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Tradizione e innovazione nel baseball italiano

Photo by David Mark in Pixabay
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Presentazione di Paolo Castagnini

Che la vita sia cambiata, così come i rapporti interpersonali, le abitudini, il modo di divertirci e passare il tempo è fuori discussione e questo vale in Italia ma non solo. Personalmente ritengo che la crisi del nostro baseball non sia colpa di entità quali politica federale, oriundi, stranieri ecc. , ma semplicemente perché è cambiato il mondo, siamo cambiati noi. E la domanda delle domande è: Dobbiamo adeguare il nostro gioco ai cambiamenti del mondo o mantenerne inalterata la sua forma, le sue regole e i suoi tempi? Insomma innovazione o tradizione? Ebbene io che sono un convinto tradizionalista ospito con piacere in Baseball On The Road questa argomentata proposta di Joseph Well Met tratta dalla sua pagina Facebook nel Gruppo Baseball Kaizen Camp che gentilmente ha messo in questi giorni alla mia attenzione. 

TRADIZIONE E POSSIBILI INNOVAZIONI NEL BASEBALL-SOFTBALL ITALIANO

 

Joseph Well Met

 

Questo è un tema che, negli anni, ho già più volte trattato con le medesime argomentazioni di fondo; sembra tuttavia ora necessario ribadirne e puntualizzarne i concetti, a costo magari di dilungarmi, in considerazione del fatto che la materia ha assunto connotazioni di ancora più spiccata attualità, trovandoci ora in presenza delle accentuatesi diatribe tra “tradizionalisti” e “innovatori”, nel comunque sempre più decadente scenario complessivo del baseball-softball italiano.

 

1 - OPPORTUNO GIUDIZIO SALOMONICO -

Un redivivo Salomone, qualora avesse la facoltà di sentenza sulla disputa “tradizione contro innovazione” con riferimento al baseball-softball, concluderebbe risolutivamente la questione ordinando perentoriamente di tagliare il movimento in due tronconi, questa volta però pensando davvero di mantenerli comunque entrambi vitali e semi-indipendenti tra loro.

Photo by Nathan Anderson on Unsplash
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2 - DA UNA PARTE, NULLA DEVE SOSTANZIALMENTE CAMBIARE - 

Il primo troncone rimarrebbe ad operare con gli attuali classici schemi tecnici e regolamentari, nonché organizzativi, non soltanto ai fini della continuità storica e del mantenimento statistico o magari per ragioni puramente nostalgiche, ma anche allo scopo pratico di preservare un’organizzazione che sia in grado di continuare ad essere vivamente attiva nei circuiti internazionali. Naturalmente sarebbero da ricercare salvifiche ottimizzazioni per la gestione a breve termine delle varie problematiche che attualmente tendono ad affossare definitivamente il baseball-softball.

 

3 - PARALLELAMENTE, DALL’ALTRA PARTE, TUTTO DEVE CAMBIARE -

Il secondo troncone del movimento avrebbe il precipuo compito di sperimentare, nella pratica, soluzioni e formulazioni veramente innovative, anche audaci o addirittura spregiudicate, da formulare e da implementare con spirito sgombro da qualsiasi pregiudizio; in ogni caso atte ad attrarre in modo davvero accattivante inizialmente non tanto più spettatori possibili quanto, più possibile, nuovi praticanti di qualsiasi tipo e livello, al fine di creare le premesse per le fondamenta di una cultura di base, soprattutto basata sulla pratica attiva, che riguardi l'essenza intrinseca del baseball-softball giocato. Tutto questo avendo una visione a più lungo termine di quanto possa essere possibile nel primo troncone gestionale del movimento.

 

Una pratica attiva che sia anche alquanto al di fuori dagli schemi tradizionali e al di là da forse attuali eccessivi atteggiamenti scimmiottanti e comunque da richiami imitativi riferiti a culture al momento estranee alle nostre radicate consuetudini locali, in quanto tali riferimenti estranei potrebbero rappresentare un freno alla divulgazione (per esempio, la “carta America” va giocata molto oculatamente, a seconda delle situazioni e dei contesti in cui ci si imbatte di volta in volta).

