
Fresco di stampa è in vendita su Amazon l’ultimo pregnante libro scritto dal poliedrico Pietro Striano con un titolo che appaga il curioso con un avvincente coinvolgimento: “La Quarta Stagione”. Nel baseball come nella vita, poiché è fuor di dubbio che lo scritto di Striano coglie a piene mani calore, aspetti, affettuosità, fervore, feticismo, passione, devozione, simpatia, tenerezza, tristezze, curiosità, sogni e linearità d’attese esclusivamente dal baseball come gioco ma ancor più dal baseball come ricerca della propria identità. Ed è l’identità di tutti coloro che apparentemente sembrano i vinti, quei vinti che ascendono al sublime del loro spirito con piccoli gesti grandi come macigni. Ed i personaggi, molti e tutti di calibrato interesse, si muovono su un palcoscenico non di ribalta ma di un avanspettacolo perso tra le pieghe delle Minor League e tra le ombre di una filosofia che dà ampio respiro di intendere e volere. I personaggi compaiono all’improvviso arricchiti da una grande personalità ed incisivo spessore per poi sfumare via e perdersi come ombre nella nebbia delle quinte a volte reali ed a volte sognanti per dare tono all’esistenza. In questo complesso ampiamente lineare ma all’improvviso decisamente articolato l’autore con un personale ed innovativo testo da incisivo affabulatore si muove con arguta capacità illustrativa spaziando in ogni dove tra le pagine sbiadite di un baseball senza confini o limiti e delineando un segreto amore verso la filosofia dell’essere un giocatore di baseball in speciale simbiosi al culto orientale giapponese.
La sua personale partecipazione nell’accettare i ruoli non vuole essere un gioco delle parti poiché egli ben delinea i tratti dell’innocenza come prima stagione, la stessa che nel gioco si identifica con lo spring training, poi l’accettare la vita con le sue sconfitte che è il parallelo dello svolgimento del campionato quale seconda stagione, quindi la terza stagione con il fascino della ricerca intima dell’armonia che diventa passione ossessiva nelle World Series per finire nella quarta stagione quale inevitabile vecchiaia e conseguenti accettazioni che si riassumono nello scegliere il meglio dei ricordi dell’intera annata agonistica e, come prima, anche della fine reale e virtuale.

Ed il lettore viene rapito nel sognare un ipotetico Far West dove i soldati blu di Custer catturano il loro tempo da vivi giocando a baseball e donarsi poi agli Elysian Fields dopo il passaggio a Little Big Horn ed immergersi nell’imponderabile realtà di Brian Korbon, un giovane di nove anni consapevole della sua dipartita ma con il sorriso dopo aver realizzato il suo sogno di battere un triplo e segnare un punto durante la sua gara nella Little League.
Sono autentici sigilli che spaziano dalla spiritualità profusa nei dettami dell’etica dei samurai al gaio passatempo nella fredda Alaska da chi decisamente vuole sopravvivere nonostante tutto, dalla realtà incondivisa dei reperti di Roswell alla selvaggia manipolazione del pubblico con eccentrici miti di marketing, dagli eroi pionieri del gioco a perdersi nell’Arkansas ad un Branch Rickey stravolto in 16 millimetri, dall’estrosità vivente di Frank James Burke ai gemelli involontari Ed Bayne e Dave McNally, dai tabù hawaiani all’horror di Ken Guettler “La Quarta Stagione” come un’onda anomala ritaglia se stessa in una unica ed indivisibile epopea da cui estrapolare riflessioni che toccano la mente ed il cuore.
E lieti compagni di viaggio saranno i disegni innovativi di Ursula Aavasalu poiché appagano il gusto della visione invitando ad andare oltre il tratto poiché non c’è confine per l’arte.
“La Quarta Stagione” dunque è quella vera che noi tutti si vive e Pietro Striano si porge autentico Virgilio ad accompagnarci nel viaggio. Con la dovuta maestria.
Michele Dodde
Scrivi commento