimo fuoricampo contro i California Angels.
Aaron è stato eletto nella Hall of Fame nel 1982 con 406 voti su 415 e la sua percentuale di induzione (97,83) era la seconda più alta nella storia dietro solo a Ty Cobb. Oggi è la nona di tutti i tempi.
Una volta ritiratosi, Aaron si è allontanò dal baseball amareggiato sia dal fatto che sentiva che quel mondo non apprezzava né lui e né i suoi successi, e sia perché riteneva che i progressi d’inserimento delle minoranze erano troppo lenti e spesso bloccati dalle alte sfere dello sport in genere.
Rientrò nel mondo del baseball a seguito della nomina a direttore generale del settore delle minors per i Braves, primo afro-americano a ricoprire tale ruolo, per poi allontanarsi di nuovo ad inizio anni 80 a seguito dello scandalo Al Campanis rimarcando la sua convinzione che il baseball non fosse serio nel promuovere gli afroamericani a posizioni manageriali o di front-office.

Nella metà degli anni '90 Aaron rientrò nel suo mondo grazie al commissario Bud Selig suo grande amico. Selig aveva ritenuto che Aaron fosse stato sottovalutato come giocatore e nel 1999, in occasione del 25° anniversario del superamento del record di Ruth, Selig creò l'Hank Aaron Award dedicato a onorare il miglior giocatore offensivo per ogni lega.
Hank Aaron, figlio del profondo sud è riuscito a superare le difficoltà della sua povertà e razzismo per diventare una delle figure più significative nella storia americana.
La sua importanza per il baseball e per la cultura americana è inconfutabile. L'Hall of Famer e Re dei fuoricampo di lunga data è stato un simbolo di grandezza sul campo e di dignità al di fuori.
La sua morte ha avuto ripercussioni oltre lo sport e ha provocato un'esplosione di tributi da parte di coloro che lo hanno conosciuto personalmente o semplicemente ispirati da una vita straordinaria vissuta con implacabile dignità e grazia di fronte a un'apparentemente infinita fonte di odio durante la sua rincorsa per superare un record sacro detenuto da un'icona bianca, Babe Ruth.
Aaron ha affrontato quella discriminazione con calma, grazia, onestà e ottimismo che un giorno tutti avremmo potuto essere migliori. Queste sono le qualità, ben oltre il suo numero di fuoricampo, per cui Henry Louis Aaron dovrà essere ricordato.
Frankie Russo
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Michele (sabato, 23 gennaio 2021 15:54)
Caro Frankie, sempre perfetto e puntuale. Aggiungerei solo le parole del Commissario Rob Manfred:"Hank Aaron ha fornito agli americani ed ai fan di tutto il mondo un esempio a cui aspirare. La sua carriera dimostra che una persona che lavora dignitosamente con umiltà può farsi strada nella storia e trovare una possibilità per brillare come nessun altro".