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Il boicottaggio

di Frankie Russo tratto da MLB.com

Nel baseball, come per ogni altro sport e diciamo pure nella vita quotidiana, i soprannomi sono all’ordine del giorno. Quando inventati dagli amici sono anche simpatici, al contrario possono essere offensivi. Ma di una regola cardine dobbiamo essere a conoscenza: <<Non puoi mai e poi mai essere l'ideatore del tuo stesso soprannome. Ogni soprannome destinato a durare nel tempo ha una proprietà particolare, frutto di una manovra specifica, concepita, riconosciuta e approvata solo dalla volontà della gente o, in alternativa, dai tuoi spietati amici. Cercare di invertire questa regola significa andare in cerca di guai>>. 

La maggior parte delle persone riesce ad imparare questa lezione da subito, tramite il loro intuito o attraverso la spietatezza degli amici. John Francis “Phenomenal” Smith, tuttavia, l’ha dovuto imparare a sue spese, nel modo più duro, tramite quello che probabilmente è considerato ancora il più spietato atto di boicottaggio nella storia del baseball. Ma perché a una squadra verrebbe in mente boicottare il proprio lanciatore? Proprio perché il soprannome se lo è dato da solo. 

 

Nato a Philadelphia, Smith non aveva un fisico possente, ma possedeva una palla veloce fuori dal comune che lo aiutò a farsi un nome sia nell’American Association (rivale della National League) che di altre leghe minori esistenti negli anni intorno al 1880. Il grande successo arrivò nel 1885 quando Smith terminò la stagione con un PGL di 0,84 in 18 prestazioni con i Newark Domestics nell’Indipendent League East.

 

La prestazione più straordinaria fu contro Baltimore: il mancino lanciò una no-hitter, mise strike out 16 avversari e i soli due giocatori che arrivarono in base, uno per base su ball e l’altro per un terzo strike mancato, furono entrambi eliminati con un pick-off in prima. Queste prestazioni non furono solo fantastiche, ma furono anche quel tipo di successo da cui è facile che nascano soprannomi destinati a durare nel tempo.

 

E così, da quel momento, John Francis Smith decise che era diventato un “Fenomeno”. L’errore, come su menzionato, fu che lo decise lui.

E’ evidente che Smith aveva di sé una grande autostima. Quindi non fu per nulla sorpreso quando l’anno successivo gli venne offerto un contratto nell’American Association con i Brooklyn Trolley Dodgers.  Al contrario, sorprese i suoi nuovi compagni di squadra affermando che era così bravo da essere in grado di vincere le gare da solo.

 

Ora immagina di essere un giocatore professionista, uno che ha vinto diversi campionati, e all’improvviso ti si presenta davanti un 21enne, non si sa bene da dove, e ti dice che sei inutile, non servi. Beh, grazie tante, ma sicuramente la cosa ti dà fastidio e potresti anche cominciare a pensare di dare a questo ragazzo una sonora lezione.

 

Fu così che il tempo di Smith con i Dodgers durò per una sola gara, e in un certo senso fu ancora peggio di quello che si legge dal box score.

 

IP

H

R

ER

HR

BB

8.00

12

18

11

0

6

 

La domanda è: Come può succedere che un giovane lanciatore dalle qualità straordinarie, con un sicuro futuro destino nella National League, conceda 18 punti in una sola gara e poi essere immediatamente licenziato?

 

Molto semplice: I compagni volevano che fosse umiliato, volevano che fallisse. Erano così determinati che alla sua prima apparizione con i Dodgers, ad eccezione del terza base Bill McLellan, tutti rifiutarono di eseguire anche le giocate più semplici per aiutare il proprio lanciatore. Facevano cadere le volate, facevano passare le rotolanti in mezzo alle gambe e sbagliavano i tiri di proposito. Commisero in tutto 14 errori, il record nelle majors è di 12 registrato dai Detroit Tigers nel 1901 e White Sox nel 1903. 

 

Tutto questo senza considerare le palle che la difesa non cercò nemmeno di toccare. L’interbase Germany Smith da solo di errori ne commise sette mentre il ricevitore Jackie Hayes si rese responsabile di cinque palle mancate. Il box score originale inizialmente riportava tutti i 18 punti non guadagnati, tuttavia successivamente furono corretti a 7.

Come è facile intuire fu una vera e propria cospirazione. Tutti i 1.600 spettatori cominciarono a tifare per Washington fischiando la squadra di Brooklyn ogni volta che la palla era messa in gioco mentre il giorno successivo il quotidiano Brooklyn Eagle evidenziava il disgustoso marciume che prevaleva nei ranghi della squadra. Il proprietario Charlie Byrne era comprensibilmente furioso e convocò una riunione per il mattino successivo. Tutti i giocatori furono multati di 500$ e fu comunicato che in futuro non sarebbe stato tollerato un simile comportamento. 

 

E Smith? La testata del Brooklyn Eagle riportò: “A seguito della sua penosa esperienza, Smith ha avuto una sospensione di due giorni. Tuttavia gli sarà offerta un’altra opportunità, sebbene immaginiamo in circostanze ben diverse da quella della sua prima partita con Brooklyn”.

 

La verità invece fu che Smith non giocò mai più con la squadra di Brooklyn, multa o non multa i giocatori non lo volevano, si erano rifiutati di giocare con uno che insisteva arrogantemente di essere un “Fenomeno”.

 

Messo alle strette e forzato a dover scegliere tra il suo giovane lanciatore e il resto della squadra per portare a termine il campionato, Byrne comprensibilmente licenziò Smith prima che potesse lanciare un’altra gara.

 

E se pensate che questa umiliante esperienza sia stata sufficiente per il giovane mancino, allora ripensateci. Smith si mise subito alla ricerca di una nuova squadra con cui giocare nella stagione successiva 1886 e dettando perfino le condizioni che il contratto non doveva essere inferiore ai 3.000$.

 

Dichiarò pure che aveva ricevuto molte offerte da molte altre squadre professioniste. Smith finì per avere una carriera coronata da successi come giocatore/manager nelle leghe minori ed ebbe il merito nel 1900 di firmare Christy Mathewson al suo primo contratto da professionista.

 

Resta da sapere se in seguito continuò a considerarsi un fenomeno, ma da quel che abbiamo letto, è probabile di si.

 

Frankie Russo

 

 

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