 

Una pratica attiva di stampo decisamente amatoriale impostata soprattutto sui singoli individui, eventualmente estensibili a gruppi di persone. Una pratica, comunque, tale da potersi in tempi ragionevoli materializzare in autentiche abitudini e consuetudini che, concretizzandosi e diffondendosi come in una reazione a catena, possano facilitare la popolazione a progressivamente sempre più e meglio approcciarsi anche alla comprensione partecipata delle stesse configurazioni più tradizionali; le quali, come detto, resterebbero strutturalmente intatte come fondamenta della prima parte, rimasta intonsa, delle due in cui il movimento complessivo risulterebbe formalmente scisso, sebbene unito in un disegno complessivo comune.

4 - FLESSIBILI ASPETTI LUDICI E SALUTISTICI NEL NECESSARIO CAMBIAMENTO -

Per quanto riguarda la seconda parte, occorrerebbe puntare, specialmente in una prima fase, soprattutto su aspetti ludici e di fitness, da offrire in modo equilibrato ai singoli componenti dei vari strati sociali e generazionali della popolazione, cercando pertanto di coinvolgere quante più persone possibile, uomini e donne di ogni età.

 

Occorrerebbe quindi escogitare formulazioni di gioco codificate e consigliate, che siano divertenti e coinvolgenti, in ogni caso di molto semplificate ed opportunamente articolate, da preventivamente schematizzare in configurazioni accattivanti ed adattabili in modo flessibile alle esigenze che si possono ipotizzare presentarsi poi di volta in volta, basandosi su prevedibili contingenze. Vale a dire, necessità soprattutto di spazi a disposizione ai quali adattarsi (possibilmente, dal punto di vista logistico, non decentrati rispetto a luoghi di buona visibilità e quindi con possibilità di ulteriori aggregazioni e compartecipazioni), adattamenti alle tipologie di aspiranti giocatori al momento coinvolgibili, nonché, di conseguenza, scelte adeguate in merito ai tipi di palle da adottare e di attrezzature varie da convenientemente utilizzare, etc.

 

5 - NECESSITÀ DELLA MASSIMA FLESSIBILITÀ OPERATIVA -

Il tutto comunque, in questa fase, dovrebbe essere impostato all'insegna del principio secondo il quale è il gioco che si deve adattare alle persone e alle situazioni, e non viceversa come finora si è stati soliti comunemente ragionare.

 

Questo, tenendo sempre presente che chiunque, uomo o donna, di qualsiasi età e condizione fisica è in grado di poter giocare, in modo completo o parziale, una qualche adeguata forma di baseball-softball. Ciò ribadisce e avvalora il concetto per cui un giocatore di tipo amatoriale possa non avere alcun vincolo nei riguardi di una determinata società, se non temporaneamente. In sostanza, riferendosi alla precipua sfera amatoriale e considerando il punto di vista dell’indipendenza operativa, a una tale figura si potrebbe associare un’analogia che lo paragoni a quella di un libero professionista operante nel mondo del lavoro.

6 - OPPORTUNITÀ DELLA SEGMENTAZIONE DEL GIOCO -

 

Anche parcellizzazioni del gioco, opportunamente articolate, se ben organizzate e ben presentate, potrebbero attrarre varie fasce di persone, specialmente se già caratterizzate da una certa predilezione generale al fitness e da una anche generica aspirazione al miglioramento personale nei riguardi di specifiche proprie possibili prestazioni psico-fisiche.

 

Non sarebbe dopotutto difficile enucleare le varie fasi che compongono l'essenza psico-motoria del baseball-softball, al fine di presentarle quasi sotto forma di discipline a se stanti, con propri specifici target prestazionali opportunamente programmabili.

 

In prima analisi si pensi soprattutto alla facile possibilità di enucleare il gesto determinante della battuta (secondo adattamenti individuali che vanno dal batting-tee progressivamente fino alla palla battuta su vari tipi di lanci, magari anche con la presenza di qualche difensore (parallelamente pure opportunamente addestrato, rendendo così tra l’altro concreto il concetto stesso di battuta valida mediante lo stimolo a realizzarla).

