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Non basta essere il migliore per vincere

Nella foto Mike Trout (USATODAY)
Nella foto Mike Trout (USATODAY)

di Frankie Russo tratto da ESPN

In nessun altro sport come nel baseball non basta essere il migliore per vincere. La storia è piena di esempi: Ty Cobb, considerato uno dei più grandi di tutti i tempi, giocò 22 anni nelle majors e mai ebbe l’onore di conquistare l’anello con i Detroit Tigers; Ted Williams, considerato il più grande battitore di tutti i tempi, non ha mai vinto le World Series con i Boston Red Sox; lo stesso dicasi di Barry Bonds, detentore del record di fuoricampo, che in 22 anni di carriera non ha mai potuto alzare il trofeo più ambito da un giocatore di baseball. Ed oggi, almeno per il momento, la storia sembra ripetersi.

Mike Trout è considerato all’unanimità il miglior giocatore dell’ultima decade e non ha ancora vinto una sola gara nella postseason, un qualcosa che veramente fa girare la testa. E’ una circostanza veramente rara. Trout ha 28 anni, per nove anni ha registrato il migliore WAR ed è in linea per terminare la stagione 2020 a 81,5, traguardo raggiunto solo da 58 giocatori di cui solo sette lo hanno raggiunto prima di vincere una gara della postseason. Quattro di essi hanno giocato antecedente alla ll Guerra Mondiale, gli altri tre hanno smesso prima del 1990. 

 

Da allora, con l’introduzione della Wild Card, la MLB ha aumentato le possibilità per le squadre di partecipare ai playoff, e ciononostante Trout rischia di essere il migliore giocatore della sua era a non lasciare la sua traccia nel mese di ottobre.

 

Perché? Probabilmente la risposta va ricercata nella gestione della società dei Los Angeles Angels. Ma non è così semplice come può sembrare. Non si può negare che la società abbia messo sotto contratto importanti free agent, che abbia effettuato scambi per giocatori di grande calibro, e che abbia provato a costruire un monte di lancio di tutto rispetto. Ma tutto ciò, in definitiva, non ha fatto altro che compromettere il loro futuro. 

AP Photo/Alex Gallardo
AP Photo/Alex Gallardo

Dopo aver perso 90 gare lo scorso anno, per la nuova stagione la società si è assicurato i servigi di Joe Maddon, considerato uno dei migliori manager del momento, oltre alla pazzesca operazione di mettere sotto contratto il terza base Anthony Rendon reduce dalla conquista del titolo di campione con i Nationals.

 

E con questo sperano di avere la meglio sui rivali di divisone Houston Astros traendo anche vantaggio dal momento difficile in cui versano i texani dopo lo scandalo del sign-stealing.

 

Ma arrivare a questo punto e non realizzare un importante obiettivo può rappresentare qualcosa di veramente ridicolo. Ci deve essere qualcos’altro che non ha funzionato.

 

Alberrt Pujols

Quando Pujols arrivò a Los Angels, durante lo spring training sembrava essere ancora il più forte battitore del momento. Durante la stagione entrò in crisi rimanendo 27 gare senza realizzare un HR. Riuscì parzialmente a recuperare ma nel 2013 soffrì di un infortunio plantare e da allora non è stato più lo stesso.

 

Dan Haren 

Nel 2012 tutte le attenzioni erano rivolte verso Albert Pujols, ma il monte di lancio degli Angels era lo stesso formidabile con C.J Wilson, Jered Weaver e Dan Haren. Ma già durante lo ST, Haren soffrì di un dolore alla schiena limitando le sue prestazioni a un deludente PGL di 4,33 nei primi due mesi. La società ricorse ai ripari con l’acquisizione di Zack Greinke, ma l’operazione venne a caro prezzo. Infatti gli Angels dovettero cedere il talentuoso prospetto Jean Segura.

Nella foto Josh Hamilton (Richard W. Rodriguez / MCT)
Nella foto Josh Hamilton (Richard W. Rodriguez / MCT)

Josh Hamilton

Nella offseason gli Angels rafforzarono il monte con alcuni nuovi lanciatori quai Joe Blanton, Tommy Hanson, Ryan Madson e Sean Burnett. Come se non bastasse, gli Angels vollero fare un ulteriore sforzo e stupirono il mondo del baseball con l’acquisto di Josh Hamilton per 125 milioni di $ per 5 anni. L’operazione invece mostrò essere un disastro sin dall’inizio. Nei primi due anni Hamilton aveva perso la sua proverbiale potenza in battuta battendo 255 con soli 31 HR in 240 gare.  Al terzo anno vennero alla luce i suoi problemi con la cocaina e l’alcool, motivo per cui la società decise di restituirlo ai Rangers ma dovettero accollarsi la maggior parte degli 83 milioni di contratto rimanenti. 

 

Norichika Aoki

Nel 2014 gli Angels tornarono ad essere la migliore squadra delle majors con 98 vittorie conquistando con relativa facilità il titolo divisionale. Poi dovettero fare i conti con i Kansas City Royals e con il loro esterno destro Norichika Aoki. In Gara 1 della ALDS Aoki fece due spettacolari e determinati prese con corridori in base e due eliminati evitando il sorpasso di LA che finì per perdere all’11° inning. Anche in Gara 2 persero al 11^ ripresa e in Gara 3 non ci fu storia. Fu così che per Mike Trout terminarono i playoff senza una vittoria. 

