
di Ezio Cardea
Caro Michele, pur essendo tu ed io immersi nel baseball da più di mezzo secolo, ci siamo conosciuti solo pochi anni fa. Ti avevo “incontrato” su altri blog, e da alcuni tuoi scritti avevo notato, oltre ad una non comune proprietà di linguaggio, anche una notevole competenza tecnica. Ho quindi cercato di informarmi sui tuoi trascorsi scoprendo la notevole carriera che hai fatto come “umpire”, con importanti risultati che hanno dato lustro alla scuola italiana degli arbitri di softball per essere stato il primo “umpire” italiano ad esordire nel Campionato del Mondo di Softball (Oklaoma 1987). Sei anche stato abile “ambasciatore” dell’italico baseball guidato dall’indimenticabile Bruno Beneck, contribuendo in tale veste in modo determinante all’ingresso del baseball alle olimpiadi del 1984 di Los Angeles. Persino Paolo Castagnini, ben più addentro di me nel mondo federale, ignorava tante delle tue attività svolte nel baseball, per il baseball e per la Federazione, descritte nell’intervista del 2014
Tutto questo, assieme ad altri meriti, ha avuto il giusto riconoscimento nella recente prestigiosa induzione del tuo nome nella Hall-of-Fame della European Softball Federation (spero presto anche nella nostra Hall of Fame).

Eppure, il tuo nome non era noto quanto quello di altri personaggi, pur meritevoli, ma non certo della tua levatura. Ciò dimostra che il baseball per te non è mai stato “strumento” di carriera, di potere e nemmeno di semplice vanità, ma oggetto di pura passione.
Ignorando il tuo curriculum e avendoti focalizzato come arbitro, nel leggere il tuo articolo “Solitudine e Appartenenza” resto sorpreso dalle tue considerazioni, cui peraltro non sei nuovo, che possono più facilmente scaturire in chi ha una intensa esperienza di giocatore per il continuo cimentarsi in solitudine, ma anche in team, in una alternanza analoga a quella che ci propone la vita.
In effetti, nella citata intervista di Castagnini affermi che il tuo approccio col baseball è avvenuto come giocatore, sia pure per pochi anni. Un fugace accenno che mi era del tutto sfuggito nel leggere cose ben più significative per le benemerenze che hai acquisito in qualità di dirigente federale e di “umpire”. Soprattutto come “umpire”,
Ma, come si sa, l’”umpire” deve essere attento alle azioni di gioco, senza immedesimarsi né lasciarsi influenzare dalle emozioni che si impadroniscono dei giocatori, giacché esse non hanno alcun valore per la formulazione del giudizio.
Tu invece, forse anche grazie a quella breve esperienza di giocatore, sei andato oltre. E probabilmente è questo il segreto del tuo successo.
Con grande stima
Ezio Cardea
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Giuseppe (sabato, 16 maggio 2020 20:07)
Michele Dodde è un vero uomo delle istituzioni. Un uomo del fare concreto con toni pacati ma contemporaneamente decisi. Una grande persona.
G. Mele
Marcella De Rubertis (martedì, 19 maggio 2020 11:31)
Pur essendo profani della materia, condividiamo pienamente il giudizio espresso dall'amico Cardea e ci pemettiamo di allargargarlo ad un ambito che, comprendendo anche lealtà, empatia e conoscenza, ci rende orgogliosi di essere considerati tuoi amici
Cesare e Marcella
(nemmeno noi siamo stati pagati per dire tutto questo)