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Ciao Moro!

Foto tratta dal profilo  Facebook di Marco Zampini (Guanton)
Foto tratta dal profilo Facebook di Marco Zampini (Guanton)

di Paolo Castagnini

Più volte mi è capitato di paragonare il Campo del Boschetto, il “Field Of Dreams” di Verona. Su quel diamante ho lasciato i ricordi dei primi lanci, delle prime battute, delle prime mie squadre. Il profumo di hot-dog gli sfottò, i derby infuocati. Sono entrato in questo mondo quando la Prora (famosissima azienda che importava le macchine fotografiche Canon) abbandonava il baseball. Erano stati anni radiosi per il baseball veronese ed essendo io troppo giovane non riesco a ricordare che cosa successe e il perché successe. So per certo che molti giocatori smisero in quei anni. Sto parlando di 1969-1972 perché poi tutto finì e ci trasferimmo al Gavagnin, stadio bellissimo, ma senza storia. Le radici rimasero in quel “Field of Dreams” dove I giocatori entravano dai campi di grano che per noi veronesi erano i pioppeti che sorgevano sull’Adige. Tra questi giocatori non dimenticherò mai Umberto Panarotto per tutti “el Moro”. Parlare del Moro significa descrivere una dimensione al di fuori di tutto ciò che è la consuetudine. Moro non era un uomo come tanti. Lui era “el Moro” quando calcava il diamante nessuno lo metteva in discussione. Quando io feci l’esordio in campo a sostituire il “Mito” Riccardo Rimini, lui era un esperto. “Bocià!” Mi diceva. “Sito pronto? No fartela soto” si perché il Moro parlava sempre o quasi in dialetto veronese.  Dopo il terzo ball che lanciavo chiedeva la palla al catcher (a quel tempo si poteva) e io sapevo che da li a pochi istanti sarebbe venuto sul monte a dirmi qualche parola e sapevo anche che quella palla che prima sfuggiva sarebbe stata appiccicaticcia dopo il suo trattamento. “Dai Bocia! tira strike!

 

Durante una di quelle partite al Boschetto dopo l’ennesimo punto subito e dopo una buona mezzora che eravamo in difesa chiamò “tempo!” e venne da me. Il Moro era come fosse l’allenatore anzi era più dell’allenatore e io avevo una fiducia incondizionata. Si avvicinò. Io grondavo di sudore e mi disse: “Paolino! Allora facciamo questi tre out?”  “Moro!” Gli risposi “ io faccio battere ma la difesa non ne prende una!Bocia! Mi disse “ e allora falli strike out!” Si girò e se ne andò verso la Prima.

Io sul monte di lancio del "Field Of Dreams" Boschetto di Verona
Io sul monte di lancio del "Field Of Dreams" Boschetto di Verona

Nel fare quella che i Cubani chiamano la “Bola escondida” (palla nascosta) era un maestro e a quell’epoca si faceva, eccome si faceva. Quattro passi verso il lanciatore, finto passaggio e palla nel guanto del Prima base. Corridore staccato e out!

 

Ma la cosa che ricordo di più era il suo sorriso, la sua ironia e la forza che metteva sul campo.  Sulle basi era un portento, velocissimo e furbissimo.

 

Una volta incontrammo in amichevole la Biemme Giocattoli (Fortitudo) una squadra che per noi era tre spanne sopra. Lanciava Kiko Corradini (Veronese di nascita e Fortitudino di adozione) prendemmo come da schema, delle randellate micidiali. Successe però un fatto.

Il Moro guardando il ricevitore, il mitico Jim Black (peraltro scomparso due anni fa) disse: "Io quello lo frego!" Black era un bestione alto più di un metro e novanta centimetri. In qualche modo Moro arrivò in prima e poi in seconda. Al lancio si staccò di parecchio e quando Black tirò in seconda il Moro scattò verso la terza arrivando salvo nonostante il tentativo dell’interbase di eliminarlo in terza. Questa azione lo riempì d’orgoglio e dimostrò a noi giovani cos’era il coraggio.

 

Morò però non era solo questo. Aveva una solida famiglia e tra i tanti hobby e mestieri era persino attore teatrale. Ogni anno recitava nella “Stagione dei Cortili” una rassegna delle Compagnie teatrali della Provincia di Verona. Mi invitò più volte a vedere le sue commedie che mi fecero appassionare al teatro.

 

Lo scorso anno era ancora in campo con gli amici del Guanton. Non mollava mai, stessa grinta di un tempo dedicandosi persino ai ragazzi delle scuole.

 

Io lo vedo e lo vedrò per sempre uscire dal pioppeto del Boschetto (Field Of Dreams) avvicinarsi a me sul monte e dirmi: Bocia! Vai Bocia! No fartela soto. Tira strike! Fali cappa!

 

Ciao Moro! 

 

Paolo

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Commenti: 6
  • #1

    Luigi (sabato, 25 aprile 2020 23:33)

    Un Grande!
    Giocavo nel suo stesso ruolo e quando ho potuto vederlo giocare ho cercato di rubare molto da Lui. Ricorderò sempre una sua presa che riuscì a fare, In una partita a Vicenza. Con tutti 2 i piedi sui lati del sacchetto, cadendo in avanti come in un tuffo, Prese la palla a non più di 15/20 cm da terra e appoggió ( per dire appoggió) guanto e mano nuda che imprigionava la palla nel guanto, nel terreno prima di atterrare con il torace e riuscendo a non sbattere il mento. Finì lungo disteso a terra ma i pedi erano saldamente a contatto della base. Ciao Moro e grazie!

  • #2

    Caba (domenica, 26 aprile 2020 00:07)

    Ciao Vecio, come ogni volta ci vedevamo e ci abbracciavamo con l'affetto che sempre donavi a tutti e conservo la pallina dell'ultima cena al guanton, che ridendo ci siamo scambiati autografandola l'un per l'altro che conserverò con affetto, lo stesso che ci univa per merito della terra rossa che insieme amavamo calpestare. Riposa in pace grande "Moro". Buon viaggio tra gli angeli che ora ti stanno conoscendo. ❤️

  • #3

    Paolo (domenica, 26 aprile 2020 10:48)

    Gigi, quella era la sua presa caratteristica. Ogni tanto la faceva, credo fosse l'unico al mondo. Quando la faceva il pubblico andava in visibilio.

  • #4

    isabella.panarotto@gmail.com (domenica, 26 aprile 2020 15:38)

    Grazie a tutti sono sua figlia Isabella conosciuta da tanti come la brespetta ,come mi aveva soprannominata mio zio il Charly, grazie di avermi fatto conoscere un lato della vita del mio Babbo che non conoscevo.alle volte ero invidiosa del tempo che concedeva al baseball, lo consideravo un egoista,ma ora ,grazie a queste vostre testimonianze credo di poter dire che lui considerasse come missione, diffondere la didattica e l'amore per questo sport. Grazie

  • #5

    Fax #21 (lunedì, 27 aprile 2020 09:09)

    Uno spasso incontrarlo da avversario,di una simpatia unica averlo conosciuto di persona. R.I.P. Moro

  • #6

    Paolo (lunedì, 27 aprile 2020 09:17)

    Carissima Isabella, grazie a te per aver espresso qui il tuo pensiero. Il tuo papà di certo ha lasciato il segno nel nostro piccolo mondo del baseball. Un grande abbraccio a te e a tutta la famiglia in questo momento di dolore.