
Quando Carl Frederick Rudolf Merkle, in arte Frederick Charles Merkle a dai tifosi in seguito “idolatrato” come “Bonehead”, debuttò nel 1907 nella Major League con la casacca dei New York Giants aveva appena 18 anni ed era il più giovane giocatore in ambito della National League a calcare i diamanti, in specie quale giocatore di prima base. E che poi della sua lunga carriera di ben 19 anni egli sia ricordato solo per un suo giovanile errore dettato dall’inesperienza e dell’uso implicito della consuetudine è la superba prassi che il baseball destina agli eroi nel bene e nel male. Il perché l’ha garbatamente ricordato Allegra Giuffredi che ha invitato poi da par suo a presentarci vestiti di tutto punto ed a toglierci la giacca in seguito per dare intensità ad un’analisi della situazione ed a sorridere nel cimentarci in un gioco di situazioni. L’episodio di cui si sta trattando avvenne nella gara del 23 settembre del 1908 al Polo Grounds di New York tra i locali Giants ed i Chicago Cubs e segnò per questo giocatore, nato a Watertown nel Wisconsin da padre immigrato dalla Svizzera e dalla madre proveniente dalla Germania, l’inizio non voluto del suo soprannome.
La vittoria in quella gara, essendo le due franchigie a pari merito in classifica, rappresentava l’ambito biglietto per accedere alle World Series e pertanto sia la tensione in campo sia sugli spalti da parte dei tifosi era molto alta.
Accadde che al nono inning, con le squadre ancora in parità sull’uno a uno, toccasse ai Giants nella parte bassa dell’inning stesso attuare l’ultimo decisivo attacco. In una situazione elettrizzante Fred Merkle entrò nel box di battuta con il suo compagno di squadra Moose McCormick salvo sulla prima base ma con i Giants già penalizzati con due eliminati.

Sul secondo lancio di Joe McGinnity, lanciatore dei Cubs, Fred riuscì a realizzare un singolo che permise a lui di giungere salvo sulla prima base ed a McCormick di planare salvo sulla terza base.
Al Bridwell, il successivo battitore dei Giants nel line up, riuscì anche lui con freddezza dei polsi a battere un singolo nella parte centrale del diamante dando il via ad un disarticolante movimento sulle basi: McCormick a fiondarsi a casa base per realizzare il punto vincente, Al Bridwell ad agguantare con una veloce corsa la prima base, il giovane Fred, nella piena convinzione che ormai si erano realizzati tutti i criteri di una vittoria, svolazzò sulla seconda base dirigendosi verso la terza ma, quando vide che i tifosi, convinti che il gioco fosse ormai finito, erano entrati sul diamante per festeggiare i propri beniamini, svoltò a destra dirigendosi decisamente verso il proprio Clubhouse.
Qui i contorni dell’evento assumono ampie visioni di particolari mai accertati ma decisivi: il seconda base dei Cubs, Johnny Evers, giocatore di particolare lignaggio e studioso convinto del regolamento di gioco sempre in continua evoluzione in quel primo decennio del secolo scorso, con la pallina nel guanto bene in mostra andò a posizionarsi sulla seconda base richiamando l’attenzione dell’umpire Hank O’Day affinchè giudicasse il “gioco d’appello”.
Dato che Merkle nel suo entusiasmo non aveva toccato la base, l’umpire O’Day decretò Merkle terzo eliminato non convalidando il punto segnato da McCormick. Una doccia fredda rovinò addosso ai tifosi scesi sul diamante, poi la difficoltà di ripristinare un’accettabile normalità per invitare le squadre a continuare la gara agli extra inning e la crescente oscurità fecero sì che la gara fosse omologata come “pareggio”.

Il giorno dopo il quotidiano “New York Times” sotto il cubitale titolo ” Blunder Costs Giants Victory” (Un marchiano errore costa ai Giants la vittoria) andò nella cronaca della partita a stigmatizzare come la censurabile stupidità da parte di Merkel avesse nuociuto alla propria squadra non puntualizzando però che a quell’epoca era prassi comune non toccare la base se si stava verificando il punto finale di una gara e che pochi arano aderenti all’allora regola 59 (oggi 7.2).
Ecco ora però quanto sia importante evidenziare tutti quei lati oscuri della vicenda, mai accertati ma decisivi e ferma restando l’immagine di Johnny Evers, unico giocatore dei Cubs che in quel caos non fosse stato travolto emotivamente ed a gran voce era a chiedere che gli fosse tirata la pallina, che gli esegeti del gioco si sono sempre chiesti senza avere alcuna risposta certa poiché diverse sono le versioni.
