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Il Manager, poco più di un messaggero

Nella foto Rocco Baldelli, manager dei Twins con i suoi 38 anni è il più giovane manager della MLB (AARON LAVINSKY  •  AARON LAVINSKY @ STARTRIBUNE.COM )
Nella foto Rocco Baldelli, manager dei Twins con i suoi 38 anni è il più giovane manager della MLB (AARON LAVINSKY • AARON LAVINSKY @ STARTRIBUNE.COM )

di Frankie Russo tratto da totallytigers

Il baseball sta cambiando molto velocemente, ed in ogni settore. Abbiamo visto come è cambiata la strategia di difesa, la strategia di attacco e anche il dipartimento della dirigenza. Tutto conseguenza dell’emergere delle analitiche. Le analitiche hanno cambiato il gioco ed in modo significativo. Ma l'area di cui non si è ampiamente discusso è il luogo che si trova tra la clubhouse e gli uffici esecutivi: Il dugout.  Nemmeno il dugout è rimasto immune ai cambiamenti apportati dalle analitiche. I manager son cambiati così come sono cambiati i loro coach. Una volta il manager era uno di esperienza che veniva promosso alle majors dopo essere passato per le minors e dopo aver portato la squadra al successo poteva chiedere un contratto miliardario. Ora non più.

Sempre più spesso si assumono manager molto giovani che non hanno fatto esperienza nelle minors o che invece vengono assunti appena smettono di giocare o non più tardi di un anno o due . Addirittura si assiste all’assunzione di manager la cui esperienza è limitata al college e che mai sono stati nelle majors. 

 

Anche gli stipendi sono in diminuzione con contratti a 2 anni con opzione di uscita dopo 1 o al massimo 3 anni. Ad eccezione di qualche veterano brizzolato come Joe Maddon, la maggior parte dei manager guadagna non più di un milione di dollari l’anno o poco meno a secondo della loro esperienza.  

Nella foto il nostro Max Marchi Statistico per i Cleveland Indians (Major League Baseball)  Analista di dati di sport, collaboratore di The Hardball Times e Baseball Prospectus, relatore nel 2010 e nel 2011 al PITCHf/x Summit,  Sportvision a San Francisco
Nella foto il nostro Max Marchi Statistico per i Cleveland Indians (Major League Baseball) Analista di dati di sport, collaboratore di The Hardball Times e Baseball Prospectus, relatore nel 2010 e nel 2011 al PITCHf/x Summit, Sportvision a San Francisco

Tutto questo succede perché è cambiato drasticamente chi veramente prende le decisioni.

 

Quasi tutte le disposizioni provengono dai dipartimenti delle analitiche. Essi elaborano rapporti e strategie che poi trasmettono ai manager, se abbastanza aggiornato per interpretarli, altrimenti si rivolgono al loro collaboratore nel dugout, oggi comunemente conosciuto come “quality control coach”. 

 

Il manager ora esercita meno potere e meno controllo. Pertanto viene pagato di meno e non è più considerato un punto essenziale di riferimento per le strategie di gioco come era una volta. Ed è anche il motivo per cui vediamo spesso le società, senza batter ciglio, allontanare il manager nonostante abbia ottenuto degli ottimi risultati.  Si è arrivati perfino al punto di sospettare che nei dugout vi siano nascosti dei cicalini per controllare se e come vengono comunicate le strategie alla squadra! 

 

I soldi una volta spesi per il manager sono ora indirizzati al rafforzamento del dipartimento delle analitiche. Programmi più aggiornati, super computer, tecnologie molto avanzate e signori con lauree in analisi, prestazioni sportive e statistiche, scelti dai migliori college. Ed è questo dipartimento che detta gli obiettivi e impartisce gli ordini. Il manager è ridotto, ahimè, al ruolo di messaggero. 

 

Per il manager oggi è fondamentale essere aggiornato nelle analitiche e saperle interpretare per poi trasmetterle ai suoi coach e ai giocatori. E deve anche sapersi rapportare con i media. E’ ormai un lontano ricordo vedere il manager sputare semi durante un’intervista. Si Deve ben comportare davanti alle telecamere ed essere pronto per 2 interviste al giorno. Non c’è più spazio per chi non sa navigare positivamente con i media, ed è anche uno dei motivi principali per cui si vedono manager reduci da esperienze nei talk show televisivi e radiofonici. 

Nella foto Dusty Baker con la maglia degli Astos (Michael Wyke/Associated Press)
Nella foto Dusty Baker con la maglia degli Astos (Michael Wyke/Associated Press)

Il ruolo primario del manager moderno è di saper gestire i suoi giocatori, gestire lo spogliatoio ed essere un ottimo comunicatore sia fuori che dentro l’organizzazione

 

Il manager deve saper gestire i più giovani e tenere sotto controllo i veterani. Questo spiega la ragione per cui raramente si vede un manager di esperienza essere assunto da una squadra in fase di ricostruzione e composta maggiormente da molti giovani. O al contrario un manager alle prime armi essere assunto per una squadra maggiormente composta da veterani e super stelle. 

 

Questo ci spiega anche perché abbiamo visto A.J. Hinch, incapace di interrompere gli imbrogli della sua squadra, essere sostituito da un manager navigato come Dusty Baker. Baker è uno che possiede le capacità di calmare le acque nello spogliatoio degli Astros, di correggere la loro cultura e guadagnare il rispetto dei giocatori. 

 

Se occorrono ancora prove per dimostrare come è cambiato il ruolo del manager, basta considerare che solo 3 degli attuali 30 manager sono in carico da oltre 5 anni con la stessa squadra. E a far data dal 2017, cioè in meno di 3 anni, 2/3, cioè 20 delle squadre di major league hanno cambiato il loro manager.  

 

Frankie Russo

 

 

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