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Eventi salienti di una storia infinita # 19

Nella foto Jack Taylor (SABR)
Nella foto Jack Taylor (SABR)

di Michele Dodde

Nel 1904 svariati rumors giornalistici, sempre alla ricerca di notizie pruriginose, individuarono nel lanciatore Jack Taylor dei St. Louis Cardinals il loro munifico bersaglio. Con all’attivo un palmares di tutto rispetto acquisito dal suo debutto in Major League con i  Cubs nel 1898 e poi sino al 1903, nel passare sotto la casacca dei Cardinals, pur stabilendo il record di 39 partite complete consecutive, fomentò involontariamente, per essere stato impiegato anche come rilievo nel corso della stagione, il sospetto di aver truccato il risultato di qualche partita. Sull’onda di questa ambiguità furono sentite diverse testimonianze che si rivelarono molto discordanti tra loro in quanto quelle che protendevano per la colpevolezza venivano ribaltate da quelle favorevoli all’innocenza. Pertanto, sul gioco delle parti, si rivelò significativo il cosiddetto “Giudizio Scozzese” che in definitiva evidenziava la possibilità di tre verdetti: colpevole, assolto perché non colpevole, assolto per insufficienza di prove.

Jack Taylor fu assolto con l’enunciazione di quest’ultimo verdetto che però dette il via a diverse inchieste che andarono a rimestare nel torbido delle cronache passate ad iniziare dal 1865 quando ben tre giocatori dei New York Mutuals furono incolpati per aver truccato l’esito di una gara contro i Brooklyn Eckfords.

 

Thomas Devyr, Edward Duffy e William Wamsley confessarono la loro partecipazione nel confezionare la sconfitta contro gli Eckfords acquisendo così il non invidiabile record di essere stati i primi giocatori a sconvolgere l’etica del fair play nel mondo del baseball ma soprattutto per essere stati i primi ad essere stati manipolati da malavitosi giocatori d’azzardo avendo assecondato le loro scommesse clandestine.

 

La franchigia di New York subito radiò dal proprio roster i tre colpevoli ma, e qui la dice lunga la frenetica e convulsa epopea di quel periodo, dopo pochi mesi furono reintegrati senza subire alcuna penalità. 

Ancora, poiché la malavita si era infiltrata imperiosamente tra le squadre della National Association, e quanto successo nel 1865 ne era un lampante esempio, nel 1870, al fine di estirpare quella sinistra piovra, gli eventi convinsero William Hulbert a costituire una nuova Lega, la National con nuove franchigie e nuovi proprietari.

 

Tuttavia, malgrado le buone intenzioni, capitò proprio nell’ambito della National un ulteriore scandalo che è passato alla storia come “The Louisville Four”.

 

Successe che a partire dal 13 agosto del 1877 i Grays di Louisville fossero primi su i St. Louis Brown Stocking  e i Red Caps di Boston con un record di 27 vittorie e 13 sconfitte. Da allora i Greys incominciarono ad inanellare una serie inconcepibile di sconfitte sino a favorire il primato in classifica ai Red Caps conquistando loro solo il secondo posto.

 

Il presidente della National League al termine della stagione agonistica fece intendere senza ombra di dubbio che ben quattro giocatori dei Grays di Louisville, Jim Devlin, George Hall, Bill Craver e Al Nichols non avevano giocato correttamente, anzi con molta disonestà, nelle gare finali. Jim Devlin era un blasonato lanciatore con all’attivo un record di 61 gare portate a termine, l’outfielder George Hall era uno dei migliori slugger del campionato con una media battuta di 0.323,  Bill Craver era un talentuoso interbase e Al Nichols era un giocatore approdato nel roster a metà di quella stagione giocando solo in sei gare. 

 

Sollecitato da questa affermazione, il presidente del Club Charles E. Chase dette inizio ad una spulciante indagine interna. Al termine i quattro confessarono la loro negligenza con Jim Devlin ad ammettere di aver ricevuto la somma di cento dollari a partita.  Il 30 ottobre i quattro furono espulsi dal club ed il 4 dicembre, con la ferrea determinazione di William Hulbert, furono radiati a vita dal baseball professionistico. 

Nell'immagine ricostruita i giocatori nella "Black List"
Nell'immagine ricostruita i giocatori nella "Black List"

Dopo questo scabroso evento, con intesa dei vari proprietari, venne stilata una particolare, e sotto molti aspetti, segreta blacklist, ovvero una lista di giocatori apparentemente sospettati nel loro modo di giocare.

 

Nel 1881 una formale lista fu apertamente resa pubblica e comprendeva il nome di ben nove giocatori: Mike Dorgan, Buttercup Dickerson, Emil Gross, Lipman Pike, Sadie Houck, Bill Crowley, John Fox, Blower Brown e Edward “The Only” Nolan. 

 

Ad eccezione di Pike e Nolan tuttavia tutti gli altri, nonostante la negativa segnalazione, seguitarono a giocare senza riportare alcuna ombra alla loro carriera, invece Pike, che era stato inserito nella lista già  nel 1878 per un reato non registrato, da quell’anno non giocò più ma aveva ormai raggiunto i 36 anni, e dunque anagraficamente fuori dal giro, mentre Nolan, inserito nella lista nel 1878 per aver mentito al proprietario della sua squadra, andò a finire sui campi delle minor league dove seguitò a giocare per anni.

 

Comunque come si constaterà in seguito sia il gioco d’azzardo, sia la malavita, sia gli scarsi emolumenti percepiti dai giocatori, sia il miraggio di facili guadagni  coinvolgeranno più volte personaggi e gare sino al 1989 con il definitivo e triste  passaggio dall’altare alla polvere dell’infielder e manager Pete Rose. E questi eventi produrranno altri risvolti.

 

E la storia infinita continua…

 

Michele Dodde

 

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