Ovvero: quale era la pallina in gioco tenuta nel guanto da Evers? Quella battuta da Bridwell e raccolta dall’esterno centro dei Cubs Solly Hofman? Quella presa nel dugout dei Cubs dal manager John Mc Graw, che improvvisamente aveva afferrato la situazione, e data al giocatore di prima base Frank Chance affinchè la tirasse ad Evers? Quella che lo spazientito lanciatore dei Cubs Joe McGinnity con stizza aveva lanciato verso gli spalti? O era quella che lo stesso Evers era andato a recuperare sul diamante?. Una sola di queste è quella giusta a testimoniare il gioco d’appello richiesto da Evers e che motivò la decisione decretata dall’umpire ma non vi è traccia alcuna.
Tuttavia si disse anche che alcuni fecero serpeggiare l’idea di una pattuita combine visti già gli scandali precedenti causati da diversi giocatori nei campionati del 1865 e del 1877 ed infine nel 1904. Ma la sua giovane età giocò a suo favore su questa calunnia facendolo però rimarcare e passare come un sempliciotto o sprovveduto pur non essendo mai stato incolpato dalla società con cui giocò sino al 1916. Quale nemesi storica il Merkel nell’aprile del 1917 andò anche ad indossare la divisa dei Chicago Cubs dove giocò sino al 1920.

Dopo le vicissitudini di quella gara fu necessaria la delibera di Harry Pullian, il Presidente della National League, per imporre lo svolgimento di una seconda gara finale per far accedere una delle due squadre alle World Series.
La spuntarono i Cubs l’8 ottobre, sempre al Polo Grounds, vincendo per 4-2.
Tra i risvolti delle favole, si dice anche che i Cubs, forzando l’applicazione del regolamento di gioco in quella gara, avessero conquistato il primato nella National League con fare subdolo, primato però che nell’acquisita World Series di quell’anno del Signore 1908 permise loro di vincerle contro i Tigers di Detroit per 4 gare ad una grazie alle esaltanti prestazioni dei suoi lanciatori Orval Overall e Three Finger Brown.
Dopo questa vittoria per i Cubs però ci fu oltre un secolo di astinenza, o meglio 108 anni, dal conquistare nuovamente le World Series in atto avvenuto nel 2016.
Da alcune parti si dice per la mortificazione afflitta a Fred divenuto nello slang statunitense “bonehead”, da tradurre in ironico gergo toscano come “Testa di legno”, o puro emblema tipico “capra”, altri invece a far lievitare i principi esoterici della cabala fermi alla purezza del nove:
1908 = 18 = 9 e poi 108 = 9 per finire a 2016 = 9
Michele Dodde
Sotto la canzone Bonehead Merkle scritta e cantata da Chuck Brodsky (video a sx live e video a dx disco) più sotto testo con traduzione in italiano (di Frankie Russo)
Nd.r. Chuck Brodsky (nato il 20 maggio 1960 a Philadelphia, Pennsylvania ) è un musicista e cantautore particolarmente noto per i suoi testi spesso umoristici e politici, nonché per le sue canzoni sul baseball , come "La ballata di Eddie Klep ", " Moe Berg : The Song" e " No-No di Doc Ellis " e quella qui descritta "Bonehead Merkle"
Bonehead Merkle Lyrics
September 23rd
19 Hundred & Eight
Cubs against the Giants
Giants at the plate
Bridwell came to bat
There were two outs & two on
It was the bottom of the 9th
The infield it was drawn
Two weeks left in the season
It was a classic pennant race
The Giants had a one game lead
And the Cubs were giving chase
Polo Grounds were rocking
Score was tied at one
Moose McCormick was on 3rd base
He was the winning run
Which brings us to Fred Merkle
Whose name would soon be cursed
He was the other runner
He took his lead off first
Bridwell drilled a line-drive
Out into right-center
McCormick could've walked home
And the Giants were the winners
The Polo Grounds erupted
Thousands rushed the field
The players all ran for their lives
Fans right on their heels
& Merkle was halfway to second
By the time McCormick scored
But then Merkle made a bee-line
Straight for the clubhouse door
Now the door to the clubhouse
Was in the outfield wall
Merkle never did touch 2nd
And the Cubs retrieved the ball
The throw back to the infield
Reached the wrong couple of hands
& Giants coach McGinnity
Threw the ball up in the stands
And after a long deliberation
The Ump ruled Merkle "out"
It would take too long to clear the field
Of the unruly crowd
And since night games were unheard of then
And it would soon be dark
He called the game a 1 - 1 tie
And would have to sneak away from the park
Giants manager McGraw argued
That this Rule 59
Never was enforced
And so why should it be this time?
