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Aldilà della rete

AP Photo-Darron Cummings
AP Photo-Darron Cummings

di Cristina Minghelli

Come promesso, da tifosa virtuale ma non troppo, ho seguito la prima partita di mio figlio aldilà della rete di recinzione del campo.

Eravamo in tutto 20 persone, con plausibile distanziamento potevamo sederci sulle tribune, all’ombra magari, e senz’altro avremmo garantito un rispetto delle regole anti Covid-19 ben più corretto di quello offerto da altre realtà. Ma c’è la regola e la rispettiamo. Ma non smettiamo di lanciare la nostra lecita richiesta. Anche in considerazione del fatto che: io ho un figliolo adulto e oramai che io ci sia o non ci sia fa ben poca differenza. Ricordo sempre con piacere i tempi in cui era un bimbetto e non mi perdevo una trasferta o una partita in casa. Ma ricordo ancor con più piacere i tempi in cui, imberbe adolescente, sapevo che aveva un impegno che lo teneva lontano da ben altro, e ancora mi divertivo, e mi diverto, a seguirlo e a tifare per lui.

Ieri c’erano genitori che seguivano i loro ragazzi, come ci sono genitori dentro una palestra di pallavolo, di basket, campetto di calcio, piscina, pista di pattinaggio, pista da sci, bordo campo di tennis, strade assolate con bimbi su biciclette, spalti di eventi di ginnastica artistica (e mi scuso con tutti gli sport non citati) … ci siamo, fastidiosi o meno, guidiamo pulmini, prepariamo panini, curiamo ferite dell’anima e ci prendiamo rimbrotti. Ma ci siamo. E finché noi ci siamo c’è lo sport in Italia. Perché volenti o nolenti i campioni italiani nascono dalla volontà e dai volontari. Dietro al successo di un atleta che sale alla ribalta ci sono anni e anni di sacrifici, anche genitoriali.

 

Tenerci lontano dalla vita sportiva dei nostri figli ci stancherà, perché è inevitabile. E se si stanca un genitore, che rompe le scatole mille volte, prima che un figlio lasci un sport, ancor di più ci sarà abbandono delle attività. Non è un rischio che vorrei far correre allo sport italiano. E come è stato importante tornare a competere, anche con campionati risicati, perché lo spirito agonistico deve rimanere allenato quanto la prestazione fisica, altrettanto importante è continuare a garantire la presenza e la partecipazione.

 

Non voglio mai mettere in discussione le decisioni prese nello stato di emergenza che abbiamo affrontato, ma si può sottolineare che è giunto il momento di parlare di “attenzione” verso il mondo dei nostri figli. Che comprende in primis la scuola, poi tutte le attività complementari. Entrambi gli aspetti devono essere considerati fonte di ricchezza e valutati con la stessa preoccupazione che si rivolge al Pil di uno Stato.

 

Cristina Minghelli

 

 

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