
Già, Russell Ford, come detto, era anche un vero specialista della Knuckle Ball ma l’ombrosa origine di questo tipo di lancio si perde tra le pagine della storia poiché è da dividere tra Thomas Toad Ramsey ed Eddie Cicotte con l’aggiunta di Charles H. Druery. Il primo, che nel 1885 divenne un inamovibile lanciatore dei Colonels di Louisville, forse fu veramente l’inadeguato inventore per via di una malformazione all’indice della mano destra. Essendo stato precedentemente un muratore, con la cazzuola si era reciso il tendine del dito indice che pertanto teneva sempre chiuso e che, quando lanciava la pallina, erano il dito medio ed il mignolo che con il pollice andavano ad imprimerle la forza potenziale. Ma era poi l’indice ripiegato a dettare la snaturata traiettoria. Il secondo, eclettico lanciatore dei rinomati Chicago White Sox, già nel 1908 gli fu accreditato il titolo di “Knuckles” in quanto faceva molto uso della pallina lanciata con le nocche ed essendo un autentico autodidatta tutto gli è dovuto.

Il terzo, che non riuscì mai a vedere l’alba della Major League, passa alla storia per aver insegnato, si dice, questo tipo di lancio nel 1917 a Edwin “Eddie” Americus Rommel.
Questi invece fu un particolare personaggio: giocò in Major League dal 1920 al 1932 con un discreto successo con gli Athletics di Philadelphia e per il suo disincantato modo di lanciare è stato riconosciuto come il “padre” del moderno lancio della Knuckleball.
Poi, come nemesi, nel 1936, entrò a far parte degli Umpire della Major League e fu il primo a dirigere le gare indossando gli occhiali. Troppi padri, e dunque tutti putativi.

Da ricordare ancora il lanciatore Cristopher “Christy” Mathewson, una delle prime icone della Hall of Fame inserita nel 1936 unitamente a Ty Cobb, Babe Ruth, Honus Wagner e Walter Johnson.
Giocatore di grande talento e forte carattere era un fedele osservante dei principi della propria religione cristiana per cui non giocò mai durante le gare domenicali tanto da essere meglio conosciuto come “The Christian Gentleman”.
Egli è accreditato come il primo lanciatore a lanciare la “Screwball”, o palla svitata, con la quale nella sua lunga carriera di 17 anni con i Giants di New York ebbe modo di inanellare molti traguardi di prestigio quali essere tra i primi dieci lanciatori nelle principali statistiche loro riguardanti includendo vittorie, shutout e media PGL.
Da ultimo si va a citare Edward Stewart Plank, ovvero il “Gettysburg Eddie” legato all’invenzione del lancio “Palmball”, ovvero cambio di velocità.
Non ideatore di una particolare impugnatura della pallina ma solo un indiscutibile puro talento impreziosito da continui esercizi tendenti ad individuare la giusta personale impugnatura. Questo è stato Plank, un lanciatore mancino che ha giocato in Major League dal 1901 sino al 1917 indossando le divise degli Athletics di Philadelphia, i Terries e poi i Browns sempre di St. Louis. Unanimi ed elogiativi i ricordi lasciati.

Lo scorbutico manager Connie Mack disse di lui che “… era stato uno dei lanciatori mancini più intelligenti che aveva gestito. Era piccolo di statura con un fisico asciutto ma sapeva compensare questa sua fisicità con l’attento studio del gioco ed i suoi ragionati lanci” ed ancora Eddie Collins, suo compagno di squadra, nel dire che “Eddie non aveva un lancio veloce. Non possedeva sofisticati tipi di lancio. Forse non era neanche difficile poter battere le palline che lanciava, solo però era che Eddie era semplicemente il più grande”.
Quando nel 2006 tra i collezionisti delle figurine dei giocatori, che agli albori del 19esimo secolo venivano divulgate con i pacchetti di sigarette, si evidenziò che quella di Eddie Plank della serie T206 era la seconda figurina più preziosa esistente dopo quella di Honus Wagner convinse lo scrittore Lawrence Knorr a scriverne la biografia “Gettysburg Eddie: the story of Eddie Plank” edito poi nel 2018 da Sunbury Press. Plank venne riconosciuto meritevole di essere menzionato nella Hall of Fame nel 1946 dal Comitato dei Veterani.
Sono moderni gli studi scientifici che hanno individuato la traiettoria della pallina ed il suo comportamento nel flusso d’aria e tutti hanno certificato come le citate empiriche invenzioni dei vari tipi di lancio siano state prodotte da intense fonti di saggezza che andavano a visionare i risultati pur non conoscendone la causalità.
Per questo va dato merito a questi eccezionali pseudo “inventori” che hanno dato ad una semplice pallina da battere diverse connotazioni tutte paludate con abiti da sera e di primo piano senza dimenticare, tra l’altro, la simpatica citazione di Richard Joseph Hebner, già terza base e poi manager, quando ebbe a dire che “ battere una pallina è difficile, poi battere una knuckle ball è come andare a mangiare una minestra con la forchetta”.
Michele Dodde
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