
di Ezio Cardea
Baseball On the Road riproduce sotto il titolo ”… ma quanto ci manca!” un articolo tratto da "Un piccolo e poetico articolo di una società" apparso su BOTR il 13 Giugno 2012. Articolo edito del 2012 ma sempre attuale, che descrive una emotività ed una inconfessata gioia, pudicamente dissimulata da un finto fastidio di trovarsi al caldo, al freddo, etc…, da parte dei genitori che sono anche accompagnatori dei loro piccoli figli alle prime armi col baseball: una gioia che li riempie di entusiasmo e li lega sempre più a quel mondo fantastico e incontaminato dei bambini.
L’articolo rievoca analoghe emotività e passione esistenti in epoca più antica, ovvero nei primi anni del baseball italiano: le sensazioni che ora pervadono i genitori ed i nonni al seguito (veri pilastri della sopravvivenza del baseball giovanile), erano le stesse dei primi giocatori, quelli che si avventuravano in trasferte rocambolesche (non accompagnati dagli inconsapevoli genitori) ma armati di panini, accalcati (incoscientemente ) sulle auto di quei pochi che la possedevano, oppure in treno in terza classe (allora c'era!), per andare a giocare su campi di ... patate!
Passione, passione, passione ... che alla fine ci ha premiati perché abbiamo visto sorgere i primi santuari del baseball italiano grazie ai quali finalmente abbiamo abbandonato i campi da calcio di terza serie, abbiamo cominciato a disputare partite in notturna … il tutto in un crescendo entusiasmante che nemmeno avremmo mai immaginato!

Noi non avevamo quella mira: chi avrebbe mai pensato di giocare in veri stadi illuminati e gremiti da migliaia di tifosi scalmanati? Forse proprio per questo abbiamo raggiunto quei traguardi, con grande seguito di tifosi e grandi media, sponsorizzazioni di marchi importanti …
Risultati sorprendenti, arrivati proprio per la purezza della passione, la stessa che trapela nell’autrice del bellissimo articolo e in tutti i genitori che accompagnano i loro piccoli campioni.
Piccoli campioni che, pur partendo da un mondo già costruito con tanto di stadi illuminati, non sono più fortunati di noi che siamo partiti da zero: a differenza di loro, noi abbiamo avuto la soddisfazione di veder crescere il movimento nella consapevolezza di aver contribuito a tale scopo, e se non tutti, molti hanno anche potuto coronare il sogno di approdare in massima serie senza sradicarsi, se non in pochi casi, dalla propria città, dalla squadra in cui si è cresciuti, dai compagni e dal proprio pubblico.
Il baseball ora sta soffrendo forse perché è venuta a mancare, ad alto livello, quella purezza di passione che ammiriamo nei genitori che avviano i figli a questa meravigliosa disciplina: da troppi anni ormai in alto loco ci si assoggetta al volere dei Club più in vista i cui intendimenti nulla hanno a che vedere con la passione ma con l’intenzione di mantenere saldamente in mano la loro supremazia.
Il che rende meno attraente il massimo campionato (che, infatti, ha visto scemare paurosamente il pubblico) e del tutto inutile la competizione nella serie cadetta nella quale non basta vincere per salire: la partecipazione alla prima serie comporta un completo ridimensionamento del roster che spesso, come notiamo proprio in quei Club, è formato fino al 90% da giocatori provenienti da altre piazze e soprattutto da oltre oceano.

La conseguenza più grave pesa proprio su quel mondo di vera passione descritto da Marta Scarpi nell’articolo citato, ovvero su quei giovani cui, ormai, la possibilità di accedere in prima serie è fortemente preclusa dalla spropositata concorrenza degli atleti d’oltre oceano. E se anche vi riuscissero, quasi certamente dovrebbero abbandonare la loro squadra, i loro compagni, il loro pubblico!
In tal modo il baseball italiano è venuto a perdere una fonte generosissima di campioni grazie ai quali era assurto ai vertici europei: ora lo Scudetto europeo non è più appuntato sulle casacche della nostra Nazionale perché la linfa proveniente dai nostri vivai sta esaurendosi; sostituirla con rinforzi stranieri è molto difficile nonostante varie acrobatiche “interpretazioni” dei passaporti.
Non per i nostri Club che, liberi da vincoli persino nel ruolo più importante, quello sul monte di lancio, continuano a primeggiare.
Ma la politica della FIBS, ovvero della Federazione Italiana Baseball Softball, dovrebbe tendere alla divulgazione ed allo sviluppo del baseball italiano. Per questo spero che quei genitori non perdano entusiasmo e passione quando si accorgeranno del muro che preclude ai loro figli ciò che è stato consentito a noi e che ha consentito al baseball italiano di diventare fortissimo, di espandersi e di trovare sempre più seguito tra pubblico, media e sponsor.
Spero soprattutto che quei genitori restino nel mondo del baseball e che assurgano ai vertici federali per imprimere al movimento un vero cambio di rotta ispirato proprio dalla passione pura verso il baseball e non dalla conquista dei risultati: questi ultimi arriveranno di conseguenza, proprio come è successo in passato.
Ezio Cardea
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Michele (giovedì, 09 aprile 2020 10:41)
Tutto da condividere caro Ezio. Purtroppo la molla della passione in verità tra i molti giovani di oggi sembra si sia starata e ci resta solo la spinta emotiva di pochi dirigenti e genitori illuminati per formalizzare la intrinseca qualità etica e sportiva che il baseball ed il softball possono insegnare e donare. Allora bisogna avere il coraggio di ridimensionare principi e procedure e ritornare ad un vero made in Italy che per intrinseca capacità anche in comparazione potrà ritornare e lievitare.
Ed allora permettimi di parafrasare Kinsella: "Se lo costruisci, essi ritorneranno..."
franco ludovisi (giovedì, 09 aprile 2020 22:00)
Nella foto: Il Gianni Falchi di Bologna. Sicuri ?
Paolo (venerdì, 10 aprile 2020 00:35)
Hai ragione Franco, non è il Falchi, ma lo stadio Aldo Notari di Parma. Un mio errore. Grazie per la segnalazione