
di Frankie Russo tratto da MLB.com
Esattamente 57 anni fa, il 28 agosto 1963, anche se mio padre aveva lasciato il baseball già da qualche anno, egli continuò a lottare per i diritti civili del popolo nero e quel giorno portò l’intera famiglia a partecipare alla marcia che ebbe luogo in Washington dove parteciparono circa 250.000 cittadini americani. E’ stata un'esperienza che non dimenticherò mai e quando Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso passato alla storia come “I have a Dream”, mi sembrò come se fosse stata la continuazione di ciò che aveva iniziato mio padre 16 anni prima, quando cominciò a giocare a baseball all’Ebbets Field. Anche se in quel periodo mio padre aveva cominciato ad accusare problemi di salute che durarono per altri 10 anni, mi piace ricordare il grande atleta che fu e mi resta il rammarico per la sua immatura scomparsa. Dopo quasi 50 anni dalla sua morte, incontro ancora gente che mi chiede quale sarebbe stato il suo pensiero per quanto sta accadendo oggi nel 2020. Anche se a molte persone questa situazione sembra non interessi molti mi chiedono: di cosa si sarebbe dispiaciuto e cosa lo avrebbe commosso? L’unica cosa che posso dire per certo è che mio padre si sarebbe concentrato sui cambiamenti che devono avvenire, il modo per coinvolgere il maggior numero di persone possibile.

Avrebbe abbracciato la lotta in difesa del popolo di colore. Ironicamente, anche in questo anomalo ma indimenticabile Jackie Robinson Day 2020 la domanda che mi pongo è come vorremmo che fosse il mondo tra 75 anni da oggi, o tra 57 anni, o l’anno prossimo. Cosa vogliamo che il futuro ci dica relativamente al momento in cui oggi viviamo, l’opportunità che abbiamo avuto per cambiarlo. Il gioco del baseball può avere un ruolo fondamentale nel progresso. Jackie Robinson lo ha dimostrato, e nel suo ricordo dobbiamo essere coscienti di quanto duro è stato il suo percorso, di come si è impegnato e quanto ancora rappresenta il suo nome.
Il 15 aprile di ogni anno si celebra il Jackie Robinson Day, il giorno in cui nel 1947 fu ufficialmente abbattuto il muro delle discriminazioni razziali nel baseball. Infatti Robinson è stato il primo giocatore di colore a giocare nella MLB.
Ma il 2020 non è un anno uguale a tutti gli altri e così ci troviamo qui alla fine di agosto a celebrare il Jackie Robinson Day. Se torniamo indietro a quei giorni, dobbiamo sapere che quel giorno non rappresenta semplicemente un altro giorno.
Esattamente 75 anni fa, il 28 agosto 1945, in New York ebbe luogo un incontro storico. Richey Branch, il GM dei Brooklyn Dodgers convocò mio padre nel suo ufficio senza comunicargli l’oggetto dell’incontro. Branch poi lo informò che voleva proporgli un contratto per i Dodgers e fare di lui il primo giocatore di colore nel ventesimo secolo a giocare nella major league baseball.

Richey Branch: Mi ricordo perfettamente che in quel periodo non era permesso ai giocatori di colore di partecipare al campionato MLB, ma avevo bisogno di una persona intelligente, con un carattere paziente e dotato di ottime fondamentali per abbattere quel muro.
Ma prima di tutto Robinson dovette rispondere ad una grande quantità di domande.
Jakie Robinson: L’evento avrebbe sicuramente coinvolto molta gente ma sapevamo anche che non avremmo avuto molti alleati, ma tutto sarebbe stato determinato dai numeri che risultavano nel box score. Avrei dovuto saper beneficiare di ogni opportunità che mi sarebbe capitata.
Il colloquio durò tre lunghe ore durante le quali Branch gli fece presente tutte le difficoltà alle quali sarebbe andato incontro, a cominciare dai tifosi per finire agli stessi compagni di squadra. Branch voleva essere sicuro di aver scelto l’uomo giusto, testando il suo self control e la capacità di non reagire alle provocazioni.
Le risposte di Jackie soddisfecero Branch e pochi mesi dopo Robinson firmò il contratto.
Jakie Robinson: Grazie molte Mr. Branch, sono veramente contento di firmare questo contratto.
Il resto è storia.
Frankie Russo
Sotto il video da cui è tratto l'articolo
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Michele (venerdì, 28 agosto 2020 16:52)
Grande Frankie ad aver proposto questo intenso ed emotivo articolo. Quando il baseball diventa storia...