But only two weeks earlier
It ran on all the wires
The same play happened to the Cubs
And to the very same umpire
But none of the New York papers
Deemed the story fit to print
And so it was that thanks to them
Their team was ignorant
But all throughout the Baseball world
And elsewhere people knew it
A runner has to touch his base
And Merkle didn't do it
So the matter was turned over
To the Baseball powers-that-be
Who upheld the Ump's decision
& they ruled prophetically
That if the season were to end
With the Cubs & Giants tied
They'd have to replay "The Merkle Game"
So First Place could be decided
Well, they replayed "The Merkle Game"
And fee-fi-fo-fum...
The Giants lost the pennant
And Merkle was the b**
The papers let him have it
They gave it to him good
They ran the kind of headlines
That only New York papers could
They dubbed him "Bonehead" Merkle
They made up Merkle words
One might "pull a Merkle"
And "to Merkle" became a verb
Some would yell "touch 2nd, Bonehead"
When he stood on first
Little kids yelled "moron"
And the older kids much worse
It haunted him his whole life
Until 42 years later
In front of 35,000
Former Merkle haters
Back there at the Polo Grounds
For an old-timers game
There was a long standing ovation
When they announced Fred Merkle's name
La canzone di Bonehead Merkle
Settembre 23 1908
Cubs contro Giants
Giants in battuta
Bridwell al piatto
Due eliminati e due in base
Parte bassa del nono inning
Gli interni erano tesi
Con due settimane ancora da giocare
Era una gara valida per il pennant
I Giants erano in avanti di una gara
E i Cubs inseguivano
Il Polo Ground era impazzito
Risultato in parità 1-1
Moose McCormick era in terza
E rappresentava il punto della vittoria
Questo ci porta a Fred Merkle
Il cui nome sarebbe presto stato maledetto
Era anch’egli in base
Prese il vantaggio dalla prima
Bridwell batte una linea
All’esterno centro-destro
McCormick avrebbe potuto arrivare a casa camminando
E i Giants avrebbero vinto
Il Polo Ground esplose
A migliaia invasero il campo
I giocatori scappavano per tutto il campo
Inseguiti dai tifosi
E Merkle era ancora a metà tra la prima e la seconda
Quando McCormick attraversò il piatto
Ma poi fece una corsa strana
Andando diritto verso gli spogliatoi
La porta degli spogliatori
Era sul muro all’esterno
E Merkel mai toccò il sacchetto di seconda
I Cubs recuperarono la palla
Che era stata tirata in campo
Ma finì nelle mani sbagliate
E Mc Ginnity, coach dei Giants
Ritornò la palla sugli spalti
Dopo una lunga discussione
L’arbitrò decretò l’eliminazione di Merkel
Ci sarebbe voluto troppo tempo per liberare il campo
Da una folla sfrenata
E siccome non si giocava ancora in notturna
E ormai era subentrata l’oscurità
Dichiarò la gara pari 1-1
Prima di squagliarsela dallo stadio
Il manager McGraw dei Giants contestò
Che la regola 59
Non era mai stata applicata
E perché applicarla ora?
Ma solo due settimane prima
Era stato reso noto
Che la stessa azione era successo ai Cubs
Con lo stesso arbitro
Ma nessuno dei giornali di New York
Aveva riportato la storia
Ed era grazie ai giornali
Che la squadra non ne fu informata
Ma dappertutto nel mondo del baseball
Ed in ogni altro luogo il popolo sapeva
Il corridore deve toccare la base
E Merkel non lo aveva fatto
Quindi la questione fu rimandata
Agli Uffici Centrali
Che confermarono la decisione arbitrale
E decisero come profeticamente previsto
Che se il campionato fosse finito
Con i Cubs e Giants in parità
Sarebbe stata necessaria giocare la “Merkle Game”
In modo da decretare il vincitore
Ebbene la Merkle Game fu giocata
E patatrac
I Giants persero il pennant
E Merkle fu insultato
I giornali lo offesero
E lo denigrarono
Le testate erano quelle
Che solo a New York si poteva scrivere
Lo soprannominarono “Testa di legno”
S’inventarono parole collegate al suo nome
Tirare un Merkle
E Merkle divenne un verbo
Alcuni gridavano “Tocca la seconda Testa di legno”
Quando era in prima
I ragazzini lo chiamavano deficiente
E i più grandi anche peggio
E’ stato perseguitato per tutta la vita
Fini a quando 42 anni più tardi
Dinanzi a 35.000
Ex suoi denigratori
Al suo ritorno al Polo Ground
Per una gara degli old timers
Ci fu una lunga standing ovation
Quando fu annunciato il nome di Fred Merkel
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