 

Si pensi, inoltre, all'enucleazione dell’altrettanto determinante gesto del lancio (sia baseball, sia softball) contro un bersaglio fisso (a questo proposito, allo scopo di riscontrare analogie concettuali già consolidate, si faccia, per esempio, proficuo riferimento alla pratica del tiro con l'arco, che rappresenta già di per sé una ben distinta e codificata disciplina con tutte i suoi impliciti riferimenti psico-fisici ed addirittura filosofici). Oppure, ricorrendo all'ausilio di un ricevitore che vada a completare la formazione di un’embrionale batteria, nonché, successivamente, combinando e coinvolgendo in modo progressivo sia lanciatori, sia battitori e poi magari, col possibile ampliamento di un addestramento che si indirizzasse ad essere di tipo collettivo, anche corridori nonché difensori, in modo così da incominciare ad amalgamare, concettualmente ma soprattutto nella pratica, i partecipanti delle singole fasi fino a quel momento segmentate e mantenute separate tra loro (le quali, comunque, ricordiamolo, potrebbero continuare ad avere pure una propria ragione di esistenza autonoma e delle caratteristiche prettamente individuali. Il tutto in un'articolazione progressiva che sia in qualche modo correlata alla complessità del baseball-softball vero e proprio, vale a dire quello praticato nella sua forma più tradizionalmente giocata.

 

7 - NECESSITÀ DI PRATICHE SEMPLIFICATE E “LANCIO DI MODE” AD HOC -

Insomma, lo scopo sarebbe quello di attrarre quante più persone possibili mediante pratiche semplificate, magari addirittura creando e cercando di diffondere opportunamente in modo collaterale anche specifiche mode che siano appetibili e che derivino da caratteristiche intrinseche al baseball-softball ma anche ad esso di contorno.

 

Si pensi per esempio, come riferimento riflessivo, alle politiche attuate dal golf che tende a semplificare le modalità di gioco riducendo anche il gioco stesso in spazi più ristretti e quindi con minor numero di buche, rivolgendosi così a un’utenza sempre più vasta mediante anche l’istituzione di un sempre maggior numero di piccoli campi scuola e campi pratica diffusisi in nuove modalità ubicative e sempre più facilmente accessibili a un maggior numero di persone.  Tutto questo, mentre parallelamente continua a mantenere e ad esaltare la propria immagine presentandola sotto i suoi tradizionali e distintivi aspetti d’élite e di facciata, ma comunque ricorrendo contemporaneamente ad individuare e a mettere in risalto sempre più astrazioni e risvolti intrinseci alla natura del gioco che sfociano nella sfera psicologica e addirittura in quella filosofica.

 

Persone dunque, che sono in ogni modo da coinvolgere entusiasticamente e che tendano comunque ad essere indotte a lasciarsi ispirare da fini salutistici e di miglioramento psico-fisico continuo presentati con modalità ludiche, tuttavia anche con un certo richiesto impegno in ogni caso individuabile e modulabile a seconda delle aspirazioni personali dei singoli possibili adepti, proponendo loro anche specifici target personalizzati.

8 - LA FIGURA DEL “TECNICO-PERSONAL TRAINER” -

Per attuare concretamente e in modo adeguato queste prospettive, alcuni tecnici del baseball-softball dovrebbero, a questo punto, trasformarsi in parte in personal trainer specialistici, capaci comunque di sbrigliare una fervida inventiva che si possa comunque opportunamente adattare in modo proficuo alle varie possibili situazioni, puntando in ogni modo molto anche sulle proprie capacità motivazionali nei riguardi della variegata ricettività dei singoli individui e, in ogni caso, essendo costantemente coscienti di fare parte dell’ambizioso vasto progetto complessivo della costruzione ex novo di una vera e sana cultura del baseball-softball che sia la base indispensabile per il completo e solido sviluppo di tutto il movimento.

 

Un movimento che non può continuare ad essere interpretato partendo soltanto da semplicistici motivi rigidamente connessi all'offerta tout court di un supposto spettacolo, basandosi su una presunta garantita spettacolarità del gioco (comunque in generale attualmente non compresa se non dai sempre più rari abituali spettatori, abbandonati comunque passivamente alla propria iniziativa di approccio e alla propria pazienza partecipativa) ed assurdamente auspicandosi così, negli attuali stadi semideserti, utopistiche affluenze di pubblico che, nella concreta realtà, risultano del tutto irrealizzabili, data l’attuale pregiudiziale generale mancanza delle premesse culturali necessarie alla diffusione della conoscenza e del relativo apprezzamento del gioco stesso.

