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Perché giochiamo?

di Frankie Russo tratto da CoachBaseballRight

Una domanda che ognuno di noi si deve porre è: Perché giochiamo? Lo facciamo allo scopo di creare competizione, insegnare il valore del gioco di squadra, preparare, formare e sviluppare il carattere dei nostri ragazzi? Oppure lo scopo è quello di fornire un palcoscenico dove, per un interesse personale, possiamo mostrare le nostre capacità ed essere al centro dell’attenzione?   

Esiste una linea sottile tra i due concetti ed è facile fare confusione. Non vi è nulla di male per un giocatore essere sotto visione e cercare di mostrare le sue capacità. È stato così da sempre ed è assolutamente normale.

 

I giocatori scendono in campo con l’obiettivo di vincere, coach e scout li tengono sotto osservazione. Se un giocatore mostra delle buone capacità, allora a lui sarà offerta un’opportunità per entrare in un ingranaggio più complesso.

 

In questo nuovo sistema il giocatore imparerà a capire cosa significa far parte di una squadra, migliorare le sue capacità di lanciare, battere dietro al corridore, saper correre per extra basi, saper tirare all’uomo di taglio e effettuare smorzate. Poi, al momento giusto, arriverà il momento del try out per mostrare finalmente le sue abilità.

 

Ma quando si gioca, e lo scopo PRINCIPALE è quello di mettersi in mostra, allora qui c’è un problema.

 

Come si verifica? Quando un lanciatore non riesce a trovare la zona, concede 6 basi su ball e 6 punti, e ha superato i 70 lanci e il coach lo tiene in campo perché interessa a qualcuno, allora qui c’è un problema.

 

E che dire degli altri giocatori. Anch’essi fanno ore di viaggio con il desiderio di scendere in campo per farsi vedere in un determinato torneo.  A questo punto forse non vale più la pena sacrificarsi.

 

Quando un giocatore scende in campo con l’intento di mettersi in mostra e non viene gestito nell’interesse di tutti, non possiamo definire questo un lavoro di squadra.

 

E che dire quando una squadra non effettua smorzate perché non ritenute utili? O quando un giocatore non batte dietro al corridore per farlo avanzare perché deve mostrare la sua potenza?

 

Quando queste cose succedono, significa che l’interesse non è rivolto alla SQUADRA bensì all’INDIVIDUO. E allora qui c’è un problema. 

 

Ora non tutte le squadre entrano in questa categoria, ma se si verificano è bene che tutti, società, coach e genitori sappiano riconoscere la differenza.

 

E’ un aspetto a cui porre molta attenzione quando si tratta del futuro dei nostri ragazzi. 

 

Frankie Russo

 

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