 

Luglio 2015

Incomprensioni tra il manager Mike Scioscia e il GM Jerry Dipoto portarono al licenziamento di quest’ultimo. Gli Angels tuttavia erano in un buon momento avendo vinto 13 delle ultime 15 gare trovandosi solo 4 gare indietro in classifica e pertanto ancora in corsa per un posto per la Wild Card. Al trade dead line di luglio la società giocò il tutto per tutto rafforzando il roster con le acquisizioni di Shane Victorino, David DeJesus e David Murphy. Fu un altro disastro. 

 

Jered Weaver

Jered Weaver era l’asso della rotazione per gli Angels. Fino al 2011 la sua fastball viaggiava oltre le 90mph, ma nei tre anni successivi la velocità scese a 88. Ciononostante Weaver riuscì a vincere 49 gare lanciando 556 riprese con un 3,24 di PGL. La sua determinazione gli permise di sopravvivere anche se la velocità dei suoi lanci era ormai scesa a 84mph e non recuperò mai più. All’età di 32 anni le migliori prestazioni di Weaver erano ormai un ricordo e da allora gli Angels non hanno trovato ancora un degno sostituto.

La rotazione

Il silenzio scese al Fenway Park la notte del 20 agosto 2014 quando Garrett Richards, un giovane lanciatore nel mezzo di una stagione più che promettente, crollò a terra a causa di un tendine rotuleo strappato. Fu l’anticipazione di una serie di numerosi infortuni da venire. Nei successivi 5 anni Richards, Andrew Heaney, Tyler Skaggs, Nick Tropesno e Shohei Ohtani hanno subito il famigerato Tommy John Surgery mentre Matt Shoemaker ha dovuto lottare contro un misterioso problema ad un nervo che lo ha limitato ad una sola gara in 15 mesi. Dal 2015 al 2018 ben 32 partenti si sono alternati sul monte per gli Angels. Il 1° luglio 2019, a soli 27 anni, Skaggs, all’inizio di una promettente carriera, fu trovato morto nella sua camera di albergo.  L'organizzazione ne sta ancora affrontando gli effetti collaterali.

 

Settembre 2017

Per i successivi tre anni gli Angels si trovarono in una situazione alquanto difficile, ma al deadline del 31 agosto, decisero di tornare alla ribalta. Con un record di 69-65 la società acquistò Justin Upton e Brandon Philips, due giocatori che avevano partecipato a 7 All Star Game. Ma gli Angels ebbero un altro crollo, la squadra vinse solo 11 delle successive 28 gare buttando alle ortiche un’altra stagione. 

 

Patrick Corbin

Per il 2019 la squadra necessitava di un asso per la rotazione e cercarono di mettere sotto contratto Patrick Corbin il quale però, preferì firmare per i Washington Nationals. Il GM Billy Eppler allora cercò un’alternativa spendendo 30 milioni per Matt Harvey, Trevor Cahill e Cody Allen i quali hanno combinato per 131 punti guadagnati in 185 inning per una squadra che terminò la stagione con un record di 72-90. Corbin finì la stagione con un record di 14-7 e un PGL di 3,25 con una squadra che ha vinto le World Series. 

Nella foto Jo Adell il miglior prospetto degli Angels (Gina Ferazzi / Los Angeles Times)
Nella foto Jo Adell il miglior prospetto degli Angels (Gina Ferazzi / Los Angeles Times)

Il farm system

Dal 2013 al 2017 gli esperti hanno classificato il farm system degli Angels come il peggiore nelle majors. Ed è probabilmente proprio questo il motivo principale per cui la società non ha prodotto talenti da affiancare al migliore giocatore del pianeta. 

 

Ci si può appigliare al fatto che hanno perso le prime selezioni per aver acquistato costosi free agent, o aver speso poco nelle selezioni internazionali, o hanno sbagliato tutte le selezioni successive, tutti validi motivi.  Ma tutto ha finito per influire negativamente sulla prima squadra.

 

Una società che non può contare su un grande budget come quello dei Dodgers e degli Yankees deve obbligatoriamente puntare su giocatori talentuosi e a basso costo per bilanciare i salari dovuti a giocatori di maggior prestigio. Avendo fallito in tal senso, la società si è vista costretto a rivolgersi al mercato dei free agent, storicamente conosciuto come navigare tra le pericolose acque delle rapide.  Le acquisizioni di giocatori quali Blanton, Madson, Harvey, Cahill, Raul Ibanez, Matt Joyce, Cozart e Jesse Chavez ha dimostrato come gli Angels hanno fallito anche in questo settore.  Trout, e indirettamente tutti gli appassionati di questo sport, non ne possono essere contenti di una siffatta triste situazione.

 

In conclusione, qual è la morale di questa storia? Si può racchiudere tutta nel comma di apertura e in quello di chiusura. 

 

Nel baseball, nessun giocatore da solo è in grado di guidare una squadra alla terra promessa a differenza di quanto hanno fatto i vari Pelè e Maradona nel calcio, Michael Jordan e il compianto Kobe Bryant nel basket, Joe Montana e Tom Brady nel football americano e tanti altri.

 

Nessun giocatore è più importante della squadra e nessun allenatore è più importante della squadra. La forza consiste nel giocare insieme come una squadra, essere orgogliosi di far parte di una squadra e credere in noi stessi, nel nostro valore. E’ controproducente criticare i compagni, dobbiamo incoraggiarsi a vicenda.  L’unione deve essere la carta vincente. Se c’è gruppo, se c’è amicizia, si può raggiungere qualsiasi obiettivo. E’ possibile ottenere risultati soddisfacenti solo se si gioca come una squadra.

 

E in ultimo puntare sui giovani. Questo racconto ci ha mostrato come anche nelle majors, e gli Angels non ne sono l’unico esempio, se non si cura il farm system,  (il settore giovanile), è solo una questione tempo, ma si è destinati a fallire. 

 

Frankie Russo

 

 

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