 

9 - NECESSITÀ DI UN’INCISIVA PARALLELA AZIONE MEDIATICO-DIVULGATIVA -

Il suddetto secondo troncone del movimento, quello definito come innovativo (con la sua intrinseca suddetta “attività di base” che, è bene ribadire, non deve assolutamente essere intesa, come finora avvenuto, doversi limitare alle fasce giovanili, bensì dovrebbe rivolgersi indistintamente a tutte le categorie della popolazione), e così pure lo stesso complessivo primo troncone tradizionale (che manterrebbe sostanzialmente intatte le sue strutture, comprese quelle relative specificatamente alle attività giovanili), dovrebbero entrambi essere affiancati e sostenuti da una massiccia ed incisiva azione mediatico-divulgativa, da svolgere a tutto campo e in ogni possibile forma, che vada ad abbracciare il fenomeno complessivo del baseball-softball in tutti i suoi aspetti densi di spunti e di risvolti significativi. Aspetti, quindi, da opportunamente sfruttare al meglio, anche dal punto di vista iconico, relativamente sia alle loro prerogative più classiche e tradizionali sia a quelle innovative basate specificatamente sull’approccio ludico e salutistico, anche di tipo prettamente individuale.

 

10 - CAMBIO DI MENTALITÀ E NUOVO PARADIGMA -

A proposito di tutto quanto più sopra esposto, conviene strumentalmente rifarsi al paradossale e concettualmente ossimorico aforisma di Yogi Berra: “Se la gente non vuole andare allo stadio, nessuno la può fermare”.

Occorre, nel nostro caso nazionale, rendersi innanzitutto conto che se la gente non si reca allo stadio è perché ha le sue ragioni. Occorre, pertanto, opporre energicamente rimedio alla generale tendenza inerziale che è racchiusa nel vero significato del suddetto aforisma, creando innanzitutto e in ogni modo le condizioni affinché le persone possano invertire le proprie letargiche abitudini ed essere in definitiva davvero invogliate a recarsi negli stadi.

 

Questo, in sintesi, è possibile soltanto creando e favorendo tutte le premesse necessarie affinché ciò possa davvero avvenire e, quindi, occorre partire innanzitutto da un trasferimento capillare di esperienza pratica, tale in ogni caso da mettere in moto un desiderio di conoscenza concreta e un interesse verso una comprensione complessiva del baseball-softball. Il tutto sostenuto, comunque, da adeguate campagne di divulgazione, col fine ultimo di creare veramente le basi di una solida e diffusa cultura del baseball-softball; consolidata la quale l’affluenza agli stadi e l’interesse dei media saranno delle naturali conseguenze.

 

11 - UNA MISSIONE ANCHE SOCIALE -

Tutto il programma, se ben organizzato e gestito nella sua implementazione e nei suoi conseguenti sviluppi, produrrebbe certamente proficui frutti che si rivelerebbero non soltanto essere un determinante beneficio per il baseball-softball, ma in generale, di riflesso,  parallelamente ad un incremento delle capacità psico-fisiche individuali e quindi della salute mentale e fisica collettiva, contribuirebbero in modo sostanzioso a un incremento evolutivo delle qualità morali dell’intera società.

 

Questa considerazione deriva dal fatto che il baseball-softball, prima ancora di essere uno sport, è una disciplina ispirata da elevati motivi etici che si è materializzata e strutturata articolandosi in forma di gioco: è pertanto coerente associare una sua auspicabile e comunque possibile generale diffusione capillare ad un fattivo innalzamento del livello morale di tutta una comunità.

 

Joseph Well Met

 

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Commenti: 1
  • #1

    Michele (mercoledì, 15 luglio 2020 12:20)

    Analisi lunga e documentata in senso ludico, formetivo ed amatoriale. Però in sintesi, aumentando il numero degli esterni da portare a cinque, a me sembra che già esiste una congrua similitudine nello "slow pitch" che può essere giocato dai dieci agli ottanta anni. O meglio, instillare nei giovani i concetti filosofici del gioco al fine di ampliare la sua diffusione. E poiché è un problema culturale... la vedo dura tra i